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Bande giovanili lungo la via Emilia: ecco l'identikit dei baby bulli

La fotografia è restituita da uno studio Unibo, che ha spaccato la giunta regionale, non senza aspre polemiche

Una ricerca  curata dall'Università di Bologna per conto della Regione Emilia-Romagna spacca la giunta regionale.   Apprezzamento dal centrosinistra, dure critiche dal centrodestra che accusa la maggioranza di sottovalutare il fenomeno.

La miccia

Ad accendere la miccia è lo studio intitolato “Bande giovanili di strada in Emilia-Romagna tra marginalità, devianza e insicurezza urbana” curata dall'Università di Bologna per conto della Regione Emilia-Romagna e presentata ieri nel corso della commissione Cultura presieduta da Francesca Marchetti, evento all'interno della Settimana della legalità.

"La commissione di ieri allarga l'orizzonte della Settimana della legalità e conferma il lavoro di prevenzione fatto dalla Regione Emilia-Romagna su un tema molto delicato: sarà importante proseguire l'attività sul territorio coinvolgendo le comunità locali", ha sottolineato la presidente Marchetti. Sulla stessa linea Giammaria Manghi, Responsabile della Segreteria del Presidente della giunta, che ha ricordato come la ricerca sia stata sviluppata all'interno delle attività 2022 sostenute dalla Presidenza della giunta regionale.

Cosa emerge dallo studio Unibo

Maschi, con alle spalle situazioni di fragilità famigliare ed economica. La maggior parte frequenta istituiti tecnici e professionali, solo una piccola minoranza i licei. E nelle loro famiglie manca una figura adulta genitoriale autorevole a cui ispirarsi. Ad aggravare il problema, poi, è l'effetto negativo dei social network: esasperano le situazioni di difficoltà e fanno da detonatore ai conflitti. È la radiografia delle "bande di strada giovanili" nel triennio 2019-2022 lungo la via Emilia che esce da una ricerca curata dall'Università di Bologna per conto della Regione Emilia-Romagna e presentata oggi nel corso della commissione Cultura. Questi ragazzi, in base alla ricerca, agiscono in gruppi misti maggiorenni-minorenni e i reati più diffusi sono contro il patrimonio e non contro la persona. Per molti di loro si tratta del "primo reato". I ragazzi di origine straniera sono la prevalenza, "ma con una percentuale molto al di sotto di quanto ci si aspetterebbe stando alle cronache". I luoghi delle violenze? Più nei capoluoghi di provincia che nelle piccole comunità, più nei centri storici che nelle periferie. Le vittime? Anche qui essenzialmente ragazzi giovani. "La differenza di nazionalità tra autori e vittime e i tipi di reati consentono di avanzare un'ipotesi esplicativa delle tipologie di reato", hanno spiegato in commissione le curatrici Rossella Selmini e Stefania Crocitti, entrambe del dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università di Bologna. "Nella metà degli episodi, infatti, gli illeciti sono commessi per impossessarsi di beni materiali e, in particolare, per acquisire dai loro coetanei italiani quei beni (non solo il denaro ma anche cellulari, indumenti e scarpe alla moda) che i ragazzi 'stranieri' non possiedono".

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La posizione del centrosinistra

Più in generale è tutto il centrosinistra ad apprezzare la ricerca curata dall'Università di Bologna.

"La ricerca è importante perché ci permette di conoscere il problema dei giovani e di capire quali provvedimenti prendere", ha evidenziato Silvia Zamboni (Europa Verde) che ha ricordato come "è chiaro che c'è una frustrazione sociale crescente nei giovani e anche per questo occorre agire per una redistribuzione della ricchezza in modo da dare risposta ai problemi sociali".

Per Francesca Maletti (Pd) "lo studio dell'Università ci racconta di come è la vita di una parte importante delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e ci consegne informazioni interessanti per il nostro lavoro".

Dal canto suo Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini) ha sottolineato come la ricerca spieghi bene l'importanza di una correttezza di linguaggio quando si affrontano questi temi, a cominciare dall'utilizzo della parola baby gang, molto inappropriato.

La posizione del centrodestra

Diametralmente opposto la posizione del centrodestra. "I numeri in nostro possesso, che abbiamo attinto da fonti e osservatori ufficiali, parlano di una situazione molto più complessa di quella raccontata nella ricerca. Non è vero che in Emilia-Romagna le cose vanno bene perché anche in Emilia-Romagna c'è allarme sociale", spiega Valentina Stragliati (Lega), per la quale alle forze dell'ordine e alla magistratura spetta la parte repressiva, alle istituzioni, in primo luogo la Regione, quella di collaborazione per la prevenzione.

Netto Luca Cuoghi (Fdi): "Non bisogna sminuire il problema delle bandi giovanili perché queste aggregazioni rappresentano il centro di arruolamento della criminalità e del mondo dello spaccio".

Dal canto suo l'assessore al Welfare Igor Taruffi ha sottolineato la validità della ricerca e ricordato come su questo tema si debba intervenire a 360 gradi.

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