Mostra Fotografica: "La rivoluzione triste"
L’uomo contemporaneo sta vivendo un periodo di grande smarrimento causato dall’affermarsi del digitale, che ha azzerato il valore dei beni materiali assegnandone uno altissimo alla neonata generazione di beni fatti di uno e zero. Il digitale ha reso la nostra società definitivamente liquida. In questo contesto è semplice capire come la rivoluzione triste sia stata possibile.
Questa rivoluzione consiste nello sgretolarsi del tessuto produttivo italiano, e nel “lasciare sul campo” decine di cadaveri a memoria di un passato glorioso. Questi cadaveri: resti di impianti produttivi, fabbriche, capannoni abbandonati, in quanto beni solidi, in una società liquida non hanno valore e vengono pertanto dimenticati.
Manicomio Fotografico concentrando l’attenzione sull’abbandono industriale sottolinea la tristezza di questa rivoluzione. Globalizzazione e delocalizzazione hanno spostato la mano d’opera in zone dove questa costa meno, provocando la deindustrializzazione del paese. L’Italia è una nazione che vantava importanti primati industriali/produttivi, ma attualmente questo tessuto industriale sta morendo e lo sta facendo nel disinteresse di tutti. In un periodo di disoccupazione dilagante è triste vedere come molte aziende abbiano dovuto chiudere i battenti, non potendo più produrre lavoro e benessere, ed è ancora più triste vedere come nessun valore venga dato ai lasciti fisici di questo passato industriale.
La rivoluzione triste è un fenomeno di costume: nella società liquida non si dà valore a ciò che è materiale. Il viaggio nell’Italia delle fabbriche abbandonate è stato voluto da MF per preservare memoria di luoghi un tempo fondamentali, e per fare da monito: siamo pienamente convinti che il continuo cammino verso una liquidità sempre maggiore sia benefico? Bauman ci aveva avvertito dei problemi della società liquida, a noi serve trovare le risposte.