Mostra di fotografia "Macrotema / eterotopie, eterocronie"
Macrotema è una mostra collettiva d'arte fotografica. Nata nel contesto di una fruttuosa e prolungata attività di laboratorio creativamente dislocata attorno a diversi fotografi e a una figura curatoriale, l'esibizione è stata concepita "in potenziale" come il primo di una serie di appuntamenti - fin dal principio a vocazione internazionale - che sul nucleo di ricerca riconducibile al vasto universo della Fotografia intendono appunto focalizzare la propria attenzione.
Il "tema" della mostra cui ci si vuol idealmente riferire - in accezione più ampia possibile - attraverso il lemma che da il nome all'evento, trova esplicazione in quell'articolato (e diversamente articolabile) sottotitolo: Eterotopie/Eterocronie, ovvero nei concetti di "altro luogo" e "altro tempo", magari nelle loro declinazioni plurali - dunque nella nozione di alterità a tutto tondo, stando a quelle che sono le coordinate fondamentali della cultura enciclopedica occidentale: linearità spaziale/geografica e linearità cronologica.
A giocare in contrasto rispetto a questo riduttivo, "riduzionista" cosmo lineare e prospettico intervengono, nella loro simultaneità e presunta staticità - quasi come oggetti antropologicamente "interessanti" -, le immagini dallo "spazio acustico": finestre risonanti rivolte ad un paesaggio umano - interno e esterno - in continua metamorfosi, visioni giunte alla retina, in sottile alchimia tra loro, da tempi altri, da altri mondi.
Ma Eterotopia è per di più l'ambiguo articolarsi di un non-luogo, lo strano localizzarsi di un particolare spazio d'attraversamento in cui prendono vita i mediali e mediati "corpi senza corpo", l'impressionante ginepraio delle percezioni (si tratti del gigantesco Istanbul-Atatürk Airport o dell'anonima, modesta Estação de Campanhã nella prima periferia di Oporto). In questo senso la mostra apre spunti di riflessione su una più ampia idea di omologazione, entrando in dialettica - anche ironica - con le impersonali componenti pop della cultura e i simulacri dell'Occidente, con il turismo di massa, l'antropizzazione dei paesaggi e lo sfruttamento di territori fino a poco tempo fa considerati alla stregua di sbiadite periferie - e che l'improvvisa "accensione dei riflettori" sembra aver in parte catapultato in un euforico quanto spersonalizzante stato di non-identità.
Nella mostra Macrotema (per quanto concerne tale "prima" edizione) convergeranno alcune tra le più significative e rappresentative produzioni riconducibili alla pluriennale attività artistica di tre fotografi: l'austriaco Christoph Bischof e gli italiani Giulia De Lorenzis e Giulio Schirosi.
La produzione di Christoph Bischof segue in linea di massima due traiettorie differenti, appellandosi per un verso alla fedele riproduzione del dato di "realtà", per l'altro affidando la composizione alla manipolazione digitale. Tra documento e simbolo, visione diretta o riflesso, il fotografo di Lech riesce a restituirci l'intelaiatura di un mondo composito, mai riducendosi ad un esclusivo metodo di ricerca o congelando il proprio fare artistico in uno "stile" preciso. C. B. ha studiato tra Innsbruck e Dornbirn conseguendo una laurea in Arte e design; svolge attualmente l'attività di grafico.
Aperta all'immagine in movimento risulta essere la più recente produzione di Giulia De Lorenzis, che alla ricerca fotografica, grafica e pittorica affianca ora le sue minimali opere filmiche. La sue ultime realizzazioni devastano in parte gli argini "convenzionali" assegnati alle strutture temporali della video-arte, inseguendo per certi versi l'espansione propria del cinema fotografico. Con alle spalle anni di sperimentazione e diverse collettive, la fotografa/videomaker ha inoltre ottenuto un diploma post-laurea frequentando la Scuola di specializzazione in beni storici e artistici dell'Università di Bologna. Svolge l'attività di critico d'arte collaborando con diverse riviste.
Giulio Schirosi ha impostato la sua ricerca sull'ironia e l'indagine antropologica, il gioco e la tecnica. Affianca ad un'acuta verve pop una profonda riflessione sugli oggetti e i paesaggi (spesso nell'interazione con testi letterari). G. S. ha studiato Scienze della comunicazione presso l'Ateneo di Lecce. Professionista della telecamera e dei media audio-visivi, ritrova nel mezzo fotografico, in un itinerario indirizzato alla sintesi e al controllo dell'immagine, il mezzo artistico per eccellenza (decisiva per i suoi ultimi percorsi la partecipazione nel 2014 ad un laboratorio tenuto da Simona Ghizzoni dell'agenzia Contrasto).
Vittorio Pellegrino