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Venerdì, 19 Aprile 2024

Erika Bertossi

Collaboratrice cronaca ed eventi

"Robbie (Williams), il mio fidanzato non è geloso!"

Un live bomba per cominciare il tour dei 25 anni con il piede giusto. L'ex Take That si riprende i suoi fans e passa tanto tempo con il pubblico scherzando e lanciando magliette

L'ultima volta che ci siamo visti era il 26 aprile del 1995. Avevo 15 anni e per vedere il concerto dei Take That al Forum d'Assago ero uscita prima da scuola, avevo preso la metropolitana e, con un'amica, mi ero aggregata alle "fortunate" che erano lì davanti al palazzetto dalla notte prima, quindi in assoluta pole position (loro, che magari erano anche maggiorenni). Le regole per arrivare a toccare la transenna sotto il palco erano sempre quelle: non bere per non dover andare in bagno e rischiare così di perdere il posto, non svenire perché se no ti portano via quelli del 118 e addio concerto.

Il primo live di Robbie Williams a Bologna: il "riassunto" del 20 gennaio 

Per il resto, in situazioni di fanatismo e isteria in pieno stile Beatles, ci si atteneva al manuale di correttezza della groupie perfetta, anche con una certa solidarietà devo dire ("mi disegni tu le due T capovolte sulla guancia?"). Le Thatters (Take That fan) erano nate mediamente fra il 1975 e il 1983 (la statistica è mia). Arrivavamo dopo i New Kids On The Block e prima dei Back Street Boys. Alcune di noi si erano già conosciute davanti all'hotel Principe di Savoia in zona Stazione Centrale di Milano dopo la soffiata che i "nostri" avrebbero alloggiato lì prima di un'ospitata in tv (credo che lo stesso stia accadendo adesso davanti al Baglioni) mentre con altre ragazze abbiamo fatto amicizia durante l'accampamento pre-concerto, scambiandoci qualche cortesia tipo ti do un Mars, magari tu mi fai la foto vista palco. 

Insomma, era il 1995, lo stesso anno nel quale il mio prediletto (Robbie Williams, che era il ribelle del gruppo) avrebbe mollato la boy band inglese (il 17 luglio). Ed ecco il salto temporale. Oggi, a 25 anni dall'inizio della sua brillante carriera da solista, il ragazzotto di Stoke-on-Trent è qua sul palco di Bologna per il primo show del suo tour europeo (la seconda data, sempre all'Unipol è il 21 gennaio).

Era il preferito di tante, forse secondo dopo Mark Owen. Dopo di loro (la classifica non esiste in verità) c'era Gary Barlow (il "cicciobombo dei Take That" nella canzone di Elio e le storie tese T.V.U.M.D.B), seguito da Howard Donald (il "rasta") e, in coda, Jason Orange (il più bravo nel ballo). E quell'anno Robbie lo ha anche citato durante questo super-concerto bolognese che ci ha fatto innamorare nuovamente di lui: avrà detto "fucking" qualcosa almeno trenta volte, ma poi, tutto romanticone ha intonato She's the one e I love my life. E lo sapeva bene che fra tutte quelle facce, c'erano anche le ragazzine di allora, cariche come da adolescenti nel ballare Could it be magic. E cosa potrebbe essere magico? Per esempio toccare il loro idolo ritrovato, farsi un selfie con lui, strappargli qualsiasi cosa di dosso perchè diventi un feticcio da tenere fra i ricordi di una bella serata. E invece che succede? Che tutto questo lo fa lui: si getta sulla sua folla, prende il cellulare di una ragazza e se lo porta sul palco registrando una diretta o un video, si mette a lanciare magliette stile attività di sampling allo stadio. Individua persino la sua fan più appassionata e la riempie di attenzioni (mentre dall'ala Ovest dell'Unipol Arena si sente: "Robbieeeee, le più f***e sono qui!"). Legge i cartelli scritti per lui fra cui anche: "Robbie, il mio fidanzato è qui con me ma non è geloso". Non saprei dire se è stato più spettacolo la musica o quello cha ha saputo costruire (improvvisare?) nel mezzo. 

Insomma, questo ragazzaccio che sul palco fa gesti osceni (gli stessi su cui qualcuno puntò il dito nel '95) e continui riferimenti sessuali riconquista il suo pubblico in meno di una canzone. Uomini, donne, ragazzine e ragazzini. Cita persino Totò Schillaci (non ho capito bene perché, ma forse c'entrano la fede calcistica e il Manchester) e così ci mette anche il calcio dentro questo tutto che non si sa bene cosa sia ma che ci piace tanto. Ho semplicemente adorato il momento in cui ha cantato il brano degli Oasis “Don't Look Back In Anger”. Un momento topico e ancora di più se penso che proprio la sua amicizia con i fratelli Gallagher è stata causa probabile di rottura con i TT...Che poi ripensando alle sfide pubbliche che RW ha lanciato pubblicamente a Liam e Noel (tipo un duello sul ring) viene da ridere, che tutti e tre messi insieme sommano dei bei temperamenti. 

Un po' sciura un po' mago Otelma ma chissenefrega, è RW

Una nota sul look di Robbie Williams però va fatta. Si poteva decisamente fare di meglio: la canotta super paillettata oro era bellissima, un po troppo larga. Soprattutto perché abbinata a dei pantaloni, sempre oro, super largoni. Scarpe lascio stare. Tutto un poì oversize insomma, effetto tuta. E dalla tuta si è passati a una sorta di giacca-vestaglia un po' pugile e un po' mago Otelma nell'ultima parte del concerto. Sotto: niente. E questo forse ci ha fatto passare sopra al fatto che, come dice il mio amico Giovanni esperto di armocromia, essendo lui  inverno avrebbe dovuto scegliere l'argento. Ripensandoci: RW può mettersi anche un sacco di juta, il carisma è carisma. 

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