Presentazione dell’antologia di poesie “Sotto il cielo di Lampedusa”.
Domenica 19 ottobre, alle 17.30 presso la Sala Auditorium, si terrà la presentazione dell’antologia di poesie “Sotto il cielo di Lampedusa”.
Alla base della costituzione di questa antologia, il desiderio delle poetesse e dei poeti di mettere insieme i versi che per loro meglio ritraggono l’infinita tragedia dei migranti.
Il titolo scelto si rifà proprio alla recente tragedia dei mari che vide Lampedusa suo malgrado protagonista il 3 ottobre 2013, dove persero la vita 366 persone e una ventina risultarono disperse, numeri che pongono la strage come la più grave catastrofe marittima nel Mediterraneo dall'inizio del XXI secolo. I superstiti salvati furono 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia).
Leggeranno le loro poesie Marina Mazzolani, Silvia Secco, Antar Mohamed Marincola, Gianfranco Corona, Claudia Zironi, Pina Piccolo, Leila Falà, Davide Ferrari e Benedetta Davalli.
A seguire, ore 18.30, si terrà la proiezione del documentario di denuncia “Mare Chiuso” del giornalista e scrittore Stefano Liberti e del regista Andrea Segre.
“Mare Chiuso”
Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla Marina e dalla Polizia italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, infatti, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove i richiedenti asilo non godevano di alcun diritto e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze.
Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti, perché nessun giornalista era ammesso sulle navi e perché tutti i testimoni furono poi destinati alla detenzione in Libia.
Nel marzo 2011 con lo scoppio della guerra in Libia, tutto è cambiato. Migliaia di migranti africani sono scappati e tra questi anche rifugiati etiopi, eritrei e somali che erano stati precedentemente vittime dei respingimenti italiani e che si sono rifugiati nel campo UNHCR di Shousha in Tunisia, dove li abbiamo incontrati.
Nel documentario sono loro, infatti, a raccontare in prima persona cosa vuol dire essere respinti; sono racconti di grande dolore e dignità, ricostruiti con precisione e consapevolezza. Sono quelle testimonianze dirette che ancora mancavano e che mettono in luce le violenze e le violazioni commesse dall'Italia ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione. Una strategia politica che ha purtroppo goduto di un grande consenso nell'opinione pubblica italiana, ma per la quale l'Italia è stata recentemente condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani in seguito ad un processo storico il cui svolgimento fa da cornice alle storie narrate nel documentario.