Il mio primo concerto post-pandemia: rompo il ghiaccio con Miss Keta, ma è "vietato ballare"
Il mio primo concerto post-pandemia. L'emozione di rivedere un palco, di farsi andare via la voce a forza di cantare (urlare?), di farsi sgridare perché stai ballando e pensare che a qualsiasi prezzo, ne vale e ne varrà sempre la pena
Il mio primo concerto post-pandemia. "Bologna come stai?" La Bologna sotto il palco di Miss Keta sta davvero benissimo (lo urla forte e chiaro rispondendole) e tutto il pubblico si chiede come si riesca a stare incollati alla sedia senza ballare mentre la divina intona "Una donna che conta", "Pazzeska" (con la e apertissima), "Le ragazze di Porta Venezia" e "Milano sushi & coca". In realtà pare che la scaletta e un po' tutto lo show siano stati studiati ad hoc per quelle che sono le regole della musica dal vivo in questa estate post (post?) covid.
Biglietto elettronico, zero fila all'ingresso e i cancelli si aprono. Il live si incastra nel bel calendario della rassegna musicale Nova, che è dentro allo spazio DumBO di via Casarini. Una novità che voglio assolutamente testare anche perchè dopo la Miss ci sono anche i Tre Allegri Ragazzi Morti e Colapescedimartino. Una distesa di sedie di plastica, due chioschetti per dissetarsi e sfamarsi con birrette e panini incelofanati che mi ricordano un po' quei lunghi viaggi nei treni Intercity e il momento (che alla fine arrivava sempre a prescindere da quanto lungo fosse il viaggio) nel quale a un certo punto serve un genere di conforto purchè sia per riempire un vuoto quasi esistenziale.
Il posto assegnato ci aspetta e sappiamo già che non potremo ballare. Una sola regola che ci sembra crudelissima, ma che cercheremo di rispettare. Lo scopriremo solo poco dopo che ci sono degli addetti dello stop-ballo: ragazzi muscolosissimi (erano i buttafuori del pre-covid?) che quando ti alzi dalla sedia si avvicinano e ti chiedono gentilmente di rimetterti al tuo posto buona buona battendo il tempo con le mani e con i piedi, ma solo da seduta. Che compito ingrato! La cosa in sè mi ricorda il film Pleasantville: se mi alzo e mi muovo sono a colori, quando devo smettere di ballare e risedermi torno in bianco e nero. D'altronde di che ci lamentiamo? Fino a un mese fa avevamo il coprifuoco e fino a pochi giorni fa l'obbligo della mascherina anche all'aperto...
Al concerto ci sono una marea di giovanissimi. Sono amiche del cuore, fidanzatini, ragazzi e ragazze che per una sera si sono vestiti di paillettes e sberluccichi di ogni tipo, che per andare ad ascoltare la loro Miss Keta hanno scelto i capi più eccentrici del loro guardaroba. L'atmosfera è un po' "stasera tanto nessuno mi giudica". Questa almeno la mia sensazione. Un po' un manifesto da zero body-shaming, tipo nessuno è perfetto e quindi siamo tutti perfetti. Ma in platea ci sono anche non-giovani come me. Sulla quarantina diciamo. Il divertimento è orizzontale e già a inizio live non vedo l'ora di pensare al prossimo concerto.
Due chiacchiere con gli organizzatori per capire se e quanto è dura mettersi a organizzare concerti in questo periodo. Il pubblico collabora? Cioè, la mia domanda è: questa cosa che è vietato ballare infastidisce molto? "In realtà il pubblico è abbastanza comprensivo, nonostante la voglia di ballare sia tanta - mi dicono quelli con il pass All Areas - Anche gli artisti hanno pensato a show apposta per il periodo (Myss Keta, Dub FX, I Ministri...). Sembra ci sia molta empatia da parte del pubblico, che conosce i concerti e capisce le difficoltà che il settore ha e sta attraversando. Le difficoltà maggiori sono sempre quelle organizzative, che con il Covid ovviamente aumentano anche perchè i regolamenti sono scritti un po' in maniera generica, affidando come sempre agli organizzatori il carico economico e di responsabilità maggiore".
Insomma, alla fine è andata che ho perso la voce a furia di strillare e cantare a squarciagola. Ho anche trovato una cosa positiva dei concerti no-dance: ti puoi mettere le scarpe che vuoi (anche tacco 12!) perchè tanto stai a sedere. L'altra scoperta è che abbiamo davvero moltissimi muscoli, stupisce davvero quanto riusciamo a muoverci (a tempo) senza muoverci!
(Foto di Margherita Caprilli)