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Teatro Comunale, finanziamenti privati - 80%. Cgil vs Roversi: 'Più onesto chiederne la chiusura'

"Il senso delle sue parole si riassume nell'accusa al Teatro di non aver fatto cassa e di non aver prodotto profitti da reinvestire. A quanto pare al presidente di Genus Bononiae è sfuggito che negli ultimi anni le politiche di governo hanno portato a un taglio drastico del Fus"

Maldigerite da Slc-Cgil l'intervista rilasciata da Fabio Roversi Monaco (ex presidente della Fondazione  Carisbo) al Carlino in merito alla questione dei finanziamenti privati al Teatro Comunale di Bologna, che quest'anno sono decurtati di quasi l'80 per cento. "Il senso delle sue parole- scrive in una nota il segretario della sigla, Giulia Santoro- si riassume nell'accusa al Teatro Comunale di non aver fatto cassa e di non aver prodotto profitti da reinvestire. A quanto pare al presidente di Genus Bononiae è sfuggito che negli ultimi anni le politiche di governo hanno portato a un taglio drastico del Fus", il Fondo Unico dello Spettacolo. "Come si possa pretendere di fare cassa con la cultura mentre le si tagliano i viveri è davvero incomprensibile da capire", incalza Santoro. Oggi, "la Fondazione Carisbo e le banche si tirano indietro lasciando al Comune di Bologna l'onere di anticipare un milione e ottocento mila euro per pagare gli stipendi e non solo. E questo, pur sapendo, che il Teatro Comunale, è oggetto di un piano di risanamento che prevede un nuovo finanziamento statale. Evidentemente Roversi Monaco e gli altri istituti privati non ritengono il Teatro Comunale una realtà su cui valga la pena investire. Onestà intellettuale vorrebbe allora che dicessero chiaramente "chiudetelo". Se "invece di una ritirata sbattendo la porta e lanciando accuse si volessero affrontare i problemi seriamente si potrebbe partire da una considerazione. Le grandi mostre o i grandi eventi una tantum passano, fanno fare cassa e vanno. Ma poco hanno a che fare con la produzione culturale a Bologna, la quale invece avrebbe un gran bisogno di un piano strategico e di prospettiva, varato a un tavolo congiunto tra parti sociali enti pubblici e istituti privati. Questo- conclude Santoro- sempre che si abbia a cuore la cultura della città e non solo i profitti".

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