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Legge sull'omotransnegatività, intervista doppia: Arcigay/Popolo della Famiglia

Tanto se ne parla, ma siamo sicuri di aver capito di che si tratta? Lo facciamo spiegare a due parti opposte, Vincenzo Branà e Mirko De Carli: alle stesse domande, ecco come rispondono

Un neologismo, "omotransnegatività", che punta a combattere le discriminazioni e le violenze nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender e che dà il nome a una proposta di legge regionale parecchio discussa. Di che si tratta, perchè sì e perchè no, lo abbiamo chiesto a due uomini che fanno politica e sono letteralmente agli antipodi su questa questione. Sono Vincenzo Branà, presidente di Arcigay e Mirko De Carli del Popolo della Famiglia

Ecco le domande e le risposte dei due: 

La proposta di legge Contro l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere: in poche e semplici parole di che si tratta? Perchè è una proposta di legge importante? 

V.B. "Si tratta di una legge regionale, quindi non penale (quelle può farle solo il Parlamento), bensì di prevenzione e contrasto. In sintesi: rispetto al fenomeno dell'omotransnegatività si individuano azioni e ambiti di intervento attraverso i quali contrastare e prevenire l'ostilità, l'odio, le discriminazioni e le violenze. La legge parla innanzitutto di formazione - degli operatori e delle operatrici in ambito sociosanitario, scolastico, sportivo, ... - e si dà l'obiettivo di dotare questi destinatari degli strumenti necessari a riconoscere la discriminazione, a prevenirla o a correggerla. Non solo: si parla anche di cultura, perché l'omotransfobia ha una radice innanzitutto culturale. Vista da questa prospettiva, è una legge di importanza nevralgica, perché se una legge penale (mai approvata in Italia) avrebbe come obiettivo quella di sanzionare l'omofobo a posteriori, cioè quando la discriminazione e la violenza sono già avvenute, questa legge si fa carico del fenomeno omotransfobia nel suo complesso e cerca di agire sulle cause che lo determinano. Proprio per questo già da più di dieci anni diverse Regioni si sono date una legge come questa. Va detto infine che le azioni che la legge promuove sono complesse e per raccoglierne i frutti bisogna attendere molto tempo: perciò viviamo con allarme il ritardo di questa norma, perché si proietterà inevitabilmente sui suoi risultati".

M.D.C. "È una proposta di legge pericolosa e inutile. Per tutelare le discriminazioni di ogni genere, comprese quelle sessuali, esistono leggi già in vigore: applichiamole con forza per reprimere ogni abuso ma non usiamo questo aspetto per approvare un progetto di legge che riduce i margini di libertà di espressione ai cittadini della nostra regione. Si segue il filone del ddl Scalfarotto, affossato in Parlamento grazie sopratutto al Family Day del 2015, con l’obiettivo di dare una pistola fumante in mano alla Regione e poi ai giudici per colpire chi non si allinea alla neolingua del pensiero dominante arcobaleno. L’omotransnegatività è un concetto astratto che nella realtà non esiste; esistono le discriminazioni: uniamoci per combatterle insieme, ma non creiamo un’etica di Stato dove a dominare sia il pensiero del mondo lgbt".

L'iter legislativo in Regione si sta rivelando un po' complesso: perchè? Che cosa è successo negli ultimi mesi?

V.B. "La legge ha seguito l'iter dell'iniziativa popolare: è stata cioè approvata da alcuni consigli comunali della regione per arrivare in viale Aldo Moro come istanza dal basso, rispetto alla quale l'assemblea legislativa ha obblighi specifici. Nei mesi scorsi c'è stato un intenso lavoro in Commissione parità per migliorare il testo, in termini di efficacia e di coerenza con il sistema istituzionale, o per recepire alcune delle osservazioni dei consiglieri e delle consigliere. Purtroppo sulle questioni lgbti registriamo ancora oggi una tensione trasversale, che rende molto difficile la costruzione di mediazioni e equilibri. L'altro giorno però il testo è stato finalmente licenziato dalla commissione ed è pronto per il voto finale in aula". 

​M.D.C. "Il Pd ha allungato il percorso per cercare di andare oltre i confini della maggioranza per approvare il provvedimento: con l’ultima seduta di commissione e alcuni emendamenti approvati avrà quasi certamente il sostegno del Movimento 5 Stelle in aula il prossimo 24 luglio (data ormai ritenuta certa per la votazione finale). In questi mesi il centro-destra si è battuto con coraggio per affossare questo progetto di legge ma la maggioranza in Regione ha la necessità di pagare la cambiale al mondo lgbt prima delle prossime regionali: per questo vuole chiudere la partita prima della pausa estiva. Noi come Popolo della Famiglia saremo per questo in Regione il prossimo 24 luglio per dire no a una tale deriva ideologica davvero pericolosa".

Ci sono delle strumentalizzazioni politiche o delle cose non esatte che le parti opposte alla sua sostengono per portare dalla loro parte l'opinione pubblica?

V.B. "Sicuramente l'aver voluto inserire in questo testo un emendamento sulla gestazione per altri, che ribadisce quanto già stabilito dalla legge 40, cioè che si tratta di una pratica illegale nel nostro Paese, è per noi una strumentalizzazione, dal momento che la legge non affronta nemmeno il tema della genitorialità. Anzi: che il dibattito sulla gpa si sia infervorato proprio in corrispondenza di questa legge, dimostra come quella pratica sia utilizzata come stigma nei confronti della comunità lgbti, quando invece i dati ci dicono che sono gli eterosessuali in larghissima maggioranza a farvi ricorso. Eppure già dalla discussione parlamentare sulle unioni civili, approvate ben tre anni fa, la comunità lgbti viene caricata di questo peso simbolico. Il tema è complesso e molto delicato: riguarda i corpi delle donne, innanzitutto, quindi è auspicabile che qualsiasi intervento in materia parta dal dibattito che è in corso nel mondo delle donne. Forzare una sintesi è, in un senso o nell'altro, sbagliato. Fortunatamente il lavoro dell'aula ha smussato gli spigoli dell'emendamento che era stato presentato inizialmente sul tema e quello approvato in aula si limita a richiamare i paletti della legge 40. Resta l'amarezza per la contestualità tra quell'emendamento e la norma in discussione, che poco hanno a che fare, ma oggi è molto importante che quella norma sia approvata, specie a vantaggio del piccoli centri dove non ci sono associazioni o grandi risorse, e che hanno bisogno come l'ossigeno di uno strumento come quello per attivare percorsi di prevenzione e contrasto all'omotransfobia". 

​M.D.C. "Trasformare casi reali di discriminazione per scelte sessuali in strumento con cui affermare un’etica di Stato arcobaleno. Le discriminazioni vanno combattute con la legge, con le sentenze e con la formazione e prevenzione realizzata in primis dalle istituzioni: non per questo, però, si deve arrivare a non garantire più la libertà di espressione per chi non ritiene una scelta sessuale il punto d’osservazione primario e prioritario per ogni azione governativa o amministrativa. I desideri non possono diventare diritti e riconoscere l’esclusività di alcuni istituti giuridici (penso al matrimonio)  solo ed unicamente alla famiglia come previsto dall’art.29 Cost. non si significa essere omofobi". 

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