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Intervista all'assessore Lombardo: "Dati positivi per l'occupazione, si tace sul tema sicurezza"

Marco Lombardo è l'assessore al lavoro del Comune di Bologna. Le sue deleghe: politiche europee e relazioni internazionali, cooperazione internazionale, ONG; lavoro, attività produttive e Progetto “Insieme per il Lavoro” e politiche per il Terzo Settore

Un assessorato importante quello consegnato dal sindaco Virginio Merola a Marco Lombardo. Soprattutto in un momento come questo, con diversi lavoratori in crisi, ma con il grande dato positivo che pone Bologna in cima alla classifica nazionale per l'occupazione e per l'occupazione femminile: «Non pensiamo solo a cosa va bene, l'obiettivo è quella percentuale, sebbene molto piccola, di persone disoccupate che vogliono e devono rientrare nel mondo del lavoro. Intanto vi spiego anche perchè la nostra città conta pochissime richieste per il reddito di cittadinanza». 

Non solo tema lavoro, l'assessore Marco Lombardo ha anche deleghe in materia di politiche europee e relazioni internazionali, cooperazione internazionale, ONG; lavoro, attività produttive e Progetto “Insieme per il Lavoro” e politiche per il Terzo Settore. Ecco l'intervista. 

Età, professione, percorso politico di Marco Lombardo? 

«Calabrese di nascita (classe '81), bolognese di adozione, europeo per convinzione: ho vissuto e studiato a Reggio Calabria fino all’età di 18 anni per poi trasferirmi qui a Bologna, dove attualmente vivo e lavoro come docente universitario. In politica ho iniziato a muovere i primi passi  nel circolo sotto casa, il Circolo di San Donato Centro. Nel 2012 sono stato nominato nella segreteria provinciale del PD di Bologna, prima, come responsabile ‘Europa e Relazioni internazionali’ e, dopo, con le deleghe alla comunicazione, energia ed ambiente. Il 30 Agosto del 2012 ho fondato il primo Circolo on-line d’Italia. Nel 2013 sono entrato nel Coordinamento bolognese per Matteo Renzi. Nel novembre del 2013 nella Segreteria provinciale del PD di Bologna come Responsabile del Programma, responsabile ‘Europa e le Relazioni internazionali’ e responsabile della ‘Formazione’. Sono stato nominato vice-segretario del PD di Bologna da agosto 2014 a Febbraio 2015. Nel 2015 ho portato avanti la battaglia per ottenere il congresso e restituire agli iscritti il diritto di eleggere il proprio Segretario, ma l’Assemblea provinciale ha optato per l’elezione con il voto dei delegati. Nonostante ciò, ho  comunque deciso di candidarmi ugualmente sulla base di una proposta programmatica “Senza la base scordatevi le altezze” che ha raccolto il 25% delle preferenze fra i delegati dell’Assemblea provinciale. Nel marzo del 2015 ho fondato “Bologna Futura” un’area culturale che raccoglie tanti amministratori, iscritti ed elettori che si riconoscono una visione comune di Città metropolitana, rappresentando un solido punto di riferimento nel dibattito cittadino ed all’interno del Partito Democratico di Bologna. Nel giugno 2016 sono stato eletto nel Consiglio Comunale di Bologna nelle liste del Partito Democratico a sostegno della rielezione del Sindaco Virginio Merola. Nel corso della consiliatura sono stato nominato dal Sindaco consigliere di fiducia delegato alle politiche europee ed ai rapporti con la Rete italiana per il dialogo euro-mediterraneo. A gennaio 2018 sono stato nominato dal Sindaco Merola Assessore del Comune di Bologna con deleghe in materia di politiche europee e relazioni internazionali, cooperazione internazionale, ONG; lavoro, attività produttive e Progetto “Insieme per il Lavoro” e politiche per il Terzo Settore». 

E quindi parliamo del suo assessorato facendo un punto ad oggi: soddisfazioni più gratificanti e obiettivi raggiunti? Prossimi passi e priorità? 

«Partirei con delle considerazioni positive sul tema del lavoro visto che i dati che abbiamo parlano di un 5,3% di tasso di disoccupazione, il più basso del nostro paese. Abbiamo invece il tasso più alto di occupazione femminile: un grande orgoglio. Questi numeri ci dicono che a Bologna si continua a produrre mentre nel resto d'Italia la produzione evapora. Non siamo quindi solo produttori di servizi, ma anche di beni e manufatti. Questo risultato deriva anche dal fatto che facciamo sistema fra istituzioni pubbliche, imprese, sindacati e curia occupandoci e preoccupandoci non solo del Pil, ma anche della società e dell'ambiente. Ma non pensiamo solo a chi sta bene: nonostante questi numeri ci sono diverse situazioni di crisi da risolvere e mi riferisco a La Perla, Les Copain, Mercatoni Uno e il settore tessile in generale. Ci stiamo lavorando ottenendo a volte dei risultati, altre volte facciamo fatica quando si tratta di dimensioni nazionali o fondi stranieri. 

C'è un altra cosa a cui tengo particolarmente: la sicurezza sul lavoro. Si parla spesso di sicurezza (mi riferisco alla politica soprattutto), ma sempre troppo poco della salvaguardia dei lavoratori, considerando che contiamo 1.000 morti l'anno e tre ogni giorno, molti dei quali concentrati nel periodo estivo. Molti casi passano in sordina. Un pensiero va ai recenti incidenti che sono costati la vita a un operaio 44enne a Minerbio e a un lavoratore morto schiacciato a Crespellano». 

Come diceva poco fa sono diverse le aziende in crisi e tanti i posti di lavoro in bilico: parliamo di La Perla, Mercatone Uno, Les Copains...i lavoratori possono sperare in un lieto fine?  

«A Palazzo d'Accursio c'è stato un tavolo dedicato alla situazione di Les Copains, con la promessa che Comune e Città Metropolitana avrebbero facilitato il dialogo fra le parti, provando a facilitare la vendita a un'impresa del territorio e che faccia parte dello stesso settore, piuttosto che ad altri.  Oggi siamo nelle fasi conclusive della trattativa e ci sono buone possibilità che Alberto Zambelli (Bruno's di San Giovanni in Persiceto ndr) acquisisca la maggioranza dei posti di lavoro a rischio e in particolare quelli in produzione. Quando le parti sindacali troveranno un accordo definitivo sia per i posti di lavoro che per gli esuberi e gli incentivi all'esodo, allora la lettera di intenti diventerà un impegno definitivo. Parliamo di tempi brevissimi affinchè la linea produttiva abbia continuità. Stesso impegno per Mercatone Uno e La Perla, le cui lavoratrici sono state accolte per un incontro con istituzioni e sindacati a Palazzo d'Accursio proprio l'altro giorno. Stiamo lavorando molto anche per il diritto del lavoro digitale e per la cosiddetta "gig economy", che non riguarda solo i riders del food-delivery». 

Ancora a proposito di lavoro, una delle sue battaglie è quella per i Riders (ricordiamo il risultato della Carta di Bologna): a che punto siamo? I ciclofattorini del delivery continuano a denunciare l'assenza di diritti per la loro categoria...

«Altro primato per Bologna. Siamo stati i primi in Italia a firmare un accordo che si chiama Carta dei Diritti e sono stato recentemente chiamato alla Camera dei Deputati per portare il nostro buon esempio affinchè siano in tanti a seguirci. Il nostro accordo (che chiede di rispettare alcuni diritti legati soprattutto alla sicurezza e alla retribuzione) non è però vincolante per le piattaforme che non firmano ed è qui che potrebbe intervenire lo Stato. Ad oggi hanno aderito sotto le Due Torri Sgnamm, My Menù e Domino's Pizza che contano oltre il 50% dei riders locali. Cosa possono fare i cittadini per perorare la causa dei ciclofattorini? Di certo secondo me il costo del lavoro dei riders non deve ricadere sui consumatori finali 

Cosa possono fare i cittadini? Secondo me il costo del lavoro dei riders non deve ricadere sui consumatori finali come proposto a Milano per le mance, ma li deve pagare la piattaforma. Poi il conumatore può essere libero di scegliere da chi riforninrsi e mettere in pratica il consumo responsabile, con il potere di  orientare il modello di produzione verso la sostenibilità sociale. Se tutti scegliessero quelle che rispettano il lavoratore, anche le altre piattaforme sarebbero portate a riconoscere maggiori diritti». 

Reddito di cittadinanza, perchè a Bologna solo 1/3 delle persone stimate ne hanno fatto richiesta?

«Esatto, circa un terzo dei bolognesi e fra l'altro di età media elevata. Che cosa ne evinciamo? Intanto che qui la gente vuole un lavoro e comunque, aldilà del partito che l'ha proposto, è importante che si mantenga un reddito minimo garantito come accade in tutta Europa. La preoccupazione però sta nella "fase 2", ovvero come trasformare un sostegno al reddito in una misura che porti all'assunzione? Non è necessario andare fino in Mississippi per conoscere il matching aziendale*. A Bologna lo sappiamo già fare, come dimostra il progetto Insieme per il Lavoro e la disponibilità data da INPS per collaborare, orientandoci all'insegnamanto lavorativo persone in difficoltà. Altra considerazione sui numeri del reddito di cittadinanza a Bologna: il sostegno viene dato anche in base all'intero nucleo familiare e all'Isee e mentre altrove è capitato che le persone  fossero ricorse a residenze fittizie per ottenerlo, qui no».

*Il matching aziendale o business matching è un format che prevede incontri mirati e individuali tra un'azienda e un potenziale cliente o finanziatore

Europa, Brexit & Co...come siamo messi? In che direzione dovremmo andare?

«Io credo che il progetto di intergrazione europeo non stia attraversando solo una crisi economica, ma anche e soprattutto una crisi di senso. Finchè l'Unione Europea era un progetto di integrazione per garantire la pace fra i Paesi, allora è stato convintamente sostenuto dai cittadini e dagli stati più europeisti. Ma nel momento in cui c'è stato un rilancio sul piano di un progetto politico, con un vero governo europeo, allora è diventato ostaggio degli egoismi e degli interessi nazionali. Un metodo comunitario ad ogginon c'è, bisognebbe che l'Europa ritrovasse il suo senso a partire da un vero pilastro sociale europeo. Se non ci sono regole comuni in materia di lavoro e fiscalità è chiaro che la concorrenza rischia di essere solo al ribasso. Si parla troppo di Europa come integrazione di stati e troppo poco come integrazione di cittadini». 

Case di Quartiere: di che progetto si tratta in poche parole a che punto siamo? 

«A giugno, insieme a tanti cittadini ed amministratori di Bologna, Padova e Torino, abbiamo presentato il “Progetto Case di Quartiere per un welfare di comunità". Questo incontro, è stato il primo atto e l’avvio di un percorso con i centri sociali autogestiti dagli anziani, per ribadire e rilanciare il loro ruolo, a partire dal riconoscimento del loro prezioso valore come presidio del territorio contro la povertà relazionale, la solitudine e l’insicurezza. Tale progetto, si inserisce nel più ampio quadro di Riforma del Terzo Settore che nella città di Bologna, stiamo cercando di portare avanti, in attesa che il Governo emani tutti i decreti attuativi e liberi le energie positive dell’associazionismo e del volontariato. Tale ambizioso obiettivo, lo vogliamo perseguire e realizzare attraverso lo sviluppo del lavoro di comunità. Vogliamo trovare e dare una risposta nuova ai bisogni, espressi e latenti, dei cittadini e che sia complementare ai servizi tradizionali. Tale approccio consente di potenziare le capacità di relazione con i cittadini attraverso una maggiore apertura a forme di concorso diretto e riuscendo - insieme alle comunità dei cittadini che sono il cuore della vita dei dei quartieri e delle città - a realizzare concretamente il perseguimento dell’interesse generale, attraverso la partecipazione attiva e consapevole alle scelte dell'amministrazione. La Riforma dei Quartieri è stata elaborata dal Comune di Bologna nel 2015, con l'intento di dare nuova linfa attraverso, anche la riorganizzazione delle funzioni dei Quartieri, dando particolare rilevanza al loro ruolo di facilitatori e promotori per la messa in rete delle realtà attive sul territorio per sollecitare e realizzare interventi per rispondere in maniera corale e plurale ai bisogni della nostre comunità». 

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