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19 anni fa l'omicidio di Marco Biagi. Bologna non dimentica: “Il suo pensiero oggi utile più che mai per il mondo del lavoro"

Una candela accesa per ricordare il giuslavorista freddato dalle nuove brigate rosse proprio nel giorno della festa del papà. E la lettera del figlio, Lorenzo, che trona a ribadire: "Sarebbe bastata la scorta e saresti ancora qui con noi"

Una candela accesa, alle 19 30 di ieri sera, e una diretta Facebook per ricordare il giuslavorista Marco Biagi, freddato sotto casa sua, in via Valdonica a Bologna, nel giorno della festa del papà di 19 anni fa. Sei colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata raggiunsero l'accademico bolognese che spirò tra le braccia dei sanitari. A ucciderlo la mano armata dei terroristi, che trovarono "campo libero" data la revoca della scorta al professore, avvenuta pochi mesi prima.

“Il pensiero di Biagi sarebbe stato oggi molto utile davanti al terremoto che ha colpito il mondo del lavoro"

E proprio oggi, che la pandemia ha messo al centro il tema del lavoro, la figura di Biagi è più attuala che mai. 

“Un esempio senza tempo di coraggio, indipendenza e impegno civile. Oggi più che mai è fondamentale il ricordo di Marco Biagi, uomo del dialogo e persona al servizio della comunità, in una fase che a causa della pandemia vede affermarsi nuove dinamiche sociali e del lavoro, con fragilità, diseguaglianze e fratture sociali che insieme dobbiamo recuperare”. Così parla il Governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che aggiunge: “L’idea alla base del Libro Bianco del professor Biagi era quella di adeguare il sistema di governo del mercato del lavoro per poter rispondere in tempi rapidi al bisogno di politiche attive, capaci di accompagnare chiunque ne avesse bisogno nel percorso verso un’occupazione qualificata, integrando formazione e mondo delle imprese, di fronte a filiere sempre più connesse, innovazione e internazionalizzazione, da governare per renderle opportunità concrete. Anche per questo- conclude Bonaccini- nel 2019 abbiamo voluto istituire, in accordo con la Fondazione Marco Biagi e l’Università di Modena e Reggio Emilia, una borsa di dottorato di ricerca intitolata alla sua memoria, perché il suo lavoro possa proseguire”

Il presidente di Acer Alessandro Alberani, nel suo ruolo di segretario generale della CISL bolognese, aveva collaborato con il prof.  e così lo ricorda: “Era un riformista sempre aperto al confronto innovativo e lungimirante, e guardava al tema del lavoro in una prospettiva europea cercando di renderlo più inclusivo dando spazio alle donne ai giovani e agli immigrati”. Continua Alberani “la sua forza ideale nasceva da un rigore intellettuale ma anche dai valori radicati sul tema della solidarietà e la sua esperienza in Africa con l’amico comune Don Contiero era stata fondamentale”.
Conclude Alberani: “Il pensiero di Biagi sarebbe stato oggi molto utile davanti al terremoto che ha colpito il mondo del lavoro a
seguito della pandemia: la sua riforma infatti era pensata guardando le nuove generazioni. Il modo migliore per onorarlo è quella di far vivere il suo pensiero e le sue idee”.

Alta formazione: dalla Regione la nuova borsa di studio dedicata a Marco Biagi 

La lettera del figlio:  "Sarebbe bastata la scorta e saresti ancora qui con noi"

Sulle pagine di Repubblica il figlio di Biagi ha voluto ricordare il padre attarverso una lettera commossa. Rivolgendosi al genitore, Lorenzo rimarca: "La tua è stata una morte assurda, inaccettabile e che si poteva e doveva evitare. Come dico tutti gli anni in occasione dell’anniversario della tua morte sarebbe bastata la scorta e saresti ancora qui con me, la mamma e Francesco, cosa che ti hanno colpevolmente e gravemente negato nonostante tutte le tue richieste d’aiuto. Spesso, babbo, mi chiedo cos’altro saresti riuscito a fare nella vita visto che avevi solo 51 anni".

"Sono sicuro - si legge in un altro stralcio della lettera - che avresti continuato ad amare la tua famiglia prima di tutto e poi il tuo lavoro, che era la tua grande passione. Ti ho avuto solo per 13 anni nella mia vita, ma adesso che ne ho 32 di anni più passa il tempo mi rendo conto di quanto tu abbia lasciato il segno, non solo nel campo del diritto del lavoro comparato, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. Credo che sia proprio il caso di dire come ripeteva Seneca Non ille diu vixit, sed diu fuit (“non è stato a lungo al mondo, ma ha vissuto molto”). Sei vissuto poco babbo, ma hai lasciato il segno, lavorativamente e umanamente parlando. Penso infatti tu sia stato un esempio di coraggio, lealtà e onestà agli occhi di tutti e mi riempie il cuore di gioia che a distanza di anni ti ricordino tutti con grande affetto e con grande stima."



 

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