rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024

Erika Bertossi

Collaboratrice cronaca ed eventi

Saragozza

Arte e provocazione: perché non bisogna perdersi la mostra "Controcorrente"

Opere di public-art di Jago, Banksy e TvBoy, ma anche Mr. Brainwash e Pau. A Palazzo Albergati a Bologna, i ribelli ci stanno fino a maggio

Vorrei non averla vista per poterla rivedere di nuovo per la prima volta. E non escludo di visitarla ancora: è la mostra che da novembre a maggio ha trovato casa nelle sale di Palazzo Albergati. Ad attirare l'attenzione c'è lui, l'artista e writer la cui vera identità rimane ancora sconosciuta, ma la cui fama dalla sua Inghilterra è arrivata in tutto il mondo: Banksy (che viene da pronunciare ban-sky, un po' come desktop/dekstop, non so se vi capita mai...). Va bene, ci sono le sue bellissime opere tipo Girl with Baloon a Bomb Love, ma la vera sorpresa arriva (per me) dagli artisti presenti. Le opere, sono anche tante, circa una sessantina. 

Quali i meriti di questi controcorrentisti? "Jago, Banksy e TvBoy hanno sovvertito le regole dell’arte, rifiutando di entrare a far parte di un sistema imbrigliato ed escludente; sono tre artisti hanno creato un precedente e fatto parlare della loro arte arrivando al cuore del grande pubblico". Questo si legge nella presentazione della mostra. Ed ecco perché la Ferragni diventa una Madonna, Gino Strada implora la pace, Vittorio Sgarbi strilla dentro all'Urlo di Munch eccetera eccetera. 

La rivelazione per me è stata Jago. Un artista italiano, anzi ciociaro. Le sue sculture sono incredibili e sfidare lo sguardo di Habemus Hominem (che inizialmente era Habemus Papam) diventa il gioco infantile di sfuggire agli occhi di Papa Benedetto XVI (è Ratzinger, non potete non riconoscerlo) che ci insegue per darci un ammonimento. E infatti sono scappata subito nella sala dei cuori e della Venere. 

"Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente": QUI tutte le info sulla mostra  

Controcorrente (40)

Le opere più significative di Jago, Banksy e TvBoy presenti alla mostra

Dalla Girl with Baloon a Bomb Love di Banksy; Apparato circolatorio e Memoria di sé di Jago; la serie dei baci e quella degli eroi di TvBoy, oltre a pezzi iconici dell’artista come la coppia “modernizzata” che ha dato vita alla enorme opera che dà il benvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino oppure il Gino Strada con il cartello “stop war” comparso una notte di qualche mese fa sui muri di Milano. Ma non ci sono solo loro tre. Le belle sorprese continuano con molte altre opere di varie generazioni di artisti che da loro hanno preso ispirazione e spunto, o che semplicemente si inseriscono nel percorso controculturale che li caratterizza: da Obey (in mostra con il celebre manifesto Hope, realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama) a Mr. Brainwash (di cui, tra gli altri, un esemplare della sua Mona Linesa), da Ravo e La ragazza con l’orecchino di perla a Laika e il suo celeberrimo Not this “game” fino a Pau con la sua serie delle Santa Suerte.

La mostra ha anche una colonna sonora e si chiude con i Simpson (ecco perchè)

Ciliegina sulla torta, la musica. Abbiamo Blur e Massive Attack ad abbellire ulteriormente l'esperienza della mostra in due sale alle quali è stata aggiunta una colonna sonora che ci sta a pennello (per un attimo è come se Damon Albarn in persona mi avesse sussurato Coffee and TV all'orecchio). Verso l'uscita, oltre all'ormai immancabile scenografia per farsi una foto per i social (qui ci fa trasformare nella Girl with Baloon di Banksy) un video propone la sigla dei Simpson. Ma non è la solita sigla e se è qui c'è un motivo: in questa, che è firmata Banksy (chiamato in causa da Matt Groening) si sono delle scene cupe di lavoratori (anche bambini) sfruttati per criticare la scelta di esternalizzare in Corea una parte della produzione della serie animata. 

Simpson Korea

Tutte le sezioni della mostra, artista per artista (il bigino)

Jago. Artista che opera nel campo della scultura e della produzione video, Jago nasce a Frosinone nel 1987, dove frequenta il Liceo artistico e poi l’Accademia di Belle Arti (lasciata nel 2010). La ricerca artistica di Jago affonda le proprie radici nelle tecniche tradizionali e instaura un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo.
All’età di ventiquattro anni, su presentazione di Maria Teresa Benedetti, è selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla LIV Biennale di Venezia, esponendo il busto in marmo di papa Benedetto XVI (2009) che gli è valso la Medaglia del Pontificato. La scultura giovanile è stata poi rielaborata nel 2016, prendendo il nome di Habemus Hominem e divene uno dei suoi lavori più noti. Dal 2016, anno della sua prima mostra personale a Roma, vive e lavora in Italia, Cina e America. È stato professore ospite alla New York Academy of Art, dove tiene una masterclass e diverse lezioni nel 2018.
A seguito di un’esposizione all’Armory Show di Manhattan, Jago si trasferisce a New York. Qui inizia la realizzazione di Figlio Velato, esposto permanentemente all’interno della Cappella dei Bianchi, in di San Severo Fuori le Mura a Napoli. Nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), Jago è il primo artista a inviare una scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’opera, intitolata The First Baby e raffigurante un feto, è tornata sulla Terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano. Nel novembre dello stesso anno realizza l’installazione Look Down, immagine di un nudo infantile allora temporaneamente collocata in piazza del Plebiscito a Napoli, ora nel deserto di Al Haniyah a Fujairah (UAE). Il 1° ottobre 2021 installa invece l’opera Pietà nella basilica di Santa Maria in Montesanto, in piazza del Popolo a Roma. Nel 2022, sempre a Roma, Palazzo Bonaparte ospita la sua prima grande personale.

Banksy.  Il carattere satirico con cui l’artista di Bristol, attento osservatore delle dinamiche sociali, affronta le tematiche attuali rende i suoi lavori unici. Terrorismo, crimini di guerra, la crisi economica, il bullismo, gli abusi sul lavoro sono argomenti ricorrenti nei notiziari, immagini e informazioni che quotidianamente giungono a noi ma che raramente permeano dentro di noi. Non è il caso però di Banksy, il mistero irrisolto dell’arte contemporanea della nostra epoca. In termini di forma Banksy utilizza i temi della vittimizzazione, con protagonisti che incarnano innocenza durante tutto il loro lavoro, per esempio, molte delle sue opere presentano figure di bambini, oppure della giovinezza e la maggior parte del pubblico può identificarsi con questi temi perché tutti possono relazionarsi con i concetti di innocenza e disincantato umorismo. Probabilmente lo street artist più controverso al mondo, con le sue opere Banksy ha creato una
sottocultura a sé stante – carica di una visione dirompente e densa tenaci dichiarazioni politiche – capace di generare nuovi impatti ideali e simbolici in diverse città di tutto il mondo provocando punti di vista alternativi incoraggiando una nuova rivoluzione nel mondo dell’arte. Ciò che più sconvolge gli spettatori è la rapidità, l’immediatezza nel rappresentare questioni scottanti dell’attualità globale nelle sue opere – in modo brillante dettato dal british humor che lo distingue – trasformando muri, scale, pareti e angoli di strade anonime in spazi di riflessione e segnando, ineluttabilmente, anime e cuori delle persone.
Mentre colpisce il mondo intero, la produzione artistica di Banksy crea un effetto a catena e stimola il microcosmo di giovani e artisti per continuare a portare avanti questo comportamento radicale, tenace. Come la società, l’arte si evolve e Banksy continuerà a fornire altre sorprese per l’arte e la società contemporanea!

TvBoy. TVBOY è nato a Palermo nel 1980 e anche se è cresciuto a Milano forse è quel sangue siciliano che lo spinge a trasferirsi a Barcellona per amore. Una “fuitina” senza troppi drammi però, perché in poco tempo diventa uno degli street artist più riconoscibili. I suoi riferimenti culturali sono da ricercare proprio nel bombardamento televisivo che la sua generazione ha subito e dal quale TVBOY, giocando su questo concetto fin dal nome, ci invita a smarcarci.
Nel 2007 è uno dei protagonisti della mostra “Street Art – Street View”, la prima esposizione di arte urbana promossa in Italia da un’istituzione, che in un certo senso farà arrivare a una diversa presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica si questo tipo d’arte. TVBOY (al secolo Salvatore Benintende) nelle sue creazioni guarda sicuramente alla Pop Art, ma anche al mondo dei fumetti e dei videogiochi. Ha invaso le strade italiane, e non solo, con i suoi famosi baci ideali tra icone contemporanee (spesso in contrapposizione) divenendo non di rado l’immagine più diffusa sui media per spiegare i cambiamenti politici e sociali.
TVBOY incarna perfettamente la nostra contemporaneità, perché abbatte i confini tra discipline e ci spinge verso l’abbandono di una sterile visione del mondo per categorie, sia per le tecniche o gli strumenti che usa, sia per i contenuti che affronta, parlandoci di razzismo, discriminazione, ambiente, clima, cinema, sport, religione, violenza, sesso, morte, immigrazione, amore, amicizia, potere, eroi e arte. La sua forza è la produzione continua, esagerata, famelica. TVBOY ambisce a diventare un’enciclopedia per immagini della società contemporanea e ci sta riuscendo.

Dall’anonimato al reale, nuovi concetti spaziali, ma senza limiti.  Questa sezione (la quarta) mette insieme il sacro e il profano, giovanissime promesse e riconosciuti maestri, classicismo e sovversione: dall’anonimato al reale, nuovi concetti spaziali, ma senza limiti. Oltre il Barocco e il Rococò, i graffiti di Andrea Ravo Mattoni rendono vivi e presenti – ora e qui – i capolavori immortali dell’arte moderna normalmente esposti nei musei.
Tecnica e dimensione sono la sua cifra identitaria, la bomboletta spray sostituisce il pennello e le tele diventano grandi pareti, una conversione unica che consegna i capolavori più importanti del classicismo italiano all’esterno consentendo a tutti di poter vivere il quadro senza alcun filtro e limitazione; esattamente l’opposto di quanto accade visitando i grandi musei, dove il flusso dei visitatori impone tempi di visione brevi e nega la possibilità di sostare a lungo di fronte all’opera. Il muro, massima espressione della Street Art diventa la cornice ideale per installare cartelli stradali e staccionate in legno; elementi che normalmente troviamo per strada diventano i protagonisti delle opere di uno degli street artist più famosi e controversi, Thierry Guetta, alias Mr Brainwash, che ha iniziato stringendo amicizia e filmando alcuni dei più influenti artisti del mondo, tra cui l’anonimo più famoso del Regno Unito, Banksy (seguito durante le sue incursioni alla Tate Britain e sul muro che divide Cisgiordania e Israele).
Citazioni del mondo dell’arte, riferimenti al consumismo e alla cultura che ha dominato la nostra società negli ultimi decenni sono amalgamati con un’onnivora visione ultrapop generando, secondo lo stesso artista, opere che rendono le persone felici, portando gioia, colore e messaggi positivi. Una sintesi chiara per dire che la vita è bella! Un forte legame quello con la materia che controcorrente, e imponendosi sugli odierni abusi digitali, si colloca nelle figure in bilico tra sacro e profano di Pau. Intaglio della matrice, processo di stampa home made e ritocco a mano di ogni singola stampa con tecniche miste sono i processi con cui Pau realizza le proprie personali dee della Fortuna, un connubio ideale tra mitologia greca, superstizione e iconografia cattolica. Con Santa Suerte, la Giustizia, è rappresentata come dea bendata, a simboleggiare il principio della sua imparzialità, raffigurata come una donna che non può guardare in faccia nessuno; una visione di Giustizia che, quasi fatalmente, tende ad accomunarsi a quella della Fortuna!
Quella mancanza di equità, tolleranza e giustizia che fa male, logora, non può entrare nelle nostre vite soltanto mediante rapide immagini al telegiornale o con vaghi titoli sui social. Con la visione disincantata e ironica di Laika, artista sincronicamente indipendente, misteriosa e libera, l’attenzione rimane viva, tenace come i suoi poster e adesivi, effimeri tableau vivant, che attraggono interesse e sguardi al nostro passaggio per strada.
Lo so è “solo” un poster, ma si può dire molto con la carta, si può dire tutto! E infine un’immagine che non ha bisogno di presentazioni: tutto è speranza, Hope appunto, la più efficace illustrazionepolitica americana dai tempi dello Zio Sam realizzata da Obey che renderà memorabile la vittoria di Barack Obama, il primo afroamericano a ricoprire la carica di Presidente degli Stati Uniti d’America.

Si parla di

Arte e provocazione: perché non bisogna perdersi la mostra "Controcorrente"

BolognaToday è in caricamento