"Genus lucis" l'antica iconografia cristiana della luce divina reinterpretata
Come le due opere precedenti "Speculum Solis" sulla facciata della chiesa di San Procolo (Bologna Water Design 2014) e "Lux Inaccessibilis", all'interno del chiostro della Basilica di San Domenico (Arte Fiera 2012), è un progetto multimediale, sintesi di differenti media, in cui immagini e suoni operando in stretta sinergia, si motivano reciprocamente amplificandosi gli uni con gli altri.
Genus Lucis è un riferimento alla metafisica della luce e un omaggio alle teorie cosmologiche di Roberto Grossatesta, teologo e scienziato cattolico del 1200 che si fondano sull'idea di un universo costituito e compenetrato dalla luce che manifestandosi diviene simbolo del divino.
Grossatesta afferma che ogni forma esistente è un qualche genere di luce (aliquod genus lucis) e manifestando sé stessa rende palese l'esistenza dell'ordine naturale delle cose, così nella metafisica della luce la materia luminosa è immagine ed epifania terrena di un più alto genere di luce, divino e spirituale. Semplicissima e priva di parti, indifferenziata e fonte di ogni differenziazione, diviene tramite per la concezione della dialettica trinitaria. Nella sua capacità di autogenerazione ed autopropagazione è manifestazione del divino: "lumen de lumine, deus de deo".
La vetrata diviene simbolo del "tramite", correlativo oggettivo del "passaggio" (dal greco paschein) attraverso il quale poter accedere alla luce quale epifania del sacro.