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Cronaca Centro Storico / Piazza XX Settembre

Sciopero sociale - 14 novembre. Precari, sindacati di base e studenti in piazza: 'Blocchiamo tutto'

Agguerrito il Collettivo Autonomo Studentesco di Bologna promette di tornare a paralizzare la città e chiama a raccolta in Piazza XX Settembre anche cittadini, precari e disoccupati per il primo sciopero sociale che vedrà varie manifestazioni in tutta Italia

Venerdì 14 novembre al via lo "sciopero sociale", che vede la partecipazioni di collettivi, centri sociali e sindacati di base. Sarà una mobilitazione coordinata in varie città, a cui parteciperanno tutti coloro che la crisi la "stanno pagando e da più di sei anni".Durerà 24 ore  e sarà un momento per incrociare le braccia e scendere in piazza contro il governo Renzi, che sta "portando avanti quella politica neo-liberale" contro cui la mobilitazione punta il dito. Non si scende in piazza solo "contro la crisi" ma anche per un cambiamento di rotta, un modo di intendere economia, lavoro e politiche sociali in maniera diversa. Quello che chiede l'ampia piattaforma dello sciopero sociale è salario minimo, reddito di base e tutela dei beni comuni.

STUDENTI : 'BLOCCHIAMO TUTTO'. Per l'occasione, a Bologna, tornano in piazza anche gli studenti. "Dopo 3, 10 e 16 Ottobre il 14 Novembre torniamo a bloccare tutto contro - avvisano: la scuola-azienda che la riforma Renzi Giannini propone, la precarietà, la miseria e la disoccupazione a cui ci condannano manovre come JobsAct e rimozione dell'Articolo 18, i costi eccessivi della scuola, dei libri e dei trasporti, gli innumerevoli tagli fatti da Provincia e Comune su personale scolastico, assemblee d'Istituto, edilizia scolastica e non solo". Lo rende noto il Collettivo Autonomo Studentesco di Bologna che chiama a raccolta in Piazza XX Settembre alle 9.30 anche cittadini, precari e disoccupati.

Chiedono una scuola libera e accessibile a tutti e tutte "senza che le famiglie già vessate da anni da questa dilagante crisi economica debbano sborsare centinaia di euro ogni anno per i trasporti, i libri, le rette scolastiche. Per una scuola che ci cade in testa, in cui il preside diventa un despota a comando di una scuola-azienda spogliata dalla sua importante funzione di accompagnatrice nella formazioni di menti e persone autonome e critiche nel rapporto con il mondo. Un scuola che con la nuova riforma viene nuovamente considerata solo come un'istituzione "sprecona" cui fare tagli, e che in una contraddizione molto forte, propone agli studenti di acquistare tablet per risolvere il problema del caro-libri. O che propone un modello di corpo docenti in cui ognuno deve essere flessibile, capace di insegnare più di una materia, in primo luogo, e disposto a spostarsi di città in città a seconda della chiamata dei vari presidi, in secondo luogo. Meccanismi che vanno a impoverire le ore d'insegnamento e minano fortemente la continuità didattica necessaria nello studio".

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