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Passante Nord, Sel-Verdi e Fds: 'Rivedere il progetto, impatto ambientale devastante"

Una risoluzione impegna la Giunta regionale "ad adottare le opportune iniziative nei confronti di tutti i soggetti coinvolti allo scopo di rivedere il progetto dell'opera: distruggerebbe fisicamente oltre 700 ettari e ne danneggerebbe circa 8.000"

“Rivedere il progetto del passante nord di Bologna”. Lo chiedono alla Giunta regionale Gianguido Naldi (primo firmatario) e Gabriella Meo di Sel-Verdi assieme a Roberto Sconciaforni (Fds).

Considerando l’ultima versione, il progetto – segnalano i consiglieri – “avrebbe comunque un impatto ambientale devastante su un territorio agricolo estremamente pregiato, in quanto distruggerebbe fisicamente oltre 700 ettari e danneggerebbe circa 8.000 ulteriori ettari inibendoli all’agricoltura di qualità. Altri importanti punti negativi del progetto – continuano - sono un maggior consumo energetico per l’aumentato percorso quantificabile in circa 100.000 TEP (tonnellate petrolio equivalenti) ogni anno”. E peraltro, - aggiungono - “il traffico allontanato dalla città ad un costo economico ed ambientale esorbitante risulta appena il 20 per cento di quello che transita sull’attuale asse della tangenziale”.

Inoltre “ai fini del decongestionamento del traffico della cintura bolognese occorre improrogabilmente completare una serie di opere viarie di dimensioni minori, rimaste incompiute da anni nel territorio della provincia di Bologna, che produrrebbero grandi benefici alla scorrevolezza del traffico sull’intero comprensorio di pianura”. Queste “opere minori” – si legge nella risoluzione - richiederebbero “una piccola parte dei 1.300 milioni di euro promessi da società Autostrade per il passante nord e decongestionerebbero in maniera molto significativa la tangenziale di Bologna, sulla quale – sottolineano - restano seri problemi di traffico, diversamente dall’asse autostradale che, dopo la realizzazione della terza corsia dinamica, non presenta più grosse criticità”.

Nella risoluzione si impegna quindi la Giunta regionale “ad adottare le opportune iniziative nei confronti di tutti i soggetti coinvolti allo scopo di rivedere il progetto dell’opera, optando per due tipi di soluzione: o per trasformazione del tratto autostradale corrispondente alla tangenziale in nuove corsie della stessa tangenziale (una cosiddetta “banalizzazione”) o almeno per un possibile uso flessibile delle corsie di entrambe le arterie oppure ancora, in seconda battuta, “per il potenziamento in sede della tangenziale di Bologna”, comprese efficaci opere di mitigazione di eventuali impatti in tutti i punti a ridosso delle zone abitate, come proposto fin dal 2004 dal Comitato per l’alternativa al passante nord”.

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