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Saggezza popolare: i proverbi più amati dai bolognesi

I proverbi bolognesi sono in gran parte mutuati, come tutti, dalla cultura contadina. Rime audaci, che affiancano il susseguirsi delle stagioni alle funzioni fisiologiche, o battute più o meno velate ...

I proverbi bolognesi sono in gran parte mutuati, come tutti, dalla cultura contadina. Rime audaci, che affiancano il susseguirsi delle stagioni alle funzioni fisiologiche, o battute più o meno velate sull’avidità dei borghesi della città, dai notai ai commercianti. In generale, il dialetto bolognese sta morendo: solo gli anziani lo riescono ancora a parlare con disinvoltura, mentre i più giovani a volte non riescono nemmeno a capire gli argomenti delle discussioni. Ai nipoti è rimasta la parlata, l’accento, e un nutrito bagaglio di slang, più o meno travasati dalle espressioni dialettali.
Qui di seguito abbiamo selezionato alcuni detti “urbani”, che spesso si sentono far capolino durante le partite a carte o biliardo dei circoli anziani più frequentati.

L é méi un bèl taŝair che un bèl parlèr
(E’ meglio un bel parlare che un bel tacere)

Si rivolge di solito a chi ostenta conoscenze poi puntualmente smentite durante la discussione

I fiû di gât i ciâpn i póndg
(I figli dei gatti acchiappano i topi)

Questo proverbio è usato per descrivere, in modo pregiudizievole, che non ci si può aspettare un comportamento diverso da parenti e sodali di una persona malfidata

Secånnd al frè a si fà al capózz
A seconda del frate, gli si fa il cappuccio

Dal duplice significato: indica che bsogna sempre adattarsi agli eventi, ma anche un affare pubblico viziato da un conflitto di interesse, un provvedimento emanato “su misura” a vntaggio di una persona specifica

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