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Peculato, condannato il consigliere Nanni. Draghetti: 'Ora si dimetta'

Mentre la Presidente chiede le dimissioni dal consiglio provinciale, l'avvocato di Nanni assicura che il suo cliente, in una eventuale causa civile, è pronto a restituire i soldi

Ieri il consigliere provinciale Paolo Nanni, accusato di peculato nell’inchiesta sui rimborsi ai consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna, ha patteggiato una condanna a 1 anno e 11 mesi davanti al Gup. All'indomani della condanna arriva la richiesta di dimissioni dalla Regione. "Anche in attesa della sentenza e delle sue motivazioni, auspico che il Consigliere valuti la portata della vicenda e si dimetta immediatamente dal Consiglio provinciale. Un gesto a mio avviso necessario anche se, di fatto, l’attività dell’Assemblea di Palazzo Malvezzi proseguirà ancora per circa 45 giorni". Così ha dichiarato, senza mezzi termini, la presidente della provincia di Bologna Beatrice Draghetti.

Nel frattempo l'avvocato di Nanni, Armando D'Apote, assicura che il suo cliente, in una eventuale causa civile, è pronto a restituire i soldi, "ma non certo 277 mila euro, i conti devono essere rifatti". Per D'Apote, infatti, ci sono "alcune voci che gridano vendetta, come i 40 mila euro spesi alla buvette. Questo significa che Nanni era costantemente presente in Regione, a fare il suo lavoro. Bisogna rivedere tutte le spese in base alla legislazione vigente all'epoca e sicuramente la cifra finale è diversa da quella contestata".

Le indagini su Nanni partirono dopo la denuncia di Domenico Morace, ex coordinatore cittadino dell'Italia dei valori. Anche per un altro consigliere regionale, Alberto Vecchi del Pdl, dovrebbe arrivare presto la sentenza: Vecchi è a processo con l'accusa di truffa aggravata per i rimborsi chilometrici che intascava (87 mila euro in cinque anni) dopo aver scelto una residenza fittizia fuori Bologna, secondo la Procura. Ancora in corso, infine, le indagini sulle spese del 2010 e 2011 per le quali risultano iscritti nel registro degli indagati i nove capigruppo all'epoca dei fatti. Secondo il procuratore aggiunto Valter Giovannini la decisione di oggi del gup "è anche un riconoscimento per il lavoro serio e riservato svolto dalla Procura, e in questo caso in particolare dalla pm Scandellari". "Anche in questo caso, alla luce dell'esito della udienza preliminare, e tenendo conto delle motivazioni delle sentenze emesse, la Regione intraprendera'' le azioni risarcitorie conseguenti, e cio' con l'indispensabile coordinamento con le iniziative della Corte dei Conti". Lo precisa Mariano Rossetti, avvocato della Regione, dopo la sentenza di ieri .

La Procura ha contestato il reato di peculato per 277 mila euro. Ma Nanni esclude categoricamente di "essersi appropriato di denaro pubblico per fini di lucro o d'arricchimento personali, e comunque per soddisfare scopi estranei al proprio mandato elettorale o ruolo politico". Così si legge nella richiesta di patteggiamento che l'ex eletto di viale Aldo Moro ha presentato tramite il suo legale, Armando D'Apote: tutte le spese sostenute nella legislatura 2005-2010, spiega Nanni, erano coerenti "con le prerogative del proprio ruolo di consigliere regionale e di rappresentante del partito". L'ex dipietrista ammette che in alcuni casi, come quello delle locandine per manifestazioni mai svoltesi, ha usato "un escamotage (rispondente ad una prassi piuttosto diffusa) per avvalorare l'impiego di risorse per ragioni effettivamente diverse". Ragioni in ogni caso "connesse al ruolo di consigliere regionale". Lo stesso ragionamento vale per regali, pranzi, cene e buffet: "Da un lato corrispondevano a una modalità per retribuire collaboratori occasionali" e "dall'altro, si collocavano nella logica dell'interlocuzione con le varie categorie della società e con la captazione del consenso". Nanni, inoltre, cita la delibera del 5 gennaio 2012 dell''Ufficio di presidenza della Regione sulla rendicontazione dei gruppi assembleari, dove viene precisato che tra le spese di rappresentanza rientrano "doni di rappresentanza, pranzi con soggetti terzi e ospitalità a soggetti terzi". Insomma tutto lecito, compresi i fiori per le signore o il ferro da stiro i cui scontrini sono stati trovati tra le pezze d'appoggio di Nanni. Dunque, l'ex consigliere è sicuro di potersi difendere in processo "quantomeno con riguardo alla assoluta maggioranza degli addebiti" contestatigli. Ma "per ragioni legate soprattutto alla tutela del sentimento familiari e alla protezione dallo strepitus fori che notoriamente caratterizza processi del genere e al costo, anche di energie personali e psicologiche, di un lungo percorso giudiziario, preferisce chiudere questo capitolo della propria vita" con il patteggiamento.

(fonte Dire)

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