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Stranieri negli alloggi popolari: il Governo censura il video di Bignami e Lisei

Il vice-ministro: "Le iniziative che possono generare fenomeni di intolleranza sono da ritenersi gravi. Soprattutto se poste in essere da rappresentanti delle istituzioni"

"Tutte le iniziative che possono generare fenomeni di intolleranza ed alimentare un clima di contrapposizione tra cittadini sono da ritenersi gravi e assolutamente da stigmatizzare. Soprattutto se poste in essere da rappresentanti delle istituzioni".

E' la censura del Governo sul video social, poi sparito, realizzato dal parlamentare Galeazzo Bignami e dal consigliere comunale Marco Lisei (Fdi) per mostrare i nomi dei residenti stranieri nelle case popolari di Bologna. Ad intervenire sul caso rispondendo all'interrogazione presentata dai parlamentari dem Giuditta Pini e Stefano Ceccanti è il viceministro dell'Interno, Matteo Mauri (Pd). Nel video si segnala "la forte presenza di cittadini stranieri tra i residenti, incitando in tal modo all'odio razziale- segnala Pini illustrando la domanda- anche a fini elettorali". Per la parlamentare dem, in base ai resoconti d'aula, ci sono "possibili rilievi di discriminazione razziale" e la vicenda appare contestabile "anche per la violazione della privacy degli inquilini".

Il viceministro riferisce che la questura di Bologna "non ha ricevuto specifiche segnalazioni o denunce", mentre c'è stato un coinvolgimento del Garante della privacy per iniziativa dell'avvocato Cathy La Torre. "Fermo restando le valutazioni che saranno effettuate dal Garante in relazione agli eventuali profili di illiceità delle condotte denunciate, nonchè alle possibili conseguenze di carattere sanzionatorio- afferma Mauri- desidero qui richiamare un principio sancito dalla Corte Costituzionale". La Consulta, più volte chiamata a pronunciarsi sul tema, ha stabilito "la mancanza di differenze sostanziali tra cittadini italiani e stranieri nell'accesso agli alloggi pubblici", continua il rappresentante del Governo.

Case Acer agli stranieri, nomi e cognomi in rete: bufera su Bignami e Lisei

 "La Corte richiama anche il diritto eurounitario- continua Mauri- ed in particolare la direttiva Ce 2003-109, recepita nel 2007 dal nostro ordinamento, che prevede, tra l'altro, che i soggiornanti di lungo periodo (i cittadini extracomunitari che risiedono regolarmente in uno Stato membro da almeno cinque anni) sono equiparati ai cittadini dello Stato membro in cui si trovano per il godimento dei servizi e delle prestazioni sociali, tra i quali rientra l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica". La Corte, nel pronunciarsi sulla legittimità di alcune leggi regionali che prevedevano un requisito minimo di residenza nella regione superiore ai cinque anni per poter accedere all'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, "ha anche osservato che la valutazione di irragionevolezza e di mancanza di proporzionalità di tale requisito- aggiunge il viceministro- si risolve in una formula dissimulata di discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri". (dire)

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