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Festa della Donna, Elisabetta Franchi: "Fatichiamo il doppio, ma la passione vince ogni stereotipo"

L'intervista ad una donna 'tosta', made in Bo

Bologna, 1996. Comincia con un piccolo atelier e cinque collaboratori la storia professionale di Elisabetta Franchi, stilista ed imprenditrice, fondatrice del brand omonimo, che oggi vanta 350 dipendenti, 1.100 punti vendita, 66 boutique monomarca e circa 100 milioni di euro di ricavi all'anno. Suoi sono gli abiti che hanno vestito star del calibro di Angelina Jolie, Emily Blunt, Jennifer Lopez, Lady Gaga, Kendall Jenner e Dita Von Teese. Per non parlare delle molte celebrities italiane: Simona Ventura ed Elisa Isoardi su tutte. 

Quarta di cinque figli, originaria di una famiglia bolognese di umile estrazione, guidata da una madre forte che tra mille sacrifici cresce da sola i suoi bambini, Elisabetta è diventata emblema dell'imprenditoria al femminile e simbolo del Made in Italy. In occasione della Festa della Donna, la collega Eva Zuccari di Today le ha chiesto di raccontarci la sua storia da "self made woman", non solo come professionista, ma anche nelle vesti di mamma di Leone e Ginevra. Dai primi disegni da bambina all'affermazione internazionale. Dalle battaglie fur free allo scontro con gli stereotipi di genere ancora troppo presenti nel mondo del lavoro. 

Donne di tutto il mondo vestono Elisabetta Franchi. Dall'Italia alla Russia all'America. Che cosa accomuna clienti così lontane?

C’è una caratteristica in particolare che accomuna le mie clienti di tutto il mondo: l’essere femminili. La femminilità è un tratto distintivo del mio brand, che non rinuncio mai a trasmettere, anche nei più piccoli dettagli. La mia donna è una donna femminile e sensuale per eccellenza, ma anche una Donna con la D maiuscola: decisa, grintosa, che sa quello che vuole ed è capace di assumere diversi ruoli nella vita, di essere una brava madre, moglie e business woman, senza mai rinunciare al suo essere Donna.

Quali sono invece i punti di forza che hanno portato al successo lei, Elisabetta Franchi, come donna, stilista ed impreditrice? 

Credo che i punti di forza che hanno contribuito al mio successo siano tre in particolare. In primis, avere un DNA definito: le mode cambiano e noi stilisti non possiamo rimanere fermi e non adattarci ai mutamenti del mercato e dei gusti del nostro pubblico. Dobbiamo seguire le mode cavalcando l’onda, ma con originalità. Credo sia importantissimo avere uno stile, dei valori che non passano mai di moda e che diventano il nostro segno distintivo accompagnandoci sempre. E’ questo che rende un brand diverso e unico tra l’enorme scelta e concorrenza di oggi.

E gli altri due?

Disciplina: senza disciplina non sarei mai arrivata dove sono. Questo è ciò che cerco di trasmettere anche ai miei figli, il porsi degli obiettivi, sempre, e perseguirli con grinta e sacrificio, senza mai rimandare quello che potremmo fare oggi. Infine la passione: la passione è tutto. E’ il motore che muove il marchingegno ed è presupposto essenziale per fare qualunque cosa. Anche con tanta passione, spesso non si riesce a realizzare quello che si vuole a causa di circostanze esterne; figuriamoci senza quella spinta che ti viene dal di dentro e che ti dà la forza di non arrenderti anche di fronte alle difficoltà e perseguire il tuo obiettivo.

Quale pensiero anima ogni giorno il suo lavoro da vent'anni?

Quello di realizzare il mio sogno, un sogno che mi porto dentro fin da bambina, da quando vestivo la mia bambola Betty: quello di vestire tutte le donne del mondo. Oggi questo sogno è accompagnato da un altro mio grandissimo desiderio, che si è concretizzato in un vero e proprio impegno sociale: quello di aiutare gli animali, in particolare i cani. Missione che è divenuta parte integrante del mio brand che oggi più che mai è anche uno strumento attraverso il quale riesco a portare a termine tutte le numerose iniziative volte alla difesa di questa categoria.

E qual è il prossimo obiettivo che si pone?

Mi ritengo molto fortunata a poter portare avanti tutto ciò. Ogni giorno per me rappresenta una sfida e mi pongo dei nuovi obiettivi. Uno dei più imminenti e concreti è sicuramente quello di conquistare anche il mercato americano, i cui primi step sono stati già messi in atto attraverso l’apertura in USA della nuova piattaforma online e la pianificazione dell’inaugurazione di un primo monomarca a Miami.

In Italia, solo il 22% delle posizioni manageriali sono occupate da donne, contro il 78% degli uomini. Crede che il cammino professionale femminile sia più complicato di quello maschile?

Assolutamente sì. Ritengo che la nostra società sia purtroppo ancora schiava di pregiudizi e che io stessa ho dovuto faticare di più per arrivare dove sono, proprio perché sono una donna. Attraverso le mie creazioni tento di dare un messaggio anche a tutte le donne che oggi si trovano in situazioni di discriminazione: non nascondetevi, non abbiate paura di mostrare chi siete, fatevi valere, anche attraverso il look, siate grintose. Oggi noi donne siamo capaci di tanto ed è giusto sfoggiare le nostre qualità.

Secondo un recente studio, le prime ad avere pregiudizi verso le donne sono le donne stesse. Da sempre le opinioni si dividono attorno alla cosiddetta "solidarietà femminile". Lei ha sperimentato più rivalità o più solidarietà?

Credo che se tutte le donne si unissero, potrebbero dare vita ad una vera rivolta, e chissà forse anche ottenere qualcosa; ma credo anche che molte non ne abbiano il coraggio e dunque spesso accettino situazioni scomode o posizioni subordinate.

Esistono caratteristiche che diversificano una leadership femminile da quella maschile?

Da sempre gli uomini sono agevolati dall’essere uomini: un uomo è per definizione più forte, ha più resistenza fisica, carisma, autorità, è più tagliato al mondo del lavoro. Questo per me è un luogo comune e ritengo che la donna in molte situazioni posso eguagliarlo, se non superarlo.

Conciliare vita privata e professionale è il rebus delle donne di oggi. Lei ha due figli, Ginevra e Leone. Si è mai trovata a dover scegliere tra le due strade? 

Sì, più volte mi sono trovata a dover scegliere. Più volte ho sacrificato il tempo con loro per arrivare dove sono. Oggi posso dire però che l’ho fatto per dare loro un futuro migliore, quello che io da piccola sognavo ad occhi chiusi ma che non ho mai potuto avere. Spero e credo che un giorno mi ringrazieranno e capiranno il perché delle mie rinunce.

E quali misure sarebbero opportune per favorire l'occupazione femminile?

Per favorire l’occupazione femminile bisognerebbe erogare aiuti a tutte quelle donne che non possono permettersi una babysitter o aiuti in casa, o prevedere delle strutture idonee che possano tenere i loro bambini sicuri e lontano dalla strada senza grandi esborsi di denaro. Cosa fondamentale sarebbe abbattere i pregiudizi e dare loro lavoro senza alcun tipo di discriminazione.

Il senso di colpa accompagna ogni mamma lavoratrice, che a causa del lavoro sente di togliere tempo ai figli. Quali consigli darebbe loro?

Quello di riuscire a staccare completamente nei pochi momenti dedicati alla famiglia e ai bambini. Io cerco di farlo e questo mi dà una carica incredibile: dopo aver passato un pomeriggio o un weekend con loro, torno al lavoro rigenerata e più forte di prima. Loro mi danno energia e io devo dare loro amore, consapevole che hanno bisogno di me.

Come vestirà le donne quest'estate? 

Colori a più non posso, rouches e paillettes nella mia collezione SS19. Per una donna che non ha paura di osare e che non si prende mai troppo sul serio.
 

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