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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Spese partiti 'irregolari' per 150 mila euro, la Corte dei Conti: 'Restituite i soldi'

Le contestazioni non hanno risparmiato nessun gruppo: rilevate "irregolarità" per tutti i partiti. I capigruppo fanno muro tutti insieme, affermando "di aver rispettato tutte le regole". Pronti a ricorrere anche al TAR

Spese "non regolari" per circa 150.000 euro da parte dei partiti alla Regione Emilia-Romagna. E' il responso della sezione di controllo della Corte dei Conti che ha inviato a viale Moro i suoi rilievi sui rendiconti 2013 dei gruppi con richiesta di "restituzione delle cifre" bocciate.

Come riporta la delibera pubblicata dalla stessa Regione le contestazioni non hanno risparmiato nessun gruppo: sono state rilevate "irregolarità" nelle spese del Pd per 84.924 euro, in quelle del Movimento 5 stelle per 21.980 euro e in quelle di Forza Italia (ex Pdl) per 20.705 euro. Seguono a ruota l'Idv (10.073 euro), la Federazione della sinistra (5.891 euro) il gruppo misto (4.114 euro), la Lega (1.573 euro), l'Udc (967 euro) e Sel (645 euro).

I capigruppo fanno muro tutti insieme. Nel riaffermare "la convinzione di aver rispettato tutte le regole vigenti", i presidenti dei gruppi assembleari sottolineano il fatto che "scorrendo i rilievi contenuti nella deliberazione della sezione regionale della Corte dei Conti risulta evidente come le contestazioni siano relative a spese tutte finalizzate ad attività politico-istituzionali". In questo senso, obiettano, si era già espressa la Corte Costituzionale nella sentenza n.39 del 2014 "là' dove si afferma che ''il sindacato della Corte dei conti assume infatti come parametro la conformità del rendiconto al modello predisposto in sede di Conferenza e deve pertanto ritenersi documentale, non potendo addentrarsi nel merito delle scelte discrezionali rimesse all''autonomia politica dei gruppi, nei limiti del mandato istituzionale'. Inoltre, proseguono i capigruppo, "la gran parte delle contestazioni sono relative a spese annotate nei rendiconti 2013 ma relative a debiti già assunti da ogni singolo gruppo nel 2012 e, appunto, solo liquidate nel 2013". Oltretutto le "regole di spesa 2012 erano diverse, ma altrettanto regolari, da quelle poi subentrate per i rendiconti 2013, e quindi non assoggettabili al controllo sanzionatorio della Corte dei Conti". I partiti ribadiscono infine "ancora una volta la convinzione di aver rispettato tutte le regole vigenti e la nostra volontà di volerle rispettare così come la convinzione che si tratti di voci di spesa giustificate, perfettamente regolari e funzionali alla nostra attività". In ogni caso "avvieremo quindi immediatamente gli approfondimenti del caso per far valere tutte le nostre ragioni".

Al maxigruppo Pd di viale Moro vengono contestati poco meno di 85.000 euro da parte della Corte dei conti per quanto riguarda i rendiconti 2013, un po' piu' della metà dei 150 mila euro complessivi. Tutto regolare per i democratici. "Nel riaffermare la convinzione di aver rispettato tutte le regole vigenti- premette in una nota la capogruppo Anna Pariani- va segnalato che alcune delle voci contestate sono relative a residui del rendiconto 2012 liquidate nel 2013 e quindi non possono essere considerate rilevanti ai fini dei controlli sanzionatori della Corte dei Conti". Per quanto riguarda poi le "spese residue contestate al gruppo del Pd, prosegue Pariani, "sono relative essenzialmente a due voci. Un importo di circa 22.000 euro riferito a pubblicazioni di articoli sulla rivista ''Noi donne'', regolarmente fatturate dalla cooperativa che edita il giornale, e una convenzione del valore di 40.000 euro con la Fondazione Gramsci, inserita dal ministero per i Beni e le Attività Culturali tra gli istituti di rilevanza nazionale, per realizzare studi e iniziative su temi di interesse della Regione e dell'attività del gruppo assembleare". Pariani considera infine "doverosa l'attività di controllo esercitata dalla Corte dei Conti, ma nello stesso tempo ribadisco che si sia agito correttamente spendendo i contributi assegnati al gruppo Pd dall''assemblea legislativa esclusivamente per attività politico-istituzionali".

Si abbatte anche l'ira del Movimento 5 stelle sulla Corte dei conti dopo la contestazione di spese per poco meno di 22.000 euro sui rendiconti 2013 del gruppo M5s di viale Moro. Il consigliere Andrea Defranceschi annuncia ricorso al Tar contro il provvedimento, che riguarda 11.138 euro impiegati in "consulenze, studi e incarichi" e 9.180 euro in "spese per la redazione, stampa, eccetera". Nella sostanza, le spese irregolari riguardano i contratti del personale del gruppo M5s. La Corte dei conti "vorrebbe chiedermi la restituzione di un anno di stipendio di due persone che hanno lavorato. Questo- afferma Defranceschi- è  l'ennesimo sfregio di una burocrazia che non distingue il valore del lavoro dal furto. C'è chi viene pagato per lavorare e chi viene pagato nonostante non lavori. Mi contestano di averli pagati prima. Lo so, in Italia c'è il vizio di pagarti (forse) 90 giorni dopo. Io invece li ho pagati anticipatamente per il lavoro fondamentale che già mi stavano fornendo. E questo perchè causa cambiamento in corsa dei regolamenti si era paventato il rischio che rimanessero scoperti". E prosegue: "Io capisco che molte persone nella pubblica amministrazione vengono pagate con i soldi dei cittadini per fare altro, magari per lavorare per il partito, magari perchè parenti o colleghi di un qualche studio: peccato che non siamo tutti uguali". Quindi, "se dovrò  pagare di tasca mia due contratti di persone che si fanno il mazzo perchè ho anticipato i loro stipendi per il rischio che rimanessero senza, lo farò. Ma non prima di aver fatto ricorso al Tar, visto che i due contratti di lavoro sono già stati accertati, documentati, legalmente ammessi dalla normativa regionale, approvati dai revisori dei conti, da una sentenza della Corte costituzionale, nonchè dalla mia personale consulente del lavoro".

(FONTE AGENZIA DIRE)

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