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Dipendenze, giovanissimi e smartphone: "Genitori, attenti a come date le regole"

L'INTERVISTA. La pedagogista Emanuela Dozza fa il punto sulle dipendenze da cellulare nei ragazzini, dopo l'appello del Papa e la ragazzina che si è gettata dalla finestra per il sequestro del telefonino da parte dell'insegnante

Il cellulare in mano tutto il giorno, chat aperte anche durante i compiti, una tragedia se non c'è connessione e tantissime ore trascorse facendo giochi online. Faceva riferimento a tutto questo qualche il giorno fa il Papa quando ha affrontato il tema delle dipendenze dei giovanissimi dallo smartphone, proprio quando è uscita la notizia della ragazzina in gita che si è gettata dalla finestra dopo che la sua insegnante le aveva sequestrato il telefonino. Ma i genitori che cosa devono e possono fare? Non è facile perchè a volte alcune regole danno l'effetto contrario. 

La pedagogista Emanuela Dozza, esperta proprio di questi temi, parla di una dipendenza che non è certo una esclusiva dei ragazzini: «Il problema è che anche i genitori sono dipendenti del cellulare nella quotidianità. E allora come si fa a impartire delle regole se poi non si da il buon esempio? E' una caratteristica della nostra società ed è determinata da una serie di comportamenti che non nascono certo dal nulla». 

Quando mettere nelle mani di un ragazzino un telefono con connessione a internet? Con quali indicazioni? «Il cellulare andrebbe comprato ai ragazzi non prima del liceo ovvero dei 15 o 16 anni ma questa è una pratica poco riscontro nella realtà, dove gli smartphone vengono messi nelle mani dei bambini anche parecchio piccoli. Le regole vanno bene, ma se c'è un approccio da restrizione eccessiva i ragazzi non vedono l'ora di trasgredire. E' allora necessario un maggiore lavoro sulla consapevolezza per capire che non è poi così necessario essere sempre pronti a rispondere al telefono, a un messaggio, a un post. Con il Proibito la scommessa si perde sempre, bene invece far capire le ragioni dei come e dei quando». 

Quanto tempo al giorno sarebbe "il giusto"? Quando scatta il campanello di allarme e si parla di dipendenza? «Un'ora al giorno è il giusto. Quando appunto il rapporto con il telefono diventa una vera e propria dipendenza allora è il caso di farsi aiutare e di intraprendere un percorso insime, genitori e figli».

Emanuela Dozza

Laureata in Pedagogia a indirizzo psicologico e specializzata in Pedagogia Clinica attraverso un master triennale mantiene un costante aggiornamento professionale e una continua formazione di Analisi personale Junghiana. Dopo numerose esperienze sia in ambito scolastico come Educatrice, sia in ambito extrascolastico come Coordinatrice Responsabile di servizi educativi, svolge da diciotto anni attività come Libera Professionista, attività che realizza in studio ed è rivolta a Bambini e Adolescenti, a Genitori e Adulti singolarmente o in coppia, e presso le scuole dove le proposte sono destinate ai Gruppi e agli Insegnanti.

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