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Erika Bertossi

Collaboratrice cronaca ed eventi

Perché ho comprato una Matrioska a marzo 2022

Un giro nel negozio che credevo russo, ma che in realtà vende prodotti di tutto l'Est Europa. La bambolina simbolo della Russia comincia con una madre e finisce con un seme: la guerra non sta da nessuna parte

Ieri ho comprato una матрёшка. Un oggetto, la matriosca, che per qualche ragione legata forse a ricordi di giochi dell'infanzia, volevo autoregalarmi lo scorso Natale. Poi il pensiero è passato, ma tenevo a mente il piccolo negozio in cui poterne trovarne una originale: Kalinka (sì, come la canzoncina che avete appena cominciato a canticchiare) di via Galliera, a Bologna. Inutile specificare perché l'idea della bambolina fra i più iconici elementi della cultura popolare russa mi sia tornata in mente in queste giornate. Quando fra l'altro è diventata boicottabile qualsiasi cosa arrivi dal paese degli zar, della vodka, del colbacco e del Cheburashka*. In pochi metri quadrati si trovano i più popolari cibi e le bevande provenienti dall'Est: non solo Russia, ma anche Polonia, Moldavia, Ucraina. 

Kalinka

"Noi diciamo 'i nostri' senza fare distinzione tra i vari Paesi. Siamo tutti popoli dell'Est e ci sentiamo un'unica gente. - mi spiega la ragazza (Moldava, per quel che importa) - Questa guerra ci ha sconvolti e siamo molto tristi, non sappiamo cosa accadrà". E poi cambia discorso, mentre sistema sugli scaffali vari prodotti appena arrivati: fra questi ci sono le caramelle ucraine (tipo mou) e i cioccolatini russi.Vicino alla cassa c'è un cestino con dentro delle bustine che contengono delle spillette colorate, con pon-pon e piccole decorazioni di vario genere: "Sono i Mărțișori. Dei piccoli amuleti che si regalano a marzo (quando inizia la primavera) alle fidanzate, alle sorelle, ai figli e agli amici" mi spiega. E infatti suona proprio come il diminutivo di marzo. Ne compro uno: è una piccola spilla con decorazioni bianche e rosse (il rosso simboleggia la bella stagione), ha anche una chitarrina di legno. Naturalmente è considerato un portafortuna perché evoca la rinascita delle cose belle. Ce ne vorrebbe uno enorme. 

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Ero entrata con la scusa di una matrioska e adesso ho anche un Mărțișori. Gli effetti della guerra a poco più di una settimana dal suo inizio qui non si sentono, almeno dal punto di vista commerciale: "Tutti i prodotti dell'Est arrivano dalla Germania e per il momento le consegne sono puntuali e non manca niente". Fra una digressione e l'altra butto lì una domanda sullo stato attuale delle cose, ma non trovo molto spazio per considerazioni e previsioni. Avevo capito che non era aria, ma dopo le chiacchiere sull'amuleto di marzo l'ho trovata più disponibile. Curiosando un po' trovo un'altra piccolissima cosa che attira la mia attenzione: sono delle minuscole gomme da masticare avvolte da una cartina sulla quale riconosco i due personaggi dell'artista neozelandese Kim Grove, i bambini nudi di "Love is...". Non li vedevo dall'85. Va da sè che sono entrati nel sacchettino a far compagnia alla matrioska da 5 pezzi e al Mărțișor. Ed è arrivata anche la conclusione di tutto: "Love is...no war!". 

* Cheburashka (Чебурашка) è il nome di un personaggio dei cartoni animati nato negli anni Sessanta che non è un orso e non è una scimmia, ma neppure un elefante nonostante le orecchie spropositate. In una canzoncina viene definito "giocattolo senza nome" ed è diventato a tutti gli effetti una superstar e un souvenir di viaggio. 

WhatsApp Image 2022-03-06 at 17.00.03-2Una curiosità. Questo Cheburashka io l'ho comprato in Giappone come contenitore-borraccia di acqua. Adesso ho scoperto che invece è russo. Ed è ancora la matrioska al centro di un'altro collegamento fra la Russia e il Giappone: pare che la sua origine risalga alla fine del XIX secolo. Secondo alcuni sarebbe nata in Giappone come derivazione delle bambole di legno Kokeshi e soloin un secondo momento importata in Russia (dalla moglie del collezionista d’arte Savva Mamontov). 

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