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Galeazzo Bignami: 'Il peccato originale del comune di Valsamoggia'

'Sono passati dieci mesi dalla fusione e cinque dall'insediamento della nuova Giunta ma i problemi e le diseguaglianze ancora esistenti fra le varie Amministrazioni comunali'

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Il Comune di Valsamoggia, istituito mediante fusione dei Comuni di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno, sconta un peccato originale che ancora affligge molti suoi cittadini. Il referendum consultivo, infatti, voluto dalla Giunta Errani con l'assicurazione che l'espressione della volontà popolare espressa in ogni singolo comune sarebbe stata attentamente recepita e valutata, pur registrando la vittoria di stretta misura dei favorevoli sul totale del corpo elettorale, ha visto in ben due comuni su cinque prevalere i voti contrari.

Il risultato del referendum, dunque, per ammissione sia di diversi amministratori comunali sia di svariati consiglieri regionali di differente orientamento riguardo alle fusioni fra comuni e appartenenza politica trasversale, avrebbe dovuto indurre il legislatore, Giunta regionale e Assemblea legislativa, a sospendere il processo di fusione. La necessità di approfondirne contenuti e modalità per costruire un percorso di più attiva partecipazione e più consapevole coinvolgimento della cittadinanza appariva ineludibile.

Il PD, invece, ecco il peccato originale, ha voluto la forzatura dirigista, sacrificando il consenso democratico ampio e la partecipazione attiva sull'altare del risultato politico da sbandierare a tutti i costi. Dai banchi dell'opposizione ho tempestivamente denunciato la deriva autoritaria e contrastato una fusione "a freddo" utile solo alla Vice Presidente Saliera e ai maggiorenti provinciali del PD per fregiarsi della medaglietta dei rottamatori delle municipalità.

Gli slogan elettori di Bonaccini e Saliera, che inneggiano al primato nazionale ottenuto grazie alla fusione imposta dall'alto, ne sono triste conferma. Al candidato alla Presidenza della Regione e alla capolista del PD nella circoscrizione di Bologna poco importa che i cittadini della Valle del Samoggia stiano facendo da cavia all'esperimento di ingegneria istituzionale messo a punto da tecnici e assessori della Regione e vertici politici regionali del PD. La bandiera del rinnovamento politico attraverso la rottamazione delle municipalità e la creazione di nuove realtà istituzionali sovra comunali andava issata e oggi sventola gonfiata dalla brezza elettorale. Questo ero l'obiettivo, solo questo contava.

Sono passati dieci mesi dalla fusione e cinque dall'insediamento della nuova Giunta ma i problemi e le diseguaglianze ancora esistenti fra le varie Amministrazioni comunali soverchiano l'ottimizzazione della macchina organizzativa e la semplificazione delle procedure burocratiche. Ne sono prova gli stanziamenti previsti nel Piano di investimenti triennale disposto dalla Giunta regionale, che prevede appena 700 mila euro per Bazzano e poco di più per Savigno, i comuni nei quali ha prevalso il no, contro i 16 milioni destinati a Crespellano, i 7milioni a Castello di Serravalle e i 3,5 milioni a Monteveglio.

Il riformismo istituzionale del nuovo PD regionale a trazione renziana è improntato a un ritorno al ferreo centralismo dirigista che è agli antipodi del federalismo e della sussidiarietà per i quali si è sempre battuta Forza Italia. Il tentativo in atto di spostare in capo a nuovi organismi istituzionali, come i super comuni frutto di fusione e la nuova città metropolitana, di natura sempre più tecnica e sempre meno politica la rappresentanza democratica non ci piace e ci allarma. Non solo perché rischia di allontanare (forse volutamente!) ancor più i cittadini dalla partecipazione e dal controllo, ma per il valore etico a cui si ispira: la sostanziale sfiducia nell'individuo e nei corpi intermedi e la predilezione elitaria per centri tecnocratici in cui condensare il potere da mettere in connessione stretta con la rete dei poteri forti.

L'unico modo per invertire la rotta è cambiare la maggioranza in Regione. Il 23 novembre il potere è nelle mani dei cittadini. Sta a loro andare a votare e scegliere la discontinuità.

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