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ERP: residenza da tre per accedere agli alloggi, approvata la delibera in Regione

Approvata le delibera di Giunta che modifica i criteri di accesso e permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp). Stanziamenti per il recupero e aiuto a giovani coppie

Favorire la rotazione all’interno delle case popolari. Fra le modifiche, il fatto che per accedere a un alloggio Erp di un determinato Comune occorrerà essere residenti da tre anni. L’Assemblea legislativa regionale ha dunque approvato le delibera di Giunta che modifica i criteri di accesso e permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp). A favore il Pd, contro si sono espressi M5s, Fi, Fdi e AltraER, astenuti Sel e Ln.

Per quanto riguarda poi gli indicatori del reddito familiare, abolito l'Ise, rimane solo l'Isee, che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo, per numerosità e tipologia, come unico parametro, e, per accedere all’alloggio Erp, non dovrà superare i 17.154,3 euro.

La Regione rende noto che si abbassa la distanza tra il limite di reddito per l’accesso e quello per la permanenza, con una “forbice” tra i due che dovrà essere compresa tra il 20% e il 60% (attualmente è il doppio di quello per l’accesso).

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, concludendo il dibattito, ha dichiarato che “la delibera argina le disparità finora presenti e migliora significativamente il sistema di assegnazione degli alloggi pubblici”.

In Emilia-Romagna, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP) comprende attualmente 55.628 alloggi, di cui il 93% (51.455) occupati con 119.000 abitanti. La delibera di giunta, approvata in Assemblea, modifica i criteri di accesso e permanenza per favorire in primo luogo la rotazione all’interno delle case popolari. Per accedere a un alloggio ERP di un determinato Comune, occorre essere residenti da tre anni (è il criterio di residenzialità storica); per quanto riguarda gli indicatori del reddito familiare, è abolito l’ISE e mantenuto l’ISEE (che tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo, per numerosità e tipologia) come unico parametro di riferimento.

“E’ un provvedimento pragmatico, all’insegna della concretezza – ha commentato la vicepresidente e assessore alle Politiche abitative della Regione Elisabetta Gualmini, dopo l’approvazione in aula – . L’ERP, così com’è, è un sistema che non funziona: ha pochissima rotazione (il tasso è pari allo 0,2), ci sono in tutta l’Emilia-Romagna quasi 35mila famiglie in attesa. Un alloggio pubblico non può essere considerato un vitalizio, o qualcosa da regalare ai propri figli”. Gualmini ha poi espresso soddisfazione per l’introduzione del criterio di residenza storica, “già peraltro adottato da altre Regioni, come Toscana e Lombardia. E’ un cambiamento assolutamente ragionevole. Inoltre, l’idea di un radicamento medio-lungo, di appartenenza a un territorio ha un senso rispetto a un bene dalle caratteristiche di godimento duraturo qual è la casa”. La vicepresidente ha infine sottolineato l’importanza del “Piano casa”, “con cui la Regione destina più di 70 milioni di euro per tutta una gamma di servizi, che vanno dal recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica ai bandi per le giovani coppie, ai fondi per l’affitto”.

STANZIAMENTI. La Regione mette a disposizione 35 milioni per recuperare e rendere più efficiente a livello energetico il patrimonio ERP. 12 milioni per un nuovo “Bando giovani coppie”, che uscirà a breve. Oltre 10 milioni (10,6, per la precisione) per il Fondo per l’affitto 2015; ripristino, con 1 milione, del Fondo regionale per il superamento delle barriere architettoniche. Sono gli elementi principali del Programma pluriennale coordinato di interventi per le politiche abitative (“Piano casa”) in discussione in Assemblea. Un Programma che tiene conto della situazione specifica dell’Emilia-Romagna dove, pur in presenza di lievi segnali di ripresa, il problema del disagio abitativo esiste, sebbene in modo meno acuto che altrove.
Dall’inizio di questo decennio, in particolare, è aumentata sia l’incidenza delle spese per l’abitazione sul reddito, sia il numero di famiglie che incontrano difficoltà a pagare l’affitto. Le situazioni più gravi sono certamente registrate dai provvedimenti di sfratto: si è passati dai circa 3.500 emessi nel 2001, ai poco più di 5.600 nel 2008 per arrivare a quota 7.642 nel 2013. Il numero degli sfratti per morosità è passato da poco più di 5.000 nel 2008 a 7.400 nel 2013. Per quanto riguarda le liste d’attesa per l’assegnazione di una casa popolare, le famiglie in graduatoria ERP sono 34.251 (dato al 31 dicembre 2014) in tutta la Regione. A cambiamenti più strutturali del mercato del lavoro (diffusione del lavoro temporaneo e di altre forme di rapporti di lavoro a tempo determinato) si sono sommate in questi ultimi anni le conseguenze della crisi economica, e quindi il problema della disoccupazione, soprattutto giovanile, o del ricorso alla cassa integrazione per un certo numero di lavoratori. Alla difficoltà di trovare alloggio a costi sostenibili si somma il fattore di instabilità e insicurezza del lavoro che non consentono alle famiglie e, soprattutto, ai giovani di accedere a mutui agevolati per l’acquisto della casa, la cui concessione è condizionata dalla disponibilità di un reddito fisso a garanzia della solvibilità. Si è creata così e, rischia di allargarsi, un’area “grigia” di persone e di famiglie che non possono contare sulla certezza di reddito nel tempo, formate soprattutto dalle fasce più deboli della forza lavoro, ma che interessa anche settori del lavoro autonomo e delle professioni che, in passato, sarebbero stati senz’altro classificati, quanto a status socio-economico, tra le classi medie.

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