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Referendum 2 giugno 1946: repubblica Vs monarchia, come andò a Bologna

Curiosità: quella del 2020 non è la prima festa senza celebrazioni. Mattarella: "La crisi non è terminata, momento particolarmente difficile per il Paese"

La Festa della Repubblica corrisponde alla data del referendum nazionale del 1946, quando il 2 e il 3 giugno 1946 gli italiani furono a chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica.

Nella provincia di Bologna la repubblica ottiene una vittoria schiacciante, 334.296 sono i voti a favore, pari al 75,36% e 109.269 quelli contrari, così come in Emilia-Romagna con 1.526.838 voti contro i 454.589. 

L'assemblea costituente, votata lo stesso, giorno risulta formata da comunisti, socialisti e cattolici. In città, su 188.572 votanti, i comunisti ottengono 64.038 voti, i socialisti 53.077 e i democratici 40.980. I giornali titolano che a far la repubblica sono stati gli emiliani e i romagnoli.

L'emergenza sanitaria, ha fermato tutte le celebrazioni di piazza e le tradizionali parate. Solo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il del Consiglio Giuseppe Conte rendono omaggio ai Caduti all'Altare della Patria.

Curiosità: quella del 2020 non è la prima festa senza celebrazioni, nel 1963, non si tenne in rispetto allo stato di salute di papa Giovanni XXIII, che morì il giorno dopo. Dal 2001, il 2 giugno è tornato festivo. (Fonte dati: SalaBorsa)

Il messaggio del presidente Sergio Mattarella 

Una «paziente attività di mediazione sociale e di tessitura e confronto con le altre autorità locali» attende i prefetti ora che il «Paese si avvia alla ripresa dopo la fase più drammatica dell'emergenza sanitaria da Covid-19». 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella apre il suo messaggio di augurio per il 2 giugno, 74° anniversario della fondazione della Repubblica italiana, ricordando ​«il momento particolarmente difficile per il Paese» alle prese con l'epidemia da Coronavirus.

Esprimendo l'augurio che questa data «sia occasione per ciascuno di una rinnovata riflessione sui valori fondativi repubblicani», il Presidente ripercorre le difficoltà del momento: dal dolore delle comunità «colpite dalla perdita improvvisa di tante persone care» ai sacrifici imposti dalle limitazioni alla socialità negli ambiti ​«dove si costruisce e rafforza il senso civico di una collettività»; dalle «situazioni di solitudine e di marginalità delle persone dei più deboli»​ alle difficoltà degli operatori economici che li rendono «più esposti e più vulnerabili ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata».

In questa situazione ​i prefetti, «fortemente impegnati» a garantire l'attuazione delle misure anti-contagio e al tempo stesso la continuità delle filiere produttive e dei servizi essenziali e la «tenuta sociale ed economica dei territori», hanno affiancato e sostenuto «con generosità e abnegazione l'azione dei sindaci, delle autorità sanitarie e di tutte le componenti del sistema di protezione civile» rappresentando ​«un sicuro punto di riferimento per le istituzioni locali e i singoli cittadini».

Mattarella osserva che «non sono mancati, anche tra voi prefetti, coloro che sono stati colpiti dal contagio», sottolineando che hanno continuato a «​lavorare senza riserve nell'interesse della comunità», e rivolge il suo «​grato, commosso pensiero a sindaci, sanitari, appartenenti alle Forze dell'ordine e a tutti i pubblici dipendenti deceduti a causa del virus».

«La crisi non è terminata» e il «senso di responsabilità e le doti di resilienza che hanno animato le comunità nei momenti più drammatici della crisi vanno ora trasposti in un impegno comune» per superare l'emergenza e favorire una ripresa duratura, conclude Mattarella, augurando buon lavoro ai prefetti e a tutte le istituzioni locali «con l'auspicio che la ricorrenza del 2 giugno possa rafforzare la consapevolezza e l'orgoglio della missione cui ciascuno è chiamato, anche in questo delicato passaggio della storia del Paese».

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