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Donne, bambole e stereotipi: non è (solo) un gioco

La Barbie simbolo della donna perfetta e omologata? Una volta. Adesso ha la pelle di varie tonalità, è curvy o petite, realizza i suoi sogni e non quelli degli altri

I cambiamenti culturali sono anche questi: la bambola più famosa del mondo, lo stereotipo femminile della bellezza (irreale e artefatta) biondo california che diventa qualsiasi altra cosa, qualsiasi altra donna, nata in qualsiasi parte del mondo. La Barbie (che fra l'altro vide la luce quasi l'8 marzo del 1959 visto che era il 9 marzo del 1959) non è più la stessa già da un po' e me ne sono ricordata (non solo visitando una bellissima mostra passata per Bologna ) ieri sera, passando dalla vetrina di un negozio che come allestimento aveva questo piccolo esercito di bambole in posa, vestite solo da tessuti wax africani. La Mattel questo rebranding lo ha iniziato da un po' e lo leggo in un bell'articolo firmato da Sabrina Ceccarani, che fa riferimento al tema dell'empowerment femminile.

"Barbie si è evoluta in relazione agli obiettivi morali della casa madre Mattel, venendo incontro alle esigenze della società. Ha saputo reinventarsi, offrendo bambole che avessero varie corporeità, fisionomie e tratti culturali differenti, arrivando ad essere fruibili in 35 tonalità di pelle, 94 acconciature di capelli e 9 forme del corpo. Un’altra tematica che Barbie ha preso a cuore riguarda la sfera dell’empowerment femminile. Oltre alla questione della fisicità e del black lives matter (BLM, movimento attivista internazionale, originato all'interno della comunità afroamericana e impegnato nella lotta contro il razzismo) in questo contesto Barbie si pone come icona atta a divulgare messaggi che, attraverso il gioco, possano essere colti dalle future donne come monito per far valere la propria indipendenza, per raggiungere le proprie aspirazioni personali e inseguire i propri sogni lavorativi e non".

Può fare tutto questo una sagoma di gomma che sta nello zainetto? Forse sì. 

Sono tante le ricerche legate agli studi di genere che hanno rilevato come bambine e ragazze perdano fiducia in sé stesse a causa dei continui stereotipi a cui sono sottoposte: mi viene in mente la bambola di Lisa Simpson Malibu Stacy, simbolo della donna idealizzata e stereotipata, praticamente perfetta che "non è altro che una ragazza". Persino Lisa, la figlia di mezzo e intelligente sopra la media della famiglia americana giallognola, nonostante sia dotata si un forte spirito critico, sia intelligente, capace persino di scegliere di essere vegetariana (con un padre che osanna un maiale), orientata a un modello femminile emancipato ecco, anche lei cede di fronte a un modello così impeccabile. O per lo meno, rischia spesso di cascarci proprio perchè scattano dei meccanismi inconsapevoli.   

Malibu Stacy-2

Continuo a leggere l'analisi di Ceccarani: "Grazie ad alcuni progetti messi in campo da Mattel e dedicati alla sua icona (il canale Youtube #YouCanBeAnything, Barbie Inspiring Women e Barbie Role Model) Barbie oggi si presenta così come un ottimo strumento attraverso cui ispirare le future generazioni a credere in sé stesse, ad amarsi e a inseguire i propri sogni con coraggio e determinazione, senza farsi condizionare dal parere e dal giudizio altrui. In questo modo Barbie diventa una icona, un simbolo di forza e ambizione a cui tendere". Da modello da evitare a modello da seguire insomma. 

Che poi diamo per scontato che siano solo le femmine a giocare con le bambole. Non è così e ce lo dicono in tanti e soprattutto ce lo dice uno studio specifico (realizzato in collaborazione proprio con Mattel) condotto dalla dottoressa Sarah Gerson, docente della  Scuola di psicologia dell’Università di Cardiff: "Usare diversi giochi e non pensare a oggetti solo per bambine e oggetti solo per bambini, è una grande opportunità perché consente di sviluppare più competenze". Basta quindi provare timori davanti a richieste che consideriamo solo per alcuni: ecco un esercizio per cambiare le cose un passo alla volta. Ricordo quando alle elementari i miei amichetti giocavano con i Masters (che sono tornati, li ho visti in un negozio di giocattoli proprio ieri) mentre io e le mie compagne avevamo l'ossessione dei Mini Pony. A un certo punto ho chiesto di poter avere una figure di Skeletor, acerrimo nemico di He-Man. Ma è da maschio mi ha detto la commessa della Giocheria. Un commento inascoltato. Il giorno dopo dalla tasca del grembiulino sbucava la un teschietto. Ma se uno dei miei amici avessero chiesto un pony rosa da addobbare con le treccien colorate? Sinceramente non credo che avrebbero visto esaudito il loro desiderio così facilmente. 

E così a sorpresa, nella giornata internazionale dedicata alle donne, ha senso anche parlare di bambole e giocattoli. 

(colonna sonora: "Che bambola" di Fred Buscaglione) 

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