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Smart working e dintorni. Come il coronavirus ha cambiato il nostro approccio al lavoro

L'INTERVISTA. La psicologa del lavoro Maria Carla Tabanelli spiega cosa ci è accaduto nel periodo del lockdown e perchè la nostra professione è importante: "Senso di continuità e senso di identità"

Lavorare, non lavorare, lavorare con una modalità tutta nuova come lo smartworking: questo è successo a dipendenti e professionisti autonomi nel periodo dell'emergenza da Coronavirus. In tutti i casi un cambiamento c'è stato e le ripercussioni psicologiche riescono a sorprenderci, così come ci racconta Maria Carla Tabanelli, psicologa del Lavoro e psicoterapeuta biosistemica: "Credo che la cosa più rilevante dal punto di vista psicologico sia stata quella di capire il processo di adattabilità dell'essere umano durante uno stato di emergenza". 

Parola d'ordine: spirito di adattamento

Lei opera nell'ambito del benessere lavorativo e tratta le cause e gli effetti dello stress. Cosa ci può dire di questo particolare periodo storico? Dello stato dei lavoratori con cui ha avuto contatti durante il lockdown? Delle nuove problematiche e magari delle scoperte fatte analizzando le varie situazioni caso per caso? "Inutile specificare che in questo periodo la mia attività non si è interrotta, anzi. Oltre alle aziende con cui avevo già un rapporto professionale e che investono da tempo nella consulenza psicologica per i loro dipendenti, ho avuto anche dei nuovi contatti. Quello che posso dire prima di tutto è la consapevolezza che l'essere umano ha una grandissima capacità di adattamento. Quella che gli ha permesso di sopravvivere. 

Quello che può essere successo come conseguenza del Covid è riassumibile in tre opzioni: 1. c'è chi ha perso il lavoro; 2. c'è chi lo ha dovuto riorganizzare totalmente o parzialmente; 3. c'è chi non ha mai smesso di lavorare. Queste sono le tre categorie di lavoratori e l'adattamento alla fase due dipende tutto da come è andata la fase uno. Pensiamo a chi ha vissuto l'isolamento in uno spazio molto ristretto e magari con convivenze forzate, a chi non vede l'ora di uscire e tornare alla routine di una volta, a chi al contrario si è creato una zona di conforto nella sua casa-ufficio...

Io ho lavorato con dipendenti di banca che hanno continuato la loro attività su appuntamento e in smartworking, con categorie sotto pressione come i farmacisti e con la GDO, situazioni quindi di continuità. Le forme di supporto psicologico sono state diverse, dal colloquio telefonico individuale basato su un grande rapporto di fiducia e dal segreto professionale (naturalmente!), alle videointerviste nelle quale spiego il funzionamento dell'essere umano in determinati contesti, oltre alla condivisione di documenti da leggere". 

La cosa più sconvolgente? La reazione di alcuni capi

Su cosa si è concentrata più di tutto? Quale la cosa che l'ha stupita di più parlando con i lavoratori? "Ho cercato di dare una lettura di ciò che stiamo vivendo concentrandomi soprattutto sul concetto della paura. Siamo abituati a crescere con l'idea che non si debba avere paura, che ci si dovrebbe vergognare di provarla. Gli uomini più delle donne. E pensare che è questa emozione che ha permesso la nostra sopravvivenza...La cosa che mi ha colpito di più è stato vedere e ascoltare dei capi che hanno scoperto la loro parte emotiva davanti ai loro dipendenti dicendo: 'Anche io ho paura". Una cosa abbastanza sconvolgente e di grande aiuto". 

Il lavoro, quando si pensa in modo così costante alla malattia e alla morte, passa in secondo piano nella nostra vita? Diventa qualcosa di meno importante? "E se succedesse il contrario? Se invece che sminuirlo venisse valorizzato? E' quello che è successo: tutti quelli che hanno continuato a lavorare erano felici di poterlo fare perchè ha dato un senso di continuità e perchè, non scordiamolo, da anche un grande senso di identità". 

Chi è Maria Carla Tabanelli

Maria Carla Tabanelli, Psicologa del Lavoro e Psicoterapeuta Biosistemica, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna: "Sin dall’inizio della mia carriera lavorativa mi sono occupata di stress sul lavoro e di benessere lavorativo all’interno di aziende sia pubbliche sia private.  Ho collaborato per tanti anni con l’Università di Bologna  alla Medicina del lavoro. In questi anni ho potuto usufruire delle mie competenze di psicologa del lavoro e di quelle della psicologia clinica, dedicando grande attenzione al benessere dell’individuo nel suo complesso. Svolgo diverse attività di consulenza in aziende di piccole e grandi dimensioni occupandomi principlamente di Welfare, formazione e selezione del personale".  

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