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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Dossier povertà: a Bologna il 45% dei giovani ha difficoltà economiche

Lo rivela una ricerca. Si tratta di una 'percentuale altissima. Il fatto che anche lo studio non garantisca un solido stipendio 'spinge le famiglie al disinvestimento in istruzione"

A Bologna solo un giovane su dieci vorrebbe una misura equiparabile al reddito di cittadinanza. E' quanto emerge dalla ricerca "Povertà e disuguaglianza tra le giovani generazioni ai tempi della crisi in Italia. Il caso di Bologna", presentata durante un convegno organizzato dall'Associazione nazionale per la scuola della Repubblica e dal Comitato bolognese scuola e Costituzione. L'indagine, condotta dalla ricercatrice Margherita Romanelli, si basa su 89 interviste realizzate tra l'agosto e il settembre del 2017 a persone tra i 15 ed i 34 anni, rappresentativi della popolazione bolognese per classe d'età, sesso, cittadinanza e zona di residenza.

I conti non quadrano a fine mese

Di questi, il 45% ha dichiarato di avere difficoltà a far quadrare i conti a fine mese: "Una percentuale altissima", sottolinea Romanelli, spiegando che è in particolare nella fascia tra i 25 ed i 29 anni che si concentra questo dato. Inoltre, ha dichiarato di aver difficoltà a far quadrare i conti il 70% degli intervistati con diploma di scuola media, il 40% di quelli con diploma superiore e il 42% dei laureati. Ma anche il 60% dei lavoratori ha evidenziato problemi economici.

Studiare non è una garanzia

"Chi studia ha un lavoro migliore, ma non minori problemi economici", è un elemento che emerge dall'indagine: se tra chi si è fermato alle scuole medie il 50% dichiara di riuscire facilmente a far quadrare i conti, la percentuale sale al 60% tra chi ha un diploma superiore ma scende di nuovo al 52% per i laureati. Pesa "un mercato del lavoro in cui i ragazzi fanno fatica ad inserirsi- spiega Romanelli- soprattutto per le alte professionalità", le quali "spesso riescono ad avere un ritorno economico dopo i 35 anni". 

l fatto che anche l'aver studiato non garantisca un solido stipendio "spinge le famiglie meno solide economicamente al disinvestimento in istruzione", rileva Romanelli.

Come si trova lavoro?

Il 16% dei giovani trova lavoro attraverso i genitori, il 14% attraverso altri legami personali forti e il 26% tramite conoscenze. Solo il 38% passa per i canali del mercato del lavoro, come invio di curricula e agenzie. Nel 4% dei casi il lavoro si trova tramite la scuola, nel 2% passando per i servizi sociali.

L'apporto della famiglia risulta importante anche dal punto di vista strettamente economico: il 61% degli intervistati riceve un sostegno (nel caso di figlie femmine si scende al 48%), oscillando tra l'87% delle famiglie benestanti e il 46% di quelle medio-povere. Ma, a fronte di tutto ciò, cosa chiedono i giovani? Il 40% suggerisce di migliorare l'offerta di posti di lavoro, affinchè risultino meglio pagati, più qualificati e regolati da contratti più stabili. Un altro 22% di risposte si concentra sulla necessità di investire nell'istruzione, in modo che risulti più accessibile e di migliore qualità. Il 19% propone invece politiche abitative che aumentino la disponibilità di soluzioni più agibili per i giovani. Solo il 10%, infine, richiede trasferimenti diretti di denaro, cioè una forma di sostegno al reddito. Quindi una risposta assimilabile al reddito di cittadinanza di cui si parla oggi, anche se va precisato che le domande (effettuate nel 2017) non vertevano sulla misura voluta dal Governo in carica. (dire) 
 

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