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Economia

Botteghe storiche: i 182 anni dell'oreficeria Coltelli, fra le bombe e le visite di Springsteen

E' nata e rimasta per anni in una via che ora non esiste neanche più, via Spaderie. Ha vissuto e subito gioie e dolori della città che la ospita fra vip e ladri, bombe e trasferimenti: "Da 6 generazioni portiamo avanti l'attività di famiglia"

Nel 2016, fra crisi economica, cambiamenti rapidi di tendenze e negozi che aprono e chiudono da una stagione all'altra quella dei "Coltelli" è una storia che ha quasi dell'incredibile: un'antica bottega orafa che vive da 182 anni e che di generazione in generazione (sono sei!) è riuscita a trasmettere 'da nonno a nipote' la passione per un mestiere, nonostante gli alti e i bassi. 

L'Oreficeria Coltelli è oggi gestita da Michelangelo, che è stato ben felice di raccontare la storia della sua famiglia attraverso una Bologna che ne ha viste tante...

Anno di nascita dell'attività, fondatore, dove era e cosa offriva ai clienti...quante generazioni di "Coltelli" sono passate da quando si è alzata la saracinesca? 

A tutt'oggi sono sei le generazioni in linea diretta, dal fondatore Luigi a Ulisse, e poi Michelangelo, Galileo, Gian Luigi e l'attuale Michelangelo (che sarei io). Il mestiere è cambiato, nel corso di questi anni: sono cambiate le mode, il modo di pensare e anche quello di regalare gioielli. Ma noi abbiamo sempre cercato di rimanere al passo con i tempi e con le mode, senza per questo perdere in professionalità.

Questa di Via D’Azeglio è la quarta sede della nostra ditta, dopo quella originaria di Via Spaderie, di Piazza Maggiore e di Via Indipendenza (gli ultimi 100 anni), senza che mai sia cambiato il nostro modo di trattare i clienti, molti dei quali ci hanno seguito, anch’essi di padre in figlio...

Premesso che un tale Bombologno de’ Coltelli fu ministrale dell’Arte degli Orefici nel lontano 1290, non è tuttavia a lui che pretendiamo far risalire l’origine della nostra ditta. Il vero capostipite fu infatti Luigi Coltelli, La data esatta di inizio attività è incerta, ma sappiamo che già nel 1834 Luigi fu tra i soci fondatori della “Società di Mutuo Soccorso Orefici ed Arti Affini”, che appunto in quell’anno si costituì. Il che fa pensare che a quella data l’attività fosse già in essere. Affiancato dal figlio Ulisse, Luigi fu per tutto l’800 tra gli esponenti più autorevoli della professione, partecipe anche della cosa pubblica. 

Patriota appassionato, prese parte ai moti cittadini contro l’Austria del 1848. Fu lui ad impedire al prolegato Conte Cesare Bianchetti di consegnarsi agli austriaci che assediavano la città, rivolgendosi a lui con queste parole riportate nelle cronache dell’epoca: " ...quando tuona il cannone a danno della Città, il posto di Sua Eccellenza è la sua residenza, mentre noi come figli siamo qui a difenderla". E in seguito, a Unità d’Italia raggiunta, nel 1860 è partecipe del primo libero Consiglio Comunale.

Nel 1859 l'attività si espande e acquisiamo l'esclusiva per Bologna e tutta la Romagna del marchio Christofle di Parigi con un contratto oggi riconducibile ai moderni franchising. Nel 1868 con un documento curioso in quanto dato da Firenze (allora capitale d'Italia) la ditta riceve il “brevetto” di Fornitori della Real Casa. E da allora tutti i nostri documenti possono fregiarsi dello stemma di casa Savoia. Nel 1879 Luigi si ritira dalla carica di presidente della Società di Mutuo Soccorso Orefici. Muore l’anno successivo, ed il suo posto viene preso dal figlio Ulisse. Ma già si affacciano i successori, i nipoti Dante e Michelangelo, che gli subentreranno quando nel 1891 anche Ulisse viene a mancare. 

Michelangelo e Dante proseguono l’attività, portando anche avanti la presidenza della società di M.S.O. Nel frattempo, dal 1893, un secondo “brevetto” era venuto ad impreziosire la nostra carta intestata: quello dell’Infante di Spagna Don Antonio d'Orléans. Nel 1902, dall'unione di Michelangelo con Ugolina Golinelli Bassi (nipote del martire Ugo Bassi), nasce Galileo, futuro successore nell'attività. Nei primi anni del '900 la città è preda di una frenesia di modernità a tutti costi; ne fanno le spese le mura di Bologna, le torri di Piazza Mercanzia e anche il nostro negozio di Via Spaderie.

La strada infatti scompare in corrispondenza dell’allargamento di Via Rizzoli. L’attività si sposta provvisoriamente in un palazzo a fianco di quello di Re Enzo. Poi, abbattuto anche quello, nella sede di Via Indipendenza, una strada nuova nata per collegare la Piazza con la stazione ferroviaria. Qui siamo rimasti per oltre un secolo, a fianco del Grand Hotel Baglioni.

Nel frattempo la collaborazione con Alfonso Rubbiani (molti i gioielli realizzati su suo disegno dalla nostra bottega) ci aveva portato a conseguire il Diploma D’Onore all'esposizione universale di Torino del 1902, nell'ambito della mostra organizzata da Aemilia Ars.
Curiosamente nel 1917 anche Michelangelo subisce il fascino della novità: fonda infatti, insieme a Saverio Pozzati (SePo) Alfredo Masi Aristide Baravelli e Pietro Maccaferri la Felsina Films prima casa di produzione e distribuzione cinematografica a Bologna. Purtroppo l’attività non decollò e dopo sole 4 pellicole prodotte, chiuse i battenti.

Arrivano gli anni del fascismo: Michelangelo si defila, rifiutando la tessera. Anche l’attività soffre della crisi che colpisce tutto il mondo. Nel 1938 Michelangelo muore e gli succede il figlio Galileo (Baby) già attivo in ditta fin dal 1920.

Oreficeria Coltelli, la storia per immagini

La notte del 17 Ottobre 1944 i partigiani fanno esplodere una cassa di tritolo collocata davanti all’ingresso del Grand Hotel Baglioni (vedi foto). Ritengono infatti che vi si stia svolgendo una riunione di gerarchi nazisti, l'albergo ne esce quasi indenne; non così il nostro negozio, raso completamente al suolo. Galileo, insieme ad Ugo Muttini (fantastico collaboratore per oltre 43 anni) si rimbocca le maniche e a guerra conclusa ricostruisce, per riaprire già nel 1946. Nel frattempo, dall’unione con Jolanda, sono nati Elena e Gian Luigi (l’attuale titolare del negozio).

Il seguito è storia recente: il negozio mantiene la sua posizione confortato dall’assiduità di clienti che spesso diventano amici. Passano però anche i ladri nella notte del 4 Luglio 1980 e bucano con la lancia termica la cassaforte. Un’altra ricostruzione, una tra le tante, e non sarà l’ultima.
La città sta infatti ancora cambiando la sua fisionomia: Via Indipendenza, da “salotto buono” decade, perdendo molte delle sue attrattive. Chiudono i cinematografi, aprono le catene di negozi anonimi in franchising. I Coltelli in questo contesto si trovano in grave disagio e decidono di cominciare una nuova avventura in Via D’Azeglio 68, mantenendo la proprietà della bottega in Via Indipendenza nella speranza che la strada ritrovi una sua identità perduta. Quella che sarà compito di Michelangelo, la sesta generazione, proseguire e consolidare per il futuro.

Ne avete viste tante: periodi di ricchezza e di crisi...quali i più difficili? 

Io purtroppo sono entrato troppo tardi in negozio per poter dire d'aver visto i periodi di ricchezza, i racconti di nonno Galileo e di papà Gian Luigi sono sicuramente affascinanti, altre epoche, altro stile e clienti, meno attratti dalle grandi firme e più dalla serietà ed esclusività del piccolo professionista. Oggi si vende molta meno gioielleria, ma noi cerchiamo di resistere, per poter arrivare a tagliare il traguardo dei due secoli di attività. Non manca poi così tanto.

Oreficeria Coltelli, la storia per immagini

Il segreto di un'attività così longeva?

Non c'è un segreto vero, sia papà che nonno mi hanno insegnato che non bisogna mai fare il passo più lungo della gamba. Serietà e professionalità sono i due punti più importanti su cui fare leva oggi, e quelli che mi permettono di dire che pur non essendo più in una strada di grande passaggio com'era Via dell'Indipendenza ho ancora qualche cliente speciale che viene fin dall'estero pur di farsi servire da noi.

Pensi che i tuoi figli porteranno avanti il negozio di famiglia?

I miei figli per loro fortuna sono molto piccoli, e hanno ancora tanta vita di fronte a loro prima di doversi trovare a scegliere, chissà come sarà il mondo tra 18/20 anni. Mio padre non mi ha mai spinto in questa direzione, la voglia è venuta da sola, cosa faranno loro davvero non lo so, ma io cercherò di lasciarli liberi di scegliere come è stato permesso a me.

Qualche aneddoto?

Ce ne sarebbero tanti di anni passati, ma sono cose che tanti hanno già riportato. Un ricordo legato alla sede di Via dell'indipendenza però ce l'ho, ed è di quelli forti. Nel 1998 Bruce Springsteen era a Bologna per venire intervistato da Vincenzo Mollica, non lo sapeva nessuno, era una domenica mattina e io ero intento ad aprire negozio, che sotto le feste è aperto 7 giorni su sette. Lui tutto coperto per il freddo si stava apprestando a fare jogging attorno all'isolato. Ero incredulo, un mito della mia gioventù era li di fronte a me che si metteva a correre con un freddo boia. L'ho salutato, e lui è stato carinissimo, si è fatto la sua corsetta e al ritorno si è fermato a far chiacchiere amabili con me in negozio. No, non ha comperato nulla, solo tante chiacchiere, ma da allora (finché siamo stati vicino al Baglioni) ogni volta che è passato da Bologna mi ha fatto un saluto. In negozio oltre a lui ho avuto il piacere (e il divertimento) di servire gli Offspring, che di passaggio da qui si sono venuti a comperare una chiave d'argento per unirla ad una collana indossata durante di quel tour (credo fosse il 2002). E in un'occasione mi sono pure commosso, venne in negozio poco prima di mancare il grandissimo Ernest Borgnine, attore caratterista di grandissima bravura, io avrò avuto 35 anni, lui era davvero anziano, voleva un pensierino per sua moglie. Quando capì che l'avevo riconosciuto si commosse incredulo che un "giovane" sapesse chi era. Chiacchierammo a lungo dei suoi film, era una persona davvero speciale.

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