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Pericolo tubercolosi: Lega: 'Test sugli immigrati'

Scontro Pdl /Lega sul 'passaporto sanitario' e l'estensione dello screening contro la tubercolosi agli stranieri. Concconcelli: 'Test ovunque, alla Dozza, al Pratello, al CIe...'. Petrella: 'Allarmismo'

Pensavamo che la tubercolosi in Italia fosse debellata, non è cosi. 7 casi su 100 mila si registrano ogni anno nel nostro Paese. A Bologna i casi salgono a 19.5. Spesso la Tbc arriva dall'Estero. Così è scontro sul 'passaporto sanitario' e sull'estensione dello screening contro la tubercolosi agli immigrati.

E' stata la consigliera della Lega Mirka Cocconcelli a portare, oggi in commissione a Palazzo D'Accursio, un ordine del giorno per chiedere di istituire il passaporto sanitario per gli immigrati per censire il loro stato di salute e di estendere quanto piu' possibile il test della tubercolosi.
Criticata la proposta dal Pdl,
tra le cui fila Tommaso Petrella parla di "allarmismo" leghista di richieste "fuori dalla realta'".

La riunione di commissione si è aperta con i dati sull'incidenza della malattia. Anna Rosa Gianninoni e Falcone dell'Ausl spiegano che la tubercolosi in Italia si riscontra in sette casi su 100.000 persone all'anno. Il tasso in Emilia-Romagna e' di 10,5 casi, nel territorio dell'Ausl di Bologna di 14,5 e a Bologna citta' addirittura di 19,5 casi su centomila persone all'anno. Inoltre, tra il 1999 e il 2011 i casi conclamati e contati dall'Ausl sono stati molto alti tra gli italiani sopra i 64 anni, ma anche tra gli immigrati in eta' lavorativa (396 casi tra i 25 e i 34 anni e 282 tra i 35 e i 44 anni).E' anche vero, pero', che tra il 2009 e il 2011 i bambini malati si sono registrati in particolare tra i nati in Italia e non all'estero (il 62% contro il 38%) e che gli stranieri che si ammalano lo fanno nei primi tre anni di vita in Italia, dice Gianninoni, probabilmente per malnutrizione, alloggi affollati, condizioni igieniche precarie. Gianninoni precisa poi che il test della Tbc si fa gia' nei bambini immigrati che provengono da paesi ad alta  incidenza della malattia quando sono iscritti a scuola (dal nido in su), tra diversi detenuti e agli operatori sanitari. Inoltre, in presenza della patologia si fa il test a tutte le persone venute a contatto con il malato.   

Per Cocconcelli il test va fatto soprattutto tra gli immigrati ed esteso al Cie, al carcere della Dozza e al Pratello, negli ospizi, nei dormitori, nelle scuole. Perche' la "malattia puo' essere presente in forma latente e essere trasmessa e svilupparsi nelle persone che hanno difese immunitarie basse. Chi ha in incubazione la malattia puo' comunque contagiare: ogni malato puo' contagiare in media 12 persone all'anno". Ma Petrella dissente: "Cocconcelli sta dando numeri da emergenza sanitaria e diversi da quelli dell'Ausl. E poi le richieste che fa nel suo ordine del giorno sono fuori dalla realta'". A rispondere, pero' e' Falcone: "Vi prego, uno studio accurato sarebbe utile e ci servirebbe controllare anche la patologia latente, non solo quella conclamata". Cocconcelli conclude dicendo: "La mia proposta non una schedatura degli immigrati, ma un lavoro di prevenzione, visto che a Bologna i malati conclamati sono tre volte che in Italia. Bisogna scovare l'infenzione prima che si manifesti e lo si puo' fare solo con il test. Io parlo di igiene pubblica, l'ideologia non centra".

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