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Legge Elettorale: strappo PD a Palazzo Madama, anche Broglia e Lo Giudice non la votano

Hanno votato si all'Italicum, ma in 29 non hanno partecipato al voto, dando così luogo a uno strappo all'interno della compagine a Palazzo Madama. Tra questi anche quattro emiliano-romagnoli: Sergio Lo Giudice, il sindaco di Crevalcore Claudio Broglia, Josefa Idem, Maria Cecilia Guerra e Maurizio Migliavacca

I senatori del Partito Democratico in Senato hanno votato si all'Italicum, la nuova legge elettorale, ma in 29 non hanno partecipato al voto, dando così luogo a uno strappo all'interno della compagine a Palazzo Madama. Tra questi anche quattro emiliano-romagnoli: Sergio Lo Giudice, ex capogruppo Pd in Comune, il sindaco di Crevalcore Claudio Broglia, Josefa Idem, la modenese Maria Cecilia Guerra e il piacentino Maurizio Migliavacca.

Proprio Lo Giudice aveva scritto sui social: "Oggi inizia il voto sugli emendamenti alla legge elettorale. Ne ho firmati alcuni che vanno nella direzione di fare scegliere i deputati agli elettori, eliminando i capilista bloccati che potrebbero portare alla Camera fino al 60% di candidati scelti dai partiti. Insieme ad altri 28 senatori e senatrici del Partito Democratico abbiamo presentato oggi al gruppo un documento in cui rivendichiamo la libertà di voto sui nostri emendamenti".

La seduta dell'aula è iniziata alle 17.30 circa, con un'ora di ritardo per consentire l'incontro dei senatori di Forza Italia con Silvio Berlusconi, che poche ore prima aveva incontrato il premier. Il ministro Maria Elena Boschi ha dato i pareri del governo agli emendamenti, tra cui il parere quello di Miguel Gotor in cui si riconoscono i 29 senatori Pd. Parere favorevole invece all'emendamento del senatore del Pd Stefano Esposito, il cosiddetto "maxicanguro", una modifica che annulla tutti gli altri e blinda la legge elettorale.

CAPILISTA BLOCCATI. "Restituire compiutamente lo scettro al principe-cittadino-elettore. Sotto questo profilo riteniamo non sia condivisibile la nomina di capilista bloccati - si legge nel documento firmato dai senatori dissidenti - essa configura, infatti, un Parlamento nel quale i nominati rappresenteranno la maggioranza dei Deputati e in cui la possibilità di eleggere con preferenza i propri rappresentanti verrà lasciata di fatto esclusivamente al partito vincitore del premio di maggioranza.
In secondo luogo, la previsione di capilista pluricandidati istituzionalizza una pratica che espropria l’elettore del controllo effettivo del proprio voto con possibili rischi di incostituzionalità.
Si deve, infatti, tanto più considerare che siamo impegnati in un percorso di riforme costituzionali che prevede una sola Camera politica con un unico rapporto fiduciario col Governo. Infine, quanto alla clausola di salvaguardia essa deve necessariamente rapportarsi alla conclusione definitiva del processo di riforma costituzionale".


 

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