“La chiave dell’ascensore” di Agota Kristóf
Una donna tenuta sotto sequestro dal proprio marito: è il tema del testo implacabile e incalzante di Agota Kristóf, portato in scena da Fabrizio Arcuri e interpretato da Anna Paola Vellaccio.
di Agota Kristóf
traduzione di Elisabetta Rasy
con Anna Paola Vellaccio
allestimento e regia Fabrizio Arcuri
assistente in scena Edoardo De Piccoli
assistente alla regia Francesca Zerilli
cura Giulia Basel
assistente alla produzione Marilisa D’Amico
foto di scena Roberta Verzella , Tiziano Ionta
grafica Antonio Stella
una coproduzione Florian Metateatro / Accademia degli Artefatti
Una donna tenuta sotto sequestro dal proprio marito che, con l’aiuto di un medico compiacente, infierisce su di lei sottoponendola a orrende mutilazioni. I due uomini arrivano al punto di privarla dell’uso delle gambe e a renderla cieca, e alla donna straziata non rimane altro che la voce per gridare al mondo la sua orribile storia e denunciare i soprusi subiti.
E’ questo il tema dello spettacolo, che porta agli esiti più vertiginosi quell’alterazione delle relazioni che è la volontà di possesso e di sopraffazione dell’altro.
Il testo di Agota Kristóf è incalzante e implacabile, e ribalta le apparenze: alla violenza che sembra portare allo stallo e alla sconfitta, la protagonista oppone la sua rivolta basata sulla parola e sulla comunicazione di quel dolore e di quei soprusi.