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Staffetta Letta-Renzi, stordimento nel Pd: "Passerà con le riforme radicali del nuovo Governo"

Donini riunirà i parlamentari bolognesi e organizzerà riunioni nei circoli per spiegare le ragioni dell'avvicendamento. Su cui, sotto le Due Torri, in molti nutrono dubbi o preoccupazioni, dai cuperliani ai renziani stessi

La base Pd è "frastronata" per il siluramento del Governo Letta e il segretario bolognese, Raffaele Donini, prepara le contromosse. Nei prossimi giorni il segretario, che ha votato Gianni Cuperlo al congresso ma è stato eletto attraverso un patto trasversale, riunirà i parlamentari bolognesi e organizzerà riunioni nei circoli per spiegare agli iscritti le ragioni dell'avvicendamento.

Ma senza cedere di un millimetro rispetto alla necessità della svolta: questa volta, insomma, la dirigenza bolognese non si farà interprete del disagio della base come accaduto lo scorso dopo l'affossamento di Romano Prodi e la nascita delle larghe intese. Choc peraltro sicuramente piu' forti rispetto a quello vissuto oggi.

"Il turbamento di iscritti ed elettori? Passerà quando arriveranno le riforme radicali del nuovo Governo", è il leit-motiv di queste ore. Del resto in via Rivani alla luce degli ultimi sviluppi si ricorda volentieri che martedì, cioè due giorni prima del 'licenziamento' del premier Enrico Letta votato dalla direzione nazionale, il parlamentino del Pd di Bologna aveva approvato all'unanimità la relazione dello stesso segretario Donini che dichiarava chiusa la stagione dei governi "balneari".

Ma ciò non toglie che il passaggio sia complicato da gestire, come dimostra il dibattito sui social network. "Marilena spiegaci tu cosa sta succedendo e soprattutto cosa succederà perchè in tanti si è frastornati", chiede ad esempio il capogruppo Pd in Provincia Gabriele Zaniboni alla deputata Marilena Fabbri. Risposta: "si è compiuto il disegno Renzi". Ma, aggiunge poi Fabbri, "non con il mio voto e il mio consenso. Sono tra coloro che pensano che il rispetto anche in politica sia ancora un valore. Io sono stata minoranza al congresso e mi sento minoranza".

Come Donata Lenzi ("L'area Cuperlo è finita"), anche altri cuperliani prendono insomma le distanze dal sì in direzione al siluramento di Letta a favore di un Governo guidato da Matteo Renzi. "Io non lo avrei fatto- dice per esempio, sempre via Facebook, il deputato modenese Davide Baruffi- perchè la cosa poteva essere gestita e risolta in altro modo migliore. E non ho sentito un solo contenuto programmatico su cui misurare la discontinuità annunciata".

Dubbi affiorano eccome anche tra i renziani per la strada imboccata dal segretario Pd. "La mia preoccupazione è solo che, preso nel fuoco incrociato, nemico e, soprattutto amico, la scelta si riveli un azzardo e che, alla fine, venga meno l''unica figura realmente in grado di allargare il consenso del centrosinistra e creare lo spazio per governare questo paese", scrive ad esempio il presidente della direzione Pd di Bologna Piergiorgio Licciardello. "Se Renzi fallisce- avverte ancora Licciardello- torneremo nelle braccia della destra e ci rimarremo per chissà quando. Su questo vorrei riflettessero tutti quelli che oggi gridano alla tragedia e, magari, sognano un nuovo scisma a sinistra".

(agenzia Dire)

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