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Salute

Tumori: in Emilia Romagna tasso di sopravvivenza più alto d'Italia

Un traguardo possibile soprattutto grazie all’attività di prevenzione, con diminuzioni significative dell’incidenza soprattutto negli uomini

E' stato presentato a Roma il rapporto nazionale in materia di tumori, dal quale è emerso che in Emilia-Romagna ci sono i tassi di sopravvivenza più elevati d'Italia (89% per la mammella). Incidenza delle patologie in calo, con -2,3% l'anno tra gli uomini e -0,9% tra le donne. Bonaccini-Venturi: "Fondamentale non abbassare la guardia, ma qui risultati eccellenti grazie alle politiche di prevenzione e a cure all'avanguardia"

Tumori in calo quindi, grazie soprattutto all’attività di prevenzione, con diminuzioni significative dell’incidenza soprattutto negli uomini, dal 2006, per tutte le tipologie (-2,3% l’anno), in particolare per il tumore del colon (-8,8% l’anno) e della prostata (-3,6%). Non solo: a livello nazionale, l’Emilia-Romagna è la regione con i tassi di sopravvivenza più elevati, a cinque anni dalla diagnosi, sia per tutti i tumori (62,4%) che per le singole patologie, con un 89% del tumore alla mammella.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla nona edizione del rapporto “I numeri del cancro in Italia”, frutto della collaborazione già consolidata tra AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana dei Registri Tumori), presentato oggi a Roma.

Oltre ai dati nazionali, il dossier contiene anche quelli per le singole regioni: con una stima di 29.500 nuove diagnosi nel 2019, di cui 15.000 uomini e 14.500 donne, l’Emilia-Romagna rispetto alle altre regioni italiane si colloca al 13^ posto per incidenza di tumori negli uomini, e al 4^ posto per le donne (dopo Friuli, Lombardia e Veneto).

Determinante, per la redazione del rapporto, il contributo della Regione Emilia-Romagna che negli anni ha “espresso” tre presidenti nazionali dell’AIRTUM: Maurizio Ponz de Leon, già preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Modena-Reggio Emilia, Stefano Ferretti, dell’Università di Ferrara, e Lucia Mangone, dell’Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia (attualmente membro del Gruppo di coordinamento tecnico-scientifico del Registro Tumori della Regione Emilia-Romagna). Fondamentale anche il contributo di Fabio Falcini (Irccs-Irst di Meldola), nuovo direttore del Registro Tumori della Regione Emilia-Romagna.

La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi: qui i tassi più elevati d’Italia

Estremamente interessante il dato relativo alla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi. L’Emilia-Romagna presenta infatti i tassi di sopravvivenza più elevati in Italia, sia per tutti i tumori (62,4%) che per le singole patologie: più del 68% per il colon-retto (uomini e donne) e dell’89% per la mammella. Risultati, questi, resi particolarmente positivi laddove è stata più forte l’adesione agli screening oncologici, e dunque è aumentata la possibilità di cura in termini di farmaci e presa in carico del paziente.

L’importanza di aderire allo screening

Negli uomini l’adesione allo screening del colon-retto ha fatto sì che oggi l’Emilia-Romagna sia al terz’ultimo posto in termini di incidenza di questa neoplasia. Anche per il polmone le campagne di sensibilizzazione per la dismissione del fumo di tabacco hanno dato risultati importanti: l’Emilia-Romagna è nella parte medio bassa della classifica. Discorso analogo per la prostata, dove le campagne di sensibilizzazione con medici di medicina generale e urologi hanno portato a un uso più appropriato nella prescrizione del dosaggio dell’antigene prostatico specifico (Psa), indicatore di possibili malattie dell’apparato genitale maschilecon una notevole riduzione dell’incidenza del cancro prostatico.

Anche per quanto riguarda le donne, l’adesione allo screening del colon-retto ha dato ottimi risultati, collocando l’Emilia-Romagna al quart’ultimo posto nella scala nazionale in termini di incidenza della neoplasia. Meno positivi i risultati per quanto riguarda il polmone, che vede la regione al secondo posto per incidenza, per quanto sia migliorata rispetto allo scorso anno (era al primo). Per quanto riguarda il tumore alla mammella, l’elevata adesione allo screening mammografico colloca l’Emilia-Romagna al quarto posto per incidenza tra le regioni italiane; lo scorso anno era al secondo.

L’incidenza: in calo costante dal 2006

In Emilia-Romagna l’incidenza tumorale cala, negli uomini, in maniera significativa dal 2006, per tutte le tipologie (-2,3% l’anno). Diminuisce, in particolare, quella del tumore del colon (-8,8% l’anno, dal 2006), del polmone (-1,5% l’anno dal 2003 fino al 2008 e -2,9% nel periodo successivo) e della prostata (-3,6% dal 2007). Nelle donne cala l’incidenza per tutte le tipologie a partire dal 2008 (0,9% l’anno): diminuisce, nello specifico, per il tumore del colon dal 2006 (-4,0% l’anno). In controtendenza, invece, il dato relativo al tumore del polmone (+3,4% annuo); in lieve aumento il tumore della mammella (+0,6% annuo).

Dal rapporto presentato emerge come, nel periodo 2003-2014, il tasso di mortalità per tutti i tumori sia sceso significativamente in entrambi i sessi (-2,4% l’anno negli uomini e -1,3% l’anno nelle donne). Negli uomini, in particolare, cala la mortalità per tumore del colon e del polmone e, dal 2003, anche per il tumore della prostata. Anche nelle donne si registra una riduzione della mortalità per il tumore del colon e della mammella, mentre continua ad aumentare quella per tumore del polmone (+1,2% annuo).

Screening in Emilia-Romagna: le percentuali di adesione

Per quanto riguarda lo screening dei tumori della mammella, il programma regionale prevede l’invito ad eseguire la mammografia ogni due anni per tutte le donne dai 50 ai 74 anni, e ogni anno per quelle tra i 45 e i 49 anni. Al 1° gennaio 2019, circa il 70% delle donne di tutte le fasce di età risulta aver eseguito la mammografia nel programma, secondo l’intervallo annuale o biennale.

Lo screening regionale dei tumori del colon retto è rivolto a uomini e donne di 50-69 anni, invitati ogni due anni a eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Al 1° gennaio 2019 il 54% risulta aver eseguito regolarmente il test o una colonscopia nel programma. Dall’anno di avvio del progetto, nel 2005i nuovi casi di questa patologia sono diminuiti del 30%. Non solo: uno studio condotto sulla popolazione che ha effettuato lo screening permette di stimare una riduzione del 30% anche della mortalità. /CV

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