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Economia Gaggio Montano

Saeco: lavoratori in sciopero, convocato il tavolo di salvaguardia in Regione

"Altissima" adesione e si bisserà lunedì: le attività commerciali della zona potrebbero chiudere per alcune e ore e unirsi alla manifestazione davanti allo stabilimento. Il 2 dicembre, tavolo in Regione

243 lavoratori in esubero su 550 dipendenti alla Saeco, la storica azienda che produce macchine da caffè a Gaggio Montano, acquisita nel 2009 dal gruppo multinazionale Philips. "Oggi in Saeco non si entra" è lo slogan che ha accompagnato questa mattina la mobilitazione e lo sciopero davanti all'azienda. 

"Altissima" l'adesione, ha riferito Marino Mazzini, segretario della Fim-Cisl; "Sono tutti fuori e ci resteranno", garantisce Stefano Zoli, della Fiom. Si bisserà lunedì: le attività commerciali della zona potrebbero chiudere per alcune ore e unirsi alla manifestazione davanti allo stabilimento. 

Philips non ha aperto una procedura di mobilità, ma "è una multinazionale e sappiamo come si muovono: lasciamo pochi margini di trattativa", avverte Zoli, in tutti i casi sarebbe "inaccettabile" per tutti "la situazione è molto complessa: l'impatto è stato molto choccante, si mette in discussione un posto di lavoro su due, tanto più in una realta', l'alta valle del Reno, che è la zona piu' colpita dalla crisi"; e a due passi dalla Saeco ci sono la storica Demm (200 addetti) in amministrazione straordinaria e le 'fatiche' delle Terme di Porretta, solo per citare due esempi.

TAVOLO SALVAGUARDIA IN REGIONE. L'assessore regionale alle attività produttive Palma Costi ha convocato per mercoledì 2 dicembre, un tavolo di salvaguardia occupazionale, al quale parteciperanno il sindaco della Città metropolitana di Bologna Virginio Merola e il sindaco di Gaggio, Maria Elisabetta Tanari, oltre alle istituzioni coinvolte. La decisione sarebbe maturata dopo la notizia dell’esubero di lavoratori della ditta, in seguito alla riduzione della produzione, prevista per il 2016, a sole 90.000 macchine.

Sono state invitate al tavolo tutte le parti interessate (l’azienda, Unindustria Bologna, i sindacati di categoria), “in modo da affrontare con tempestività – ha sottolineato l’assessore Costi – questa preoccupante vicenda”. L’obiettivo, ha proseguito Costi, è “impegnare tutte le parti nella ricerca di una soluzione in grado di garantire la massima tutela per i lavoratori e le maggiori garanzie produttive in una realtà estremamente significativa per il nostro territorio”. 
Per la Città metropolitana, ha sottolineato il sindaco Merola, “il tema della tutela occupazionale e delle attività produttive della montagna è centrale. Faremo la nostra parte, assieme alla Regione, per coinvolgere il Governo così da trovare una soluzione a questa vicenda”. Per Tanari, sindaco di Gaggio Montano, è “fondamentale intervenire con tempestività in merito a una situazione che rischia di porre in grave difficoltà un’intera vallata, già messa a dura prova da altre importanti crisi aziendali. Il momento drammatico che sta vivendo la più grande azienda del nostro territorio, punto fondamentale e strategico per l’occupazione di tanti lavoratori e lavoratrici della nostra montagna, rappresenta una priorità per le istituzioni,  per mettere in campo tutti insieme, come sta accadendo, ogni azione necessaria per ridurre al minimo le gravissime conseguenze che potrebbero scaturire”.

"L'ennesima mazzata su un territorio devastato da anni di crisi economica e che rischia la desertificazione industriale - ha dichiarato Piergiovanni Alleva consigliere regionale l'Altra Emilia - Romagna "per provare a risolvere la questione dobbiamo capire innanzitutto i motivi veri alla base degli esuberi: se cioè si tratta di una crisi di domanda o di un tentativo speculativo. Se è una crisi di domanda non capisco perché non si ricorra alla cassa integrazione, nel secondo caso invece si è di fronte al solito problema di tutte le delocalizzazioni". 

Per Alleva "Oramai infatti il disegno è chiaro: le multinazionali vengono qui, acquistano, spesso a prezzo di saldo, i gioielli industriali creati in decenni con l'ingegno e il duro lavoro, fanno i comodi loro finché vogliono e poi, appena si palesa un'opportunità speculativa migliore, fanno armi e bagagli lasciando sul territorio macerie e disperazione sociale che toccherà agli enti locali provare a gestire. Questi enti locali però si trovano le mani legate visto che la legislazione estremamente liberista non consente di porre molti argini a queste spregiudicate speculazioni. L'unica scappatoia quindi, per il caso Saeco e per altri simili, è provare ad offrire alla proprietà qualcosa, una riduzione di costi, a fronte dell'impegno a rimanere sul territorio per un certo periodo. Ad esempio si potrebbe proporre uno sconto contributivo. Si tratta con tutta evidenza di un ricatto per taglieggiare risorse pubbliche, ma la legislazione non offre molte altre soluzioni". 

E non risparmia critiche al jobs act che non offrirebbe "alcuna risposta a questi scenari speculativi, anzi peggiora ancora di più le cose per i lavoratori visto che impedisce la reintegra anche qualora il licenziamento dovesse essere giudicato illegittimo dal giudice (per gli assunti dopo marzo 2015). A mio parere dunque bisogna arrivare ad un accordo territoriale che non si limiti a far revocare adesso i licenziamenti in tutto o in parte ma chieda degli impegni occupazionali per tempi lunghi. Dobbiamo trovare una clausola anti - delocalizzazione da mettere al principio quando cioè avviene il passaggio di proprietà tra le due società, anche se con una legislazione attuale tutta improntata al liberismo e finalizzata a lasciare mano libera all'impresa a scapito della responsabilità sociale non appare un compito facile. E' quindi un problema che va affrontato in sede europea dove queste politiche liberiste sono decise" conclude Alleva.

"Siamo vicini ai lavoratori di Saeco. Un'eccellenza italiana, in un settore in espansione, che rischia di vedere dimezzata la sua forza lavoro", ha dichiarato in una nota Fabrizio Nofori, portavoce provinciale di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale Bologna "sette anni fa la Saeco veniva acquisita dalla multinazionale Philips. Poteva essere una occasione importante di crescita dell'azienda. Invece i lavoratori hanno dovuto subire chiusure, delocalizzazioni e cassa integrazione. Non di tratta di fare populismo, ma le Istituzioni, Regione in testa, hanno il dovere di dare delle risposte alle centinaia di famiglie che rischiano di passare il peggior Natale della loro vita. E bisogna inoltre porsi il problema, in termini più generali, di aziende spesso costrette a delocalizzare, con la scusa del costo del lavoro. Disinnescare quest'arma, senza per questo ricorrere ai soli ammortizzatori sociali e senza ridurre i diritti dei lavoratori. Infine occorre "costringere" la Saeco a presentare un serio piano industriale, a tutela della produzione residua e volta ad incrementarla, perché non è concepibile, dopo aver sfruttato gli ammortizzatori sociali, mettere a casa un numero così sproporzionato di lavoratori, a maggior ragione per una azienda di un settore tutt'altro che in crisi. Ne va della sopravvivenza stessa della montagna". 

"La verità è una sola: la Romania batte l’Italia 243 a zero, dove 243 sono gli esuberi annunciati tra  i dipendenti della Saeco di Gaggio Montano” per Daniele Marchetti, consigliere regionale della Lega Nord in Emilia Romagna "la multinazionale Philips che ha rilevato l'azienda nel 2009 – tuona l’esponente del Carroccio -, ha dichiarato che per il prossimo anno gli esuberi saranno 243, circa la metà dei dipendenti. Purtroppo lo stabilimento di Gaggio Montano non tiene il passo con lo stabilimento della Romania, dove i costi per la produzione sono inferiori”.
È questa l'Europa tanto amata da questo Governo? È questa la ripresa annunciata da Renzi? – attacca Marchetti -. La dura realtà è che il nostro Paese sta morendo e la Regione deve fare i conti con questo, mettendo da parte le bugie del Governo”.
“Il caso specifico della Saeco di Gaggio Montano è un vero e proprio terremoto per un'area già in difficoltà come quella dell'appennino. Quella montagna emiliana che la giunta ricorda solo quando si tratta di andare a sciare o a fare qualche passeggiata magari a cercare funghi. Ma questo, caro Bonaccini non è interessarsi della montagna. Questo è andare in villeggiatura che è una cosa ben diversa. La difesa delle nostre origini, delle nostre trazioni e della nostra storia, al contrario, passa proprio dalla tutela di quei territori che rischiano l’abbandono se le istituzioni continuano a fingere di non vedere quello che accade. Per questo invito la giunta a fare tutti gli sforzi possibili per salvaguardare l'occupazione di quel territorio e a farsi portavoce presso il governo centrale di quello che sta accadendo nella nostra regione affinché i posti di lavori siano tutelati. Senza lavoro – conclude – non c’è futuro per nessuno”.
 


 

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