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Occupazioni a Bologna, Frascaroli: "I cittadini dimostrano di essere più avanti della politica"

L'assessore al welfare: "Stiamo cercando delle soluzioni. Pensiamo anche a risarcire i proprietari. Al Governo chiediamo un incontro e di rivedere l'ARTICOLO 5"

L'intervista ad Amelia Frascaroli, assessore al welfare: è un periodo 'caldo' sul tema casa, per le occupazioni (e gli sgomberi) in città e il problema casa è tornato ad essere ‘ingombrante’ e discusso soprattutto dopo le vicende di via Fioravanti, via Mario De Maria e all'ex Dima

Assessore Frascaroli, oggi a Bologna le occupazioni sono un problema o una emergenza?

Un problema per il quale si stanno facendo ricerche di soluzione. Sottolineo inoltre che non c'è affatto tensione sociale.

Riesce a fare una semplificazione estrema del quadro bolognese, ponendo l’accento su scelte giuste e sbagliate dell’Amministrazione Pubblica e le scelte giuste e sbagliate dei gruppi di occupanti? Quale una possibile soluzione a breve termine? Cosa invece potrebbe ‘venire dall’alto’ per regolare una situazione che ci accomuna a tante altre città? (Zampa e Lo Giudice hanno scritto un'interrogazione da presentare a Camera e Senato).

Intanto tengo a precisare che a Bologna siamo di fronte numeri molto bassi, stiamo parlando di 5 stabili occupati, mentre in città come Milano e Torino le cifre si aggirano intorno ai 7 mila occupanti. Di errori certamente ne abbiamo fatti, abbiamo sbagliato: se le istituzioni non si parlano la società si rompe. Dal nostro canto disponiamo solo di strumenti ordinari e purtroppo non bastano. Per quanto riguarda i gruppi occupanti non saprei dire che cosa hanno sbagliato, ma hanno il merito di aver sollevato il problema. La soluzione potrebbe essere quella di movimentare i proprietari di stabili vuoti sia pubblici che privati e non chiedere loro certo di donare nulla, anzi, in alcuni casi anche pensare a un risarcimento, come già avvenuto in altre città.

Dal Governo mi aspetterei due cose. La prima, è una rivisitazione dell'articolo 5, che è di fatto una misura incomprensibile e assurda. La seconda è un incontro con il Ministro Derio per discutere insieme sul tema degli sfratti, che insieme ad ANCI contiamo di ottenere al più presto.

La crisi ha in qualche modo delineato un nuovo profilo di occupante: la perdita del lavoro prima, quello della casa poi, e in un attimo ci si ritrova come non si sarebbe immaginato di ritrovarsi. Abbiamo conosciuto alcune famiglie, ex artigiani e i loro figli minori che oggi vivono in comunità in via De Maria o in via Fioravanti…si parla davvero di esempi di solidarietà sociale e sembra che i residenti di queste zone siano molto vicini agli occupanti…è realmente così? Come è cambiato i giudizio dei cittadini comuni sul tema?

Quello che è bene sapere è che ci troviamo di fronte a persone che hanno problemi di vita. Famiglie sotto sfratto, gente che avendo perso il lavoro non riesce più a pagare l'affitto o il mutuo e si ritrova senza un tetto sopra la testa, magari con dei figli a carico. Intorno alle occupazioni di cui abbiamo parlato in questi giorni è emersa una grande solidarietà sociale e i cittadini residenti nelle zone limitrofe agli edifici occupato hanno dimostrato di essere molto più avanti rispetto alla politica: accoglienza, comprensione, aiuti anche materiali. E' evidente da questo che la politica non legge la realtà.

Le immagini dell' ex residence Dima hanno davvero indignato…alloggi nuovi e mobili lasciati al loro destino. Cosa può fare l'amministrazione in concreto in questi casi, benchè i proprietari siano privati?

Sarebbe necessario un patto etico.

AMELIA FRASCAROLI. Nata a Bologna nel 1954, è laureata in pedagogia e dedita all'attività politico culturale bolognese dagli anni ‘70. Fin da giovane è impegnata nell'associazionismo cattolico allora rinvigorito dalle aperture conciliari, in particolare nella congregazione mariana dei Padri Gesuiti, ma anche negli spazi dell'allora movimento studentesco (collettivo de "Il Manifesto").

Nel 1977, e per i successivi 15 anni, ha lavorato per il Comune di Bologna come educatrice di asilo nido e come pedagogista. Nel 1984, assieme ad altre famiglie, ha aperto la sezione bolognese dell'Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie). Dal 1991 al 2007 la Caritas Diocesana di Bologna le ha affidato il coordinamento del settore Formazione e progetti con il compito di promuovere realtà di volontariato nel territorio, il Servizio civile dei ragazzi e delle ragazze, percorsi di formazione alla solidarietà e alla cittadinanza attiva, reti di collaborazione tra il tessuto sociale e civile della città e le istituzioni. Dal 1999 al 2001 è presidente della Consulta comunale di Bologna contro l'esclusione sociale. Nel 2005 è nominata dalla Provincia di Bologna membro del cda dell'Opera Pia dei Poveri Vergognosi. Nello stesso anno è diventata vicepresidente della medesima istituzione partecipando così alla trasformazione giuridica dell'ente in Azienda per i servizi alla persona (Asp).

Nel 2008 ha promosso la nascita dell'associazione “Povertà: nuove ricchezze”, un ponte tra l'Università di Bologna e le povertà cittadine. Alle elezioni amministrative del giugno 2009 è stata eletta al Consiglio comunale di Bologna nelle fila del Pd con più di 630 preferenze, risultando così la prima tra le consigliere elette per numero di voti. Per incompatibilità istituzionale, nello stesso momento ha lasciato l'incarico di vicepresidente dell'Asp Poveri Vergognosi. Alle elezioni amministrative del 15-16 maggio 2011 si è presentata a capo della lista per il Consiglio comunale “Con Amelia per Bologna, con Vendola”, collegata a Virginio Merola sindaco, totalizzando 3.941 voti e risultando la donna più votata d’Italia in quest’ultima tornata elettorale.

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