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Economia

Riforma Lavoro, Gnudi: "Errore ascoltare troppo le parti sociali"

Così il ministro da Bologna difende la riforma del Governo Monti e smentisce contrasti a riguardo nel consiglio dei Ministri. Bernini appoggia: da sinistra e Cgil solo veti e barricate non costruttive

Scottante il tema della riforma del lavoro e le modifiche apportate all'articolo 18. Non vanno proprio giù ai sindacati, che già hanno iniziato a protestare e promettono di intervenire a gamba tesa contro le scelte del governo che - ribadiscono  - 'aboliscono quella che è stata una conquista negli anni dei lavoratori. Dissenso verso le linee guida adottate del Ministro Elsa Fornero & co. anche Il Consiglio provinciale di Bologna, che attraverso un ordine del giorno presentato dalla maggioranza, ha espresso "grande preoccupazione per lo stravolgimento dell'articolo 18" che, "unito agli altri provvedimenti del Governo, in particolare quello sulla previdenza, rischia di creare una situazione sociale insostenibile per migliaia di lavoratori". Il Consiglio, per questo, "non condivide la procedura unilaterale che esclude le parti sociali" e "sostiene la mobilitazione delle parti sociali che chiedono la modifica del progetto di riforma per ridurre le diseguaglianze sociali".

Nessuna contrapposizione sulla riforma, invece, ci sarebbe all'interno del Consiglio dei Ministri. Almeno così ha assicurato il ministro per gli Affari regionali e il Turismo, Piero Gnudi, ospite ieri sera, con il portavoce vicario del Pdl, Anna Maria Bernini, dell'incontro 'Insieme per crescere' organizzato dal Circolo della Caccia nel capoluogo felsineo.
Gnudi ha sostenuto che nel Consiglio dei Ministri "non c'é stata contrapposizione sul ddl per la riforma del lavoro". "Ci sono state delle sfumature diverse - ha ammesso - ma questo non vuol dire che dobbiamo ancora metterci d'accordo. Lo abbiamo licenziato con la formula salva intese, che vuol dire che nei principi siamo d'accordo, pur non essendoci ancora l'articolato". Anche secondo Gnudi, "l'errore del passato è stato ascoltare troppo le parti sociali. Occorre certamente confrontarsi con queste - ha concluso - ma poi il governo deve decidere. Il governo ha preso le sue decisioni, certamente non a cuor leggero, ma perché conosce bene la situazione".

Sul tema concorde anche il portavoce vicario del Pdl, Anna Maria Bernini Bernini, che ha agginto: "Le parole pronunciate dal presidente Monti sono il prevedibile frutto di una inopportuna escalation di veti sulla riforma del mercato del lavoro da parte di una sinistra politica che ha annunciato barricate in parlamento, e di una Cgil gia' impegnata a movimentare le piazze". "In quest'ottica- ha aggiunto la deputata- e' comprensibile che il Premier abbia voluto mandare il messaggio che tirare a campare, ovvero sacrificare alla logica del compromesso fine a se' stesso i contenuti e la bonta' delle riforme, e' inutile, anzi rischia di essere dannoso in tempi di crisi. Tuttavia, la gravita' della situazione economica, generale e del Paese, impone a tutti, governo e parlamento, di evitare strappi irreversibili. In quest'ottica- conclude Bernini- il Parlamento dovra' essere non gia' il Vietnam annunciato dalla sinistra, ma luogo di confronto e di sintesi responsabile, capace di non alterare l'equilibrio raggiunto nel testo della riforma".
 

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