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Erika Bertossi

Collaboratrice cronaca ed eventi

Novembre a teatro: gli spettacoli da non perdere questo mese a Bologna

Musicali, drammatici, comici: chi più ne ha più ne metta. E i cartelloni dei teatri cittadini stanno delineando una stagione davvero ricca e trasversale

Comici, drammatici, musicali...ogni genere il suo palco e la sua serata. Il mese di novembre scalda i motori dei palchi cittadini e i riflettori (finalmente) si riaccendono. 

Ecco gli spettacoli più interessanti del mese: 

"Don Giovanni" dell'Orchestra Senzaspine

(Teatro Duse, 5-6-7 novembre 2021) 

Il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart segna la ripartenza della stagione autunnale dell’Orchestra Senzaspine, sul podio Tommaso Ussardi, per la prima volta impegnato nel capolavoro mozartiano, mentre la regia è di Giovanni Dispenza.

Un’opera Senzaspine, come di consueto aperta alla cittadinanza, e basata inoltre quest’anno sull’accessibilità, in cui ci saranno guide all’ascolto, lezioni-concerto, esperienze sensoriali e laboratori per la realizzazione dei costumi e delle scenografie dell’opera, che potranno essere fruiti anche da persone con disabilità uditiva e non vedenti grazie alla collaborazione di Antoniano Onlus, Istituto dei ciechi Francesco Cavazza, Fondazione Gualandi, ENS – Ente Nazionale Sordi e FIADDA Emilia-Romagna.

"Mi chiamo Andrea faccio fumetti"

(Teatro Dehon, 6 novembre 2021) 

Mi chiamo Andrea, faccio fumetti è una biografia, ma non è una biografia.
È un monologo disegnato.
È un omaggio che non vuole omaggiare nessuno.
È una dichiarazione di resa di fronte alle sentenze perentorie del destino.
È l'ennesima constatazione di un Salieri di fronte ad un Mozart.

Andrea Santonastaso, attore oggi, disegnatore di fumetti una volta, racconta, attraverso le parole scritte da Christian Poli, l'arte del più grande disegnatore di fumetti (e non solo, anche pittore, autore, poeta e chi più ne ha...) che il nostro paese abbia avuto: Andrea Pazienza.
Lo fa dichiarando la sua impotenza di fronte al talento immenso di questo istrione dei pennelli (ma anche dei pennarelli, delle matite, dei gessetti e chi più ne ha...).
Lo fa dichiarando la sua inferiorità, ma anche la sua rabbia di fronte allo spreco cosciente e quasi premeditato di tanta arte pura in nome della follia di “un buco”.
Lo fa raccontando Pentothal, Zanardi, Pertini…
Lo fa entrando “dentro” a Gli ultimi giorni di Pompeo, soprattutto.
E, infine, lo fa disegnando in scena e onorando indegnamente (o tentando di farlo) colui che è stato “il più grande disegnatore vivente”.

Viva Paz.
Viva Andrea, Michele, Ciro.

"Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show"

(Teatro Duse, 12 e 13 novembre 2021) 

Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in Massimo Lopez & Tullio Solenghi Show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale.
Ne scaturisce una scoppiettante carrellata di voci, imitazioni, scketch, performance musicali, improvvisazioni ed interazioni col pubblico. Tra i vari cammei, l’incontro tra papa Bergoglio (Massimo) e papa Ratzinger (Tullio) in un esilarante siparietto di vita domestica, e poi i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, e quello recente di Dean Martin e Frank Sinatra, che ha sbancato la puntata natalizia di “Tale e Quale Show”. In quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del palcoscenico”, si offrono alla platea con l’empatia spassosa ed emozionale del loro inconfondibile “marchio di fabbrica”.

"Questo nostro spettacolo è nato quasi per gioco, con la voglia di tornare insieme sul palco dopo 15 anni, giocando appunto con i nostri attrezzi del mestiere, scketch, imitazioni, frammenti di teatro, parodie; il tutto condito da una bella colonna sonora, curata dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che raccoglie le nostre migliori esibizioni del recente “Tale e Quale Show”. In quasi due ore di show, capita così di imbattersi in un Amleto multietnico, in un frammento di vita quotidiana di papa Bergoglio e del suo amico Ratzinger, in un Rossini eseguito coi denti, nel duetto targato Las Vegas di Sinatra/Dean Martin o ancora negli echi di politici vecchi e nuovi o nell’affaccio di Paolo Conte in persona, ecc… ecc…

Questa nostra scommessa, lanciata nell’estate 2017, ci ha ripagati alla grande con un centinaio di date nella prima stagione 2017/2018 e con altrettante e più in quella attuale 2018/2019. I teatri esauriti ci stanno esaltando, ma l’incontro col nostro pubblico contiene in sé una valenza affettiva che non era scontata. Ogni volta che il sipario si apre, infatti, è come se magicamente ci si ritrovasse tra parenti, quasi ogni spettatore ha un momento della sua vita legato a noi, legato al Trio: “Come regalo di laurea dai miei genitori pretesi due biglietti per venirvi a vedere al Sistina”, “Mio padre lo ricordo sempre serio, una sola volta lo vidi ridere, con voi”, “I primi gruppi di ascolto li istituimmo nel 1987 col Trio”, “Per far digerire ai miei figli i Promessi Sposi, sono stati provvidenziali i vostri”.

Così, ogni sera, oltre al divertimento condividiamo col nostro pubblico un coinvolgimento emotivo che tocca il suo apice nel ricordo di Anna, due minuti di commozione pura, anche se i suoi due ex compagni di giochi Tullio e Massimo la sua presenza in scena la avvertono per tutte le due ore di spettacolo".

"Amore mio Aiutami"

(Teatro Dehon, dal 12 al 14 novembre 2021)

Liberamente ispirato alla sceneggiatura di Rodolfo Sonego, da cui il film del 1969 diretto da Alberto Sordi e interpretato da Alberto Sordi e da Monica Vitti, Amore mio aiutami è la classica commedia all’italiana degli anni 60. La vicenda è grottesca ma (tragicamente) potenzialmente reale.

Giovanni e Raffaella formano una coppia affiatata e rodata da dieci anni di matrimonio; la relazione va però in crisi allorché Raffaella si innamora di Valerio Mantovani, un piacente quarantenne conosciuto durante i concerti di musica da camera a cui la moglie assiste settimanalmente assieme alla madre. Raffaella è quindi invaghita della nuova fiamma, ma, confidando sulla comprensione del marito, che si vanta da sempre per il suo essere moderno, aperto e razionale, chiede il suo aiuto per chiarire i suoi sentimenti e decidere se approfondire la relazione con la sua nuova fiamma (che peraltro è all'oscuro dei sentimenti della donna), o restare con suo marito che ritiene di amare ancora.

Giovanni, perdutamente innamorato della moglie, ma deciso a restare fedele ai suoi principi, decide di mostrare comprensione, ma intanto si adopera in tutti i modi per impedire che la moglie finisca nelle braccia del nuovo venuto. Tra continui allontanamenti e riavvicinamenti, marito e moglie seguiranno un percorso che li porterà alla definitiva ed irreparabile rottura.

Umberto Eco Lectures - La scrittura smarginata

(Teatro Arena del Sole, dal 17 al 19 novembre 2021)

L’attrice Manuela Mandracchia interpreta Elena Ferrante: tre speciali lezioni per immergersi negli inediti testi dell’autrice. Con L’amica geniale ci ha condotto a comprendere cosa fosse la smarginatura, a conoscere Napoli e la difficile vita nei rioni, la vera storia di un forte legame di amicizia che va oltre ogni definizione.  Con La scrittura smarginata invece ci porterà ad addentraci in nuove tematiche, pratiche di scrittura e personaggi a lei cari suddivisi in tre giorni differenti. La scrittura smarginata, infatti, è un ciclo di tre lezioni per ascoltare questa figura amatissima della scena culturale contemporanea. Dai suoi romanzi di successo sono stati tratti diversi prodotti per cinema e televisione (l’ultimo, in corso di lavorazione, La vita bugiarda degli adulti, produzione Netflix con Fandango).

Gli appuntamenti sono organizzati da ERT/ Teatro Nazionale in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”. La scrittura smarginata, il testo scritto da Elena Ferrante, si apre con una mail firmata dal Professor Costantino Marmo,  Direttore del Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”: “Mi piace pensare all’autunno del 2020 come al periodo ideale per tre lezioni che Elena Ferrante potrebbe tenere all’Università di Bologna per tutta la cittadinanza, in tre giorni successivi, su argomenti legati alla sua attività di scrittrice, alla sua poetica, alla sua tecnica narrativa o altro di suo gradimento, e che possano essere di interesse per un largo pubblico di non-specialisti. ..”

"Fuochi sulla Collina": Andrea Scanzi e Filippo Graziani

(Il Celebrazioni, 19 novembre 2021)

Pochi musicisti italiani sono stati autenticamente rivoluzionari come Ivan Graziani, il primo a far davvero dialogare rock e cantautorato. Fuochi sulla collina è l'incontro-spettacolo concepito dal figlio Filippo, che lo interpreta come nessuno, e da Andrea Scanzi, che a teatro ha già portato con successo Giorgio Gaber e Fabrizio De André. Il titolo fa riferimento a una delle canzoni più ispirate della musica italiana, "Fuoco sulla collina", ma allude anche alla maniera del tutto personale che aveva Ivan Graziani nel declinare le sue tematiche. Negli anni affollati - i Settanta - in cui la musica d'autore si impegnava dichiaratamente, e a volte didascalicamente, Ivan cercava sempre una via tutta sua: poca politica, ma tanto sociale. Testi immediati, ma per niente semplici, e una capacità rara di inventare trame sonore mai scontate, nonché felicemente azzardate. Lo spettacolo alterna la narrazione di Andrea Scanzi alle interpretazioni di Filippo Graziani. Entrambi ne ripercorrono la carriera e i mille snodi, cercando di stanare non solo i brani più noti ("Lugano addio", "Taglia la testa al gallo", "Monna Lisa", "Pigro"), ma anche gli episodi meno famosi: i ritratti stralunati ("Io che c'entro"), gli squarci di provincia ("Scappo di casa"), gli scherzi ispirati ("Motocross"), la smisurata ritrattistica femminile ("Paolin"a) e le incursioni noir ("Fango").
Ricordare Ivan Graziani, oltre che un dovere, è per Filippo Graziani e Andrea Scanzi un piacere che concedono a se stessi - sul palco hanno davvero l'aria di chi si diverte - e che condividono con il pubblico.  

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