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Nebbia: sempre meno in Regione, ma la salute è ancora a rischio per i suoi inquinanti

Dagli anni 90 ad oggi -50% di episodi nebbiosi in Val Padana. Cala anche la concentrazione di inquinanti nella nebbia, ma sono ancora presenti componenti dannosi per la salute, che potrebbero provocare malattie respiratorie e cardiovascolari e favorire l'insorgere di tumori

La nebbia in Emilia Romagna non è più quella di una volta. Per fortuna. Rispetto a 20-25 anni fa il fenomeno meteorologico si è molto attenuato. Secondo l'Istituto di scienza dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna, infatti, dai primi anni '90 ad oggi sono diminuiti di circa il 50% gli episodi di nebbia in Val Padana, si è abbassata la concentrazione di inquinanti in essa contenuta e ridotta di 10 volte l'acidità.

INQUINANTI E RISCHI PER LA SALUTE. Sono questi i primi risultati di uno studio ventennale condotto dall'Istituto e pubblicato sulla rivista internazionale "Atmospheric environment". La pianura padana, si legge in un comunicato, "è una delle aree piu' inquinate d'Europa, e l'orografia del territorio favorisce la stagnazione dell'aria intrappolando gli inquinanti nei bassi strati dell'atmosfera".
Con la nebbia, "l'alta concentrazione di microscopiche goccioline di acqua riduce sensibilmente la visibilità, con pesanti ricadute su traffico e viabilità", e "le stesse goccioline agiscono- spiega il responsabile della ricerca Sandro Fuzzi- come veri e propri assorbitori e concentratori degli inquinanti, che sono più facilmente trasportati nell'atmosfera, depositati sulla vegetazione e inalati nelle nostre vie respiratorie".
Secondo i ricercatori la diminuzione degli episodi di nebbia va di pari passo con l'aumento della temperatura dovuto al riscaldamento climatico. La buona notizia, secondo Fuzzi, è che "negli ultimi decenni anche la concentrazione di inquinanti nella nebbia si è ridotta di circa l'80%". Tuttavia nella nebbia sono ancora presenti componenti dannosi per la salute come le particelle carboniose, che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità potrebbero provocare malattie respiratorie e cardiovascolari e favorire l'insorgere di tumori.

(agenzia Dire)

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