ANNULLATO! "Delitto e perdono", la pena di morte nell'Europa cristiana
Durante i secoli di un «lungo Medioevo» nelle città europee si venne progressivamente elaborando e strutturando un grande spettacolo: quello della morte per via di giustizia.
Il 16 gennaio alle ore 17.30, presso la sala Stabat Mater della biblioteca dell'Archiginnasio, incontro con Adriano Prosperi in occasione dell'uscita del suo libro "Delitto e perdono. La pena di morte nell'orizzonte mentale dell'Europa cristiana. XIV-XVII secolo (Einaudi Storia, 2013)" . Dialoga con l'autore Vito Mancuso.
Nella notte tra il 1° e il 2 maggio 2011 il presidente degli Stati Uniti ha annunciato alla nazione e al mondo la morte di Osama Bin Laden. Le sue prime parole sono state: «Justice has been done», giustizia è stata fatta. «Giustizia», che ha la stessa radice etimologica del verbo «giustiziare». Così da far riaffiorare, in una sola frase, l’opposizione sostanziale su quale sia la funzione della giustizia: eliminazione fisica del malvagio o punizione che gli permetta di pentirsi e rigenerarsi moralmente? Vendetta, in sostanza, o perdono? È una linea di frattura che affonda nell’antico codice classico, ebraico e cristiano, e che ha dominato la nostra cultura per millenni. Adriano Prosperi si interroga sui complessi legami che un’intera cultura ha instaurato coi condannati in carne e ossa fino a giungere a una compiuta cristianizzazione della morte come pena: uno spettacolo pubblico in cui la croce cristiana campeggia al centro di una grande festa crudele e dove sui patiboli si celebra l’offerta della vita del criminale sia come espiazione dei peccati sia come purificazione dal male per tutta la comunità.
Adriano Prosperi è professore ordinario di Storia dell’Età della Riforma e della Controriforma alla Scuola Normale di Pisa dal 2002. Si è occupato soprattutto di storia della riforma e della controriforma, storia delle scoperte geografiche e delle missioni. Attualmente il suo maggiore interesse di ricerca riguarda la storia della cultura e della vita religiosa nella prima età moderna.