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Hiv e Aids, l'immunologo: "Prima si scopre il virus, meglio è. La vita di un sieropositivo non cambia"

L'INTERVISTA. "Fino all'inizio dei Novanta si credeva che il problema dell'HIV e dell'AIDS riguardasse solo i tossicodipendenti e che il contagio avvenisse quasi esclusivamente attraverso lo scambio di siringhe. Oggi molto è cambiato"

Il primo dicembre si celebra la giornata mondiale della lotta all’Aids. Ma non è l'unico giorno dell'anno in cui se ne dovrebbe parlare: prevenzione e informazione sempre, sulla trasmissione del virus e sulla malattia vera e propria. Vincenzo Colangeli, dirigente del reparto Malattie Infettive del S.Orsola-Malpighi ne parla, a fronte dei 62 i nuovi casi di HIV diagnosticati a Bologna nel corso del 2017. Cinque in più dell’anno precedente, ma nettamente in discesa rispetto ai 76 del 2015 e agli 81 del 2014. In flessione anche l’incidenza sulla popolazione, passata dall’8,1 ogni 100.000 abitanti del 2014 ai 6,1 dell’anno scorso.

«In questi anni molto è cambiato - spiega Colangeli - verso la metà degli anni Ottanta e fino all'inizio dei Novanta si credeva che il problema dell'HIV e dell'AIDS riguardasse solo i tossicodipendenti e che il contagio avvenisse quasi esclusivamente attraverso lo scambio di siringhe. Poi si è iniziato a fare luce sulla trasmissione sessuale del virus. La cosa importante è  scoprire se si è positivi e tenere a bada la replicazione del virus, considerando sempre la differenza tra infezione e malattia».

Essere sieropositivi vuol dire essere entrati in contatto con il virus, ma non per questo condannati a sviluppare la malattia, evitabile con un'adeguata terapia farmacologica. Prima si comincia, meglio è: la diagnosi deve essere tempestiva affinchè non venga danneggiato a fondo il sistema immunitario: l'AIDS è una sindrome e non un sintomo. 

Come cambia la vita di una persona che si scopre sieropositiva? «Se lo si scopre subito le vite sono sovrapponibili, semplicemente si assumono dei farmaci, il che può anche voler dire due pillole all'anno. Chiaramente più il sistema immunitario è compromesso più le cure saranno importanti e frequenti. Vorrei ricordare che il virus non è trasmettibile da mamma a figlio in caso di gravidanza».

Si guarisce dall'HIV e dall'AIDS? «No, non è mai guarito nessuno. Di recente si è parlato di un caso speciale a Berlino, ma è appunto un caso molto particolare e complesso ancora da valutare fino in fondo». 

Esistono test fai-da-te? «Esistono. Si acquistano online e in farmacia e danno una indicazione sulla reattività al virus, ma non danno nessuna certezza». 

Gli esami veri e propri come e dove si fanno? «Presso gli ambulatori dedicati, dove avviene la ricerca degli anticorpi anti-HIV mediante un prelievo del sangue». Per effettuare il test ci si deve presentare (S.Orsola-Malpighi dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 13,30) direttamente in accettazione e poi, ricevuto un numero progressivo, il medico effettua un counselling pre-test prima del prelievo ematico. Per eseguire il test HIV non è necessaria la richiesta del medico e non è necessario essere a digiuno, ma è necessario presentarsi con la tessera sanitaria per fornire i propri dati anagrafici. Il Medico assegnerà poi all’Utente un appuntamento per il ritiro del referto e l’opportuno counselling post-test.

Ci sono delle bufale sull'HIV e sull'AIDS che vorrebbe smentire? Delle informazioni false o inesatte che creano equivoci? 

«Tutto quello che è bene sapere e tutto quello che più frequentemente ci viene chiesto per esempio dagli studenti delle scuole che incontriamo per fare sensibilizzazione e prevenzione riguarda la trasmissione del virus. Il contagio avviene attraverso sangue, liquido seminale e fluidi corporei. I rischi sono legati rapporti sessuali non protetti e trasfusioni. Per queste ultime le possibilità di contrarre il virus oggi sono praticamente nulle, al contrario di qualche decennio fa». 

Qualche giorno fa è uscito il film dedicato ai Queen e a Freddy Mercury: è morto nel 1991. Se si fosse ammalato qualche anno più tardi si sarebbe salvato? «Secondo me sì. C'è da considerare che nel 1994 sono nati dei medicinali che hanno cambiato la storia dell'HIV». 

NUMERI. Sono stati 62 i nuovi casi di HIV diagnosticati a Bologna nel corso del 2017. Cinque in più dell’anno precedente ma nettamente in discesa rispetto ai 76 del 2015 e agli 81 del 2014. In flessione anche l’incidenza sulla popolazione, passata dall’8,1 ogni 100.000 abitanti del 2014 ai 6,1 dell’anno scorso.

Il Policlinico di Sant’Orsola ha aperto le porte agli studenti delle scuole superiori di Bologna. Lo ha fatto in occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS 2018, proponendo una mattinata di informazione e confronto con i medici del reparto di Malattie infettive, guidato dal professor Pierluigi Viale. Al termine dell’incontro sono stati distribuiti un opuscolo della Regione che aiuta a sapere tutto ciò che serve su AIDS e malattie sessualmente trasmissibili e una guida rapida per capire dove e come poter fare visite e controlli a Bologna. Materiali che i ragazzi e  le ragazze hanno potuto riportare a scuola e diffondere anche tra i propri compagni.

Sono circa 500 i ragazzi in Italia che hanno contratto il virus dell’Hiv. L’Istituto Superiore di Sanità segnala «un’incidenza maggiore» della sindrome nei giovani con un’età compresa tra i 25-29 anni, non escludendo che il virus possa essere stato contratto quando erano ancora minorenni. Nel 2016, le regioni con l’incidenza più alta sono state la Lombardia (691), il Lazio (557), l’Emilia Romagna (328) e la Toscana (292).

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