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Crollo termico, le 10 cose da fare in caso di gelo

Il decalogo del Ministero della Salute e l'elenco dei rischi in cui possiamo incorrere con l'abbassamento delle temperature: "Attenzione a saper riconoscere i sintomi: dai geloni all'ipotermia"

Le previsioni del tempo parlano chiaro, il freddo sta arrivando e nei prossimi giorni le temperature si abbasseranno vertiginosamente provocando un "crollo termico" (a partire da giovedì 5 gennaio). 

Quali rischi si corrono in caso di freddo intenso? Un’ondata di freddo intenso può provocare patologie acute da freddo: geloni, congelamento, ipotermia, lesioni gravi o anche mortali. Aggravamento di patologie croniche, specialmente cardiopatie e broncopatie croniche(BPCO). Recenti studi evidenziano anche un sensibile effetto del freddo sulla riacutizzazione della sintomatologia nei soggetti affetti da alcune malattie reumatiche. Aumento del rischio di incidenti domestici, anche mortali, causati dal cattivo funzionamento o la scarsa manutenzione di impianti di riscaldamento ed elettrici (intossicazioni da monossido di carbonio, folgorazioni ecc.). Aumento del rischio di incidenti stradali e difficoltà nei trasporti. 

LE PATOLOGIE DEL FREDDO. Le temperature rigide, soprattutto se accompagnate da venti gelidi, possono causare geloni, forme di congelamento lievi o gravi, ipotermia. Geloni: sono lesioni della cute reversibili, compaiono se la parte esposta è umida o bagnata o c’è vento forte. E’ colpita soprattutto la cute delle dita, che si presenta bianca o giallo‐grigia e può essere presente una sensazione di intorpidimento e prurito delle zone interessate, spesso non si avverte dolore ma, nei casi più gravi, le zone colpite possono gonfiarsi, arrossarsi e coprirsi di vescicole. E’ opportuno consultare il proprio medico curante.
Congelamento:Nelle forme lievi la parte colpita non duole e presenta una colorazione bianco‐ grigiastra. In questo caso, basta riscaldare la parte colpita anche soltanto massaggiandola e alitandovi sopra. Nelle forme più gravi sono colpite le cellule dei tessuti, che possono andare in contro anche a necrosi. Le zone più colpite sono quelle meno irrorate e più esposte come:
mani, piedi, talloni, lobi auricolari, naso, guance, mento.    Sono condizioni rare, si possono verificare nelle persone che trascorrono la notte all’aperto o in alta montagna. Le cause più frequenti del congelamento sono, oltre alle basse temperature, anche la presenza di vento forte e umidità relativa molto elevata. Il rischio diventa reale di fronte ad un’improvvisa bufera di vento o di neve, con umidità ai limiti di saturazione, specie se non si indossano indumenti adatti. Episodi gravi di congelamento possono verificarsi anche a seguito di immersioni in acque gelate. I segni iniziali di congelamento sono spesso lievi: cute pallida, fredda, edematosa, successivamente diventa arrossata fino a divenire cianotica e dolente, con comparsa di bolle e se l’esposizione al freddo persiste si ha comparsa di piccole zone di gangrena, fino al congelamento generale che interessa tutto l’organismo. La persona va soccorsa prontamente per evitare l’assideramento. Ipotermia (assideramento):   Se la temperatura corporea scende sotto i 35°C le funzioni vitali non possono più considerarsi efficienti. L’ipotermia è una situazione pericolosa perché i sintomi compaiono progressivamente.   E’ opportuno riconoscere tempestivamente i primi segnali di ipotermia:  parlare a scatti, difficoltà di deambulazione, tendenza ad inciampare, confusione mentale, perdita di coordinamento degli arti, sensazione di affaticamento e di freddo, tensione muscolare e, nei casi più gravi, perdita dei sensi fino al coma. Se si è in alta montagna, in attesa dell’arrivo dei soccorsi possono essere molto utili massaggi leggeri sulla superficie corporea e mettere, se possibile, la persona a riparo dal freddo e dal vento, coprirla con indumenti caldi e coperte, somministrare abbondanti liquidi caldi, come tè e caffè allungato, brodo vegetale. Evitare la somministrazione di bevande
alcoliche.  

“Come difendersi dal gran freddo”: il decalogo del Ministero della Salute: 

1. All’inizio della stagione epidemica, chiedere al medico se sia il caso vaccinarsi o meno; la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata in particolare alle persone di età superiore a 65 anni, ai soggetti affetti da malattie croniche e a donne nel secondo o terzo trimestre di gravidanza.

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