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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Regionali, il Movimento 5 stelle esce con le ossa rotte. Bugani: "È un grido di dolore"

Giornata complicata per il Movimento 5 stelle dopo il modestissimo consenso rimediato alle urne in Emilia Romagna (e anche in Calabria). Le prime reazioni

Giornata difficile, difficilissima anzi, per il Movimento 5 stelle. I candidati alle elezioni regionali in Emilia Romagna (e anche in Calabria) hanno ottenuto risultati assai poco lusinghieri: in Emilia, regione nella quale il M5s conseguì i primi successi della sua storia, il candidato Simone Benini si è fermato al 3 per cento e la lista del Movimento al 4 per cento. Soffermandoci sulla provincia di Bologna, Benini ha conquistato il migliore risultato  a Borgo Tossignano raggiungendo un 6,18%, poi Casalfiumanese con un 4.96%, 4,38% a Sala Bolognese, 4,30% a Baricella, 4,23% a Calderara. Curiosità su Imola, che aveva eletto un sindaco del M5S: qui il grillino ha guadagnato un 4,39% dei consensi. Nel comune di Bologna si è femrato al 2.51%.

Da Bologna il grillino Massimo Bugani, fedelissimo di Casaleggio commenta così l'amara sconfitta: "Il tema ora è come si arriva agli Stati generali che hanno senso se ci si arriva pronti a mettere in discussione tutto, se invece è rissa infinita non va... È un anno e mezzo che suona l'allarme, è un grido di dolore, ho visto cosa ha scritto Crimi e non so per quanto vogliamo continuare a negare l'evidenza, non si può più andare avanti così. Sembriamo quello che arriva a casa trova la moglie a letto con l'amico e dice: voglio sapere se c'è qualcosa tra voi." Così ha sentenziato Bugani stanotte durante la 'Maratona' Mentana de La7. "Il governo? E' un'altra questione, ci sono responsabilità davanti ai cittadini e temi da portare avanti" ha concluso il grillino.

Nel frattempo il capo politico del M5s Vito Crimi fa saere che nonostante  risultati del voto in Emilia Romagna e Calabria siano "inferiori alle aspettative. Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai il contrario" e "deluderemo" chi dice che il Movimento Cinquestelle è finito. Lo afferma in un post su Facebook aggiungendo: "Ora non resta che continuare a lavorare pancia a terra con il governo che dopo queste elezioni deve proseguire il suo percorso". "Ogni volta che un risultato elettorale non ci sorride - spiega Crimi - sento partire il solito coro che scandisce all'unisono: il Movimento è finito, è in ginocchio, sta scomparendo. In più, questa volta, viene dato per scontato il ritorno del bipolarismo, come se le elezioni in due regioni equivalessero al voto nazionale. Anche questa volta li deluderemo perché, chi dice questo, non ha capito cosa sia veramente il Movimento 5 Stelle, del perché siamo nati e quali sono gli ideali che ci guidano e ci rendono diversi da tutti gli altri".
"Il voto delle regionali - continua Crimi - ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento e ci permetterà di essere più presenti sui territori. Sarà fatica e sudore, ma so che siamo in grado di farlo. A una condizione: quella di restare uniti, di non lasciarsi irretire da facili sirene, di ricordare sempre quali sono gli obiettivi e le motivazioni che ci hanno portati nelle istituzioni e alla guida del Paese".

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Gianluigi Paragone suona le campane a morto. Dopo il voto in Emilia-Romagna e in Calabria il movimento "é morto, soffocato nella scatoletta di tonno. Non lo dico io, lo stanno dicendo gli elettori". In queste elezioni, continua il senatore espulso dai 5Stelle in un'intervista alla "Stampa", "il Movimento aveva la possibilità di iniziare a radicarsi sul territorio, ma se tu imposti il tuo radicamento su delle battaglie nei consigli regionali e comunali contro il Pd e poi ti presenti da alleato di governo del centro sinistra, allora finisci male".
Secondo Paragone "ormai e' tardi per riprendersi" perché "il Movimento e' una forza europeista e filo Pd" di conseguenza "per colpa di Di Maio, non ci sono piu' forze politiche anti-sistema" in Italia. Rimettere insieme i cocci non sarà facile. "So che Alessandro Di Battista e' l'unica speranza che ha il Movimento di risorgere. Alessandro dovrebbe ottenere la guida del partito e portarlo fuori da questa alleanza con il Pd, facendo cadere il governo" ma lui sa anche che "questa e' una cosa che non si realizzera' mai, perche' ci sono i gruppi parlamentari che non vogliono perdere il posto". La conclusione di Paragone è un senza appello: "Il Movimento e' destinato a scomparire nel Pd".

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