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Starbucks divide la politica ma unisce i commercianti

I clienti dei caffè storici della città e delle attività alimentari della zona non temono confronti: “Però un’attività tradizionale sarebbe stata meglio”

Si continua a parlare della prossima apertura a Bologna di un nuovo Starbucks, il primo in città. Se da una parte l’amministrazione difende la scelta, dall’altra c’è chi la attacca in nome della salvaguardia della tradizione. Nel mezzo, i commercianti. Prima l’endorsement di Ascom e Confcommercio, infine l’opinione dei commercianti della zona: “Mi dovrei preoccupare in quanto apre una catena che fa' cappuccini in bicchieri di plastica da bere con la cannuccia, al prezzo triplo rispetto al mio? Io servo il caffè artigianale che prepara appositamente per noi Manuel Terzi, in tazzine di ceramica stile viennese. Rigorosamente col goccino d’acqua, alla bolognese. È un altro mercato e no, non temo la concorrenza. La mia critica, rivolta al comune, è di metodo e politica, ma sono sempre felice quando apre un’attività. Più siamo e più la zona sarà viva e animata.  Da cliente non amo quel format, ma da collega gli do il benvenuto e faccio a chi gestirà lo store il migliore in bocca al lupo e augurio di successo. C’è spazio per tutti” – dice a BolognaToday Giovanni Favia, ex consigliere M5S e proprietario del bistrot Piano Piano di Piazza Maggiore. 

Bistrot Piano Piano di Piazza Maggiore

“L’apertura di Starbucks da una parte può aiutare, dall’altra non lo so – dice Francesco Solimane, manager dello storico bar Zanarini –. I palazzi storici sono sempre stati tutelati e vedere un altro tipo di attività in quel luogo mi avrebbe fatto più piacere. Magari un’attività più legata alla tradizione bolognese: Majani ad esempio, o Fabbri, che comunque aprirà il proprio store ma in un’altra zona. Sarebbe stato bello vederli lì. È comunque un bene che ci sia anche Starbucks che comunque porterà persone in zona. Speriamo che sia come quello di Milano, dove hanno fatto un negozio molto attento al pubblico italiano. Concorrenza? No, non ho paura di Starbucks. Però sicuramente può essere un incentivo per aprirci maggiormente al mercato internazionale”.

Bar Zanarini all'Archiginnasio

C’è poi chi ha la propria attività direttamente su via d’Azeglio, qualche metro prima o qualche metro dopo: “Penso che abbia una clientela molto caratteristica. Qui in zona ha aperto anche una bakery all’americana, ma non è un problema. Anzi, credo che dovranno essere loro a parametrarsi un po’ alla clientela e alla tradizione italiana – dice Riccardo Dello Margio, gestore del Bar Ricky e Max di via d’Azeglio –. Forse, il fatto che ci sarà molto più turismo, forse ne beneficeranno anche altre attività. Loro hanno un modo di fare proprio, specialmente sulla caffetteria d’asporto. Noi offriamo un’altra cosa: il caffè è un’altra cosa. Starbucks è come McDonald: arriva qui ma poi cambia in base al mercato di riferimento. Ma non sono preoccupato nello specifico: tutto mi preoccupa di questi tempi, dal Covid alla chiusura della strada. Ma è il ciclo della vita: qualcuno arriva qualcuno se ne va”. 

Sempre su via d’Azeglio il bistrot della catena Zazie, gestito da Roberto Cipriano: “Noi facciamo tutto fresco, niente di preparato e niente miscele strane. Sarà un nuovo locale, imponente, ma non so se farà bene o male, così come la Conad al Teatro Romano in via de’ Carbonesi. La zona cambierà sicuramente, ma nello specifico Starbucks non credo mi intacchi. Certo, avrei preferito un artigiano rispetto ad una catena, ma è difficile che un artigiano possa permettersi un locale da 230 metri quadri in pieno centro”.

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