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Il Censis presenta a Bologna il report annuale: “L'Italia scivola verso l’irrazionalità”

Nell’incontro all’Oratorio San Filippo Neri il segretario generale Giorgio De Rita ha raccontato gli sviluppi e le tendenze del 2021. Presenti anche Bonaccini, Zuppi e la vice sindaca Clancy

“La guerra non fa altro che confermare una tendenza già evidente nel 2021, e cioè uno scivolamento verso una dimensione irrazionale. Gli italiani hanno cominciato a pensare che le scelte di investimento nel futuro, a partire dall’istruzione, non pagano più”. Così Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, a margine dell’incontro che si è tenuto presso l’Oratorio San Filippo Neri di Bologna dove, insieme al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, alla vice sindaca di Bologna Emily Clancy e all’arcivescovo di Bologna Mateo Zuppi, sono stati illustrati i dati relativi alle tendenze registrate nella società italiana nell’anno 2021.
“Questo rapporto è il frutto del lavoro di un anno, in cui sostanzialmente non raffiguriamo gli episodi che ci colpiscono di più, ma segnaliamo le lunghe derive – ha continuato poi il segretario generale dell'istituto durante il suo intervento – ovvero i processi di lunga durata che si accumulano nel paese. Il più forte è quello di questa infiltrazione nella società italiana”. 

De Rita: "Riaprire il dibattito su scelte future"

De Rita ha poi elencato alcuni dei dati più allarmanti rilevati nell’ultimo anno: “Le risposte alle nostre domande sono state spesso sorprendenti: un italiano su venti crede che la Terra sia piatta, uno su dieci crede che l’uomo non sia mai stato sulla Luna. E ancora: tre milioni di italiani dichiarano che il Covid non esiste e un terzo crede che il vaccino sia ancora in fase sperimentale. La dimensione irrazionale è dappertutto. Cosa ci dice questo elemento? Dice che questa messa in discussione delle grandi scelte razionali fatte negli anni dello sviluppo e del boom economico, oggi non rappresentano più uno scudo efficace”. 

“L’81% degli italiani afferma che studiare serve ma che non ripaga, mentre un terzo dice che non serve proprio. Oggi, le certezze che avevamo in passato, sono messe in discussione. Le nostre certezze vengono meno anche per le condizioni economiche: negli anni 70 il PIL italiano è cresciuto del 45%, nell’ultimo decennio dello zero virgola qualcosa. Quel passato oggi ha presentato il conto. Il nostro paese poi è l’unico paese al mondo che ha visto calare gli stipendi. Questa ‘moda’ di criticare il mainstream assume caratteri più pericolosi sotto questa lente. 
Esiste una scintilla positiva? Certo, ed è quella di riaprire il dibattito sulle scelte da fare. Se lo studio e il lavoro, cioè le scelte razionali, non sono più la risposta, allora vanno ripensati.
La seconda deriva è che le famiglie italiane hanno capito che il loro patrimonio stava erodendosi, in aggiunta alla diminuzione dei redditi. Noi siamo cresciuti in uno straordinario mix di welfare pubblico e settore privato: oggi questo mix tiene ancora, ma non è più sufficiente. La crescita dei costi e l’erosione del risparmio creano preoccupazione e incertezza. Infine, c’è da sottolineare una crescita nella scarsità. Poche materie prime, innalzamento dei costi energetici, oppure pensiamo al capitale umano: il numero dei laureati è uno tra i più piccoli in tutta Europa, e c’è inoltre una scarsità demografica che va sottolineata perché rappresenta il problema principale. Questo dovrebbe metterci in allarme più di quanto non facciamo. Tutto questo per dire: questa è una società che è cambiata perché non riesce più a crescere per adattamento, come fatto cioè negli ultimi cinquant’anni. Quel modello non è più sufficiente per superare la crisi che ormai conosciamo. Oggi la guerra e la pandemia ci impediscono di dimenticare gli errori del passato. Siamo inoltre oggi al centro di grandi transizioni – ha infine concluso il segretario generale dell’istituto – e questo è certamente uno degli elementi che rendono più difficili i cambiamenti”.

Bonaccini: “Investire in istruzione e evitare crisi sociale”

“La politica e le istituzioni devono garantire che non arrivi una crisi sociale - ha commentato il governatore Stefano Bonaccini a margine dell'evento - tenendo conto delle sacche più povere ed emarginate, mentre dall’altro lato devono impostare investimenti che garantiscano ciò che serve. Parlo ad esempio dell’Emilia-Romagna: in un territorio come questo ci vuole visione. Cito il Tecnopolo: qui si investe in ricerca e innovazione, in digitale e in tecnologie. Ma anche investire sulla scuola, sull’istruzione, sull’Università: i saperi. Questi sono i pilastri su cui dovremo investire”.

Infine, anche la vice sindaca Emily Clancy ha commentato il rapporto del Censis: “Questo report ci mostra chiaramente che siamo in uno stato di attesa e ripartenza. L’attesa è quella di poter tornare alla normalità, anche se va tenuto conto che quella normalità presentava disuguaglianza su cui è necessario riflettere. Ma c’è anche la voglia di ripartire, e questa occasione può essere innescata da uno stato di crisi. Le crisi ci danno sempre questa opportunità, ma anche questo rischio. Sta a noi riflettere, esattamente in questo momento, come fare a disinnescare il classico ciclo che comporta un aumento delle disuguaglianze dopo ogni crisi. 
La cosa che mi colpisce è effettivamente l’arrivo di questa dimensione di irrazionalità. Credo che sia vero che durante la crisi questo sentimento si sia sprigionato in maniera molto forte, ma anche il mutualismo che si è sviluppato in questa fase è stato molto forte.Il punto centrale rimane però quello dei corpi intermedi: quanto più negli ultimi decenni, i corpi intermedi come i partiti, le fondazioni e gli albi sono stati disintegrati. La persona si ritrova sola e deve inventarsi come poter arrivare alla fine del mese. Lì c’è terreno fertile per l’irrazionalità, perché non esiste un corpo intermedio che organizza un sistema di pensiero a cui aderire. 
Credo inoltre che questo sia un problema generazionale: con i salari che calano e i costanti tagli all’istruzione – ha concluso Clancy – i giovani sono evidentemente il bersaglio più colpito da queste difficoltà”.

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