La fama e il prestigio del ristorante “San Domenico” di Imola al Cinema Rialto
Il terzo appuntamento della rassegna cinematografica "Storie di terra, cibi e mercati", che ha avuto luogo ieri presso il Cinema Rialto, ha goduto della presenza degli autori del film e dell'executive chef del ristorante stellato "San Domenico" di Imola. Il ristorante, la cui fama ha eco in tutto il mondo, ha una storia quarantennale che viene raccontata nel documentario Cucinare da re, realizzato da Mauro Bartoli e Giuseppe Savini nel 2010.
Il ristorante nacque negli anni Settanta da un'idea di Gianluigi Morini che, dopo la propria passione nel collezionare pregiati vini e cognac francesi, scelse di dedicarsi alla ristorazione ma volle caratterizzarla di quel sapore tradizionale e intimo dell'ospitalità casalinga. A quel tempo, tale concetto aveva un carattere pressoché innovativo e il ristorante venne lanciato a livello nazionale grazie all'intervento in cucina di Nino Bergese, il cuoco delle grandi famiglie piemontesi, e, poco tempo dopo, da Biagi, che scrisse un ampio articolo sul ristorante sulla terza pagina del "Corriere della Sera". Incuriositi, altri giornalisti si interessarono al "San Domenico" e lo condussero alla sua piena affermazione negli anni Ottanta. Nel frattempo, la Guida Michelin gli attribuì due stelle.
In questo periodo, il ristorante apre i battenti anche negli Stati Uniti. A New York, lo stile italiano e il carattere tipicamente regionale del "San Domenico" ottengono i consensi dei palati statunitensi, ospitando anche personaggi famosi, italiani e stranieri.
L'attuale chef, Valentino Marcattilii, e il maître, Natale Marcattilii, oggi gestiscono il ristorante di Imola, il cui aspetto non è cambiato da quando ha aperto: gli interni sono sempre gli stessi e l'ambiente non è stato modificato. Nonostante il suo carattere tradizionalista, il "San Domenico" è rimasto al passo coi tempi, proponendo una cucina alla portata dei palati più raffinati, che mantiene saldi rapporti con i piatti del territorio. La cucina di casa, che paradossalmente vive attraverso i grandi ristoranti, è stata trasformata in haute cuisine proprio da questi sporadici fenomeni culinari.
Nel documentario prendono la parola vari personaggi, tra cui Bruno Vespa come assiduo frequentatore del ristorante, Vittorio Sgarbi e lo storico e docente all'Università di Bologna Massimo Montanari. E' stato proprio quest'ultimo a definire il mangiare come un'operazione culturale, perché è la cucina tradizionale quella che più si avvicina a rappresentare la cultura di un Paese e a mantenerla in vita.
Non sarà uno dei prestigiosi vini conservati da Morini nella fornita cantina del "San Domenico", ma alla fine della proiezione si è brindato piacevolmente assieme allo chef Marcattilii con il vino Aubì dell'Azienda Agraria dell'Università di Bologna. La rassegna cinematografica "Storie di terra, cibi e mercati" è organizzata dall'Accademia Nazionale di Agricoltura, dal Circuito Cinema Bologna e dall'Alma Mater Studiorum; inoltre, gode del patrocinio di Expo e di City of Food is Bologna.
Con l'occasione, ricordo ai lettori che lunedì prossimo, il 25 maggio, sempre alle ore 18:30 presso il Cinema Rialto si terrà la premiazione dei vincitori del concorso Food Markets on Video a ingresso gratuito. Oltre alla consegna dei premi, verranno proiettati brani filmici a sorpresa sui mercati alimentari europei.
di Martina Belcecchi