ArteFiera: 'don't need (art)' di Lorenzo Guaia
Incucina bistrot, in collaborazione con Spazio San Giorgio arte contemporanea, nel periodo di Artefiera 2015, ospiterà la mostra "don'tneed(art) dell'artista Lorenzo Guaia.
In occasione di Art City White Night sabato 24 gennaio, per l'inaugurazione dell'esposizione, Lorenzo Guaia vestirà i panni di CHEFARTISTA e a fianco del padrone di casa, lo chef Giorgio Salterini, cucinerà per gli ospiti un menù degustazione.
Il tratto distintivo dell'artista Bolognese Lorenzo Guaia é sicuramente quello di un grafismo lineare e preciso, un segno grafico deciso e pulito, che si impone leggero, senza alcuna pesantezza al di là del concetto. Tagliente e ordinato. L'essere umano nelle sua figurativitá é totalmente assente, solo oggetti del quotidiano, da tazze a strumenti musicali o seggiovie, manifestano la loro presenza tramite silhouette che si impongono ben definite su sfondi decisamente contrapposti. Pochi protagonisti per supporti variegati. La dicotomia in Guaia si fa sempre ascoltare.
I soggetti tracciati dall'artista si vestono di contorni puntuali, zen, senza alcuna ombra o profondità fluttuano su supporti estremi. Un'estremità declinata ad una bizzarria visiva.
Estremi nella loro composizione, il Guaia collezionista si schiude ai suoi osservatori, é così che ad esempio dopo la fortunata serie delle bustine da té, uno ski-lift dai contorni netti e total white si staglia in una prospettiva fotografica su una campitura patchwork di santini e madonne.
Una moltitudine sacrale si offre come sfondo ad un soggetto distante. Al limite dell'assurdità metafisica le opzioni di interpretazione sono vaste tante quanti i santini utilizzati per il collage.Sacro e profano. All'artista interessa accorpare icone, simboli sedimentati nell'immaginario comune, apparentemente disconnessi fra loro. In realtà oggi più che mai, il flusso non stop di immagini bulimiche soprattutto nelle pubblicità ci propone accostamenti più che improbabili, il vero problema é che l'occhio abituato a ciò non ne é più consapevole.
É allora che Guaia ripara al guaio, con la sua solita linearità evanescente scava a fondo di questioni antitetiche e dicotomiche, mescolando con grande sobrietà religione, musica rock, paesaggio, medicina.
Più che di un gesto iconoclasta, Guaia si diverte a produrre altre nuove immagini che interrogano il fruitore sulle possibili conciliazioni proposte. Annunciazioni che si fanno carico di rileggere il senso delle icone nel rockeggiante panorama ibrido contemporaneo.