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Cronaca

2 agosto 1980, il ricordo: "I miei genitori in stazione, il babbo ritrovò la mamma tra le macerie"

Riccardo Ghinelli racconta la storia di Enrico Ghinelli e Rossana Lolli, coppia riminese sopravvissuta alla strage di Bologna

Rimini-Bologna, Bologna-Verona. Sul treno che fa scalo in Emilia viaggiano Enrico Ghinelli e Rossana Lolli, due riminesi di mezza età diretti nella città veneta per vedere l'Aida. È il 2 agosto 1980.

Nel loro vagone ci sono anche due adolescenti altoatesine che chiedono loro informazioni per il cambio del treno. Arrivati a Bologna, le strade si dividono e i coniugi Ghinelli vanno verso la sala d'attesa della stazione, dove qualche minuto dopo, alle 10.25, esplode la bomba. A ricordare quei momenti è Riccardo Ghinelli, figlio di Enrico e Rossana, allora aveva 27 anni.

Cos'è successo ai suoi genitori? 

Durante il viaggio avevano incontrato due ragazzine dell’Alto Adige che avevano chiesto informazioni per il cambio del treno. Poi si separarono e i miei genitori andarono in sala d'attesa, le due ragazze direttamente al binario. Mia mamma ci ha raccontato poi che di fianco a lei c’era un ragazzo giapponese, probabilmente Iwao Sekiguci (uno studente giapponese di 20 anni, tra le 85 vittime della strage ndr). Quando l’altoparlante ha annunciato che il treno sarebbe partito da un altro binario mio padre si alzò ed uscì per andare a cercare le due ragazze e verificare che avessero sentito l’annuncio. Si era appena allontanato che la sala d’aspetto esplose alle sue spalle. Allora tornò fra le macerie e trovò mia mamma, che era stata protetta da un pilastro che le era crollato addosso. Nel volume del Comune di Bologna sulla strage c’è una foto in cui la tirano fuori dalle macerie. Aveva riportato ferite ed ustioni e lo sfondamento di un timpano. Mia mamma rimase ferita e riportò un'invalidità permanente. Mio babbo rimase illeso. Lui si è salvato per 40 secondi.

Lei dov’era quando è esplosa la bomba?

Qui a Rimini, ero sposato da qualche anno e avevo fatto ritorno in Romagna dopo gli anni di studio universitari a Bologna. Ero fuori casa in quel momento, me l'ha detto mia moglie appena ho fatto ritorno. Ricordo che aveva il bambino in braccio, mi disse dell'esplosione e che la mamma era in ospedale. Così siamo corsi subito a Bologna, dopo qualche ora eravamo al Maggiore. Ricordo che mi colpì vedere la mamma senza capelli, l'avevano medicata e così non ne aveva per niente. Ricordo che c'erano molte persone, anche in stazione, ci andai con mio zio per vedere cos'era successo, ricordo la devastazione della sala d'aspetto. Poi, soprattutto, ricordo un aneddoto con piacere: verso sera mio babbo andò a cercare un posto per mangiare. Chiese ad un passante, spiegandogli la situazione. Questa persona non si limitò a dargli l'informazione, ma lo accompagnò fino al ristorante e al momento di pagare, mio babbo scoprì che il conto era stato saldato dall'anonimo passante. Una piccola storia per raccontare come si comportarono i bolognesi in quella occasione.

Cosa prova ogni 2 agosto?

È sempre il giorno dei ricordi. Non ho mai partecipato alle commemorazioni perché spesso ero in vacanza però ho sempre tenuto un orecchio teso in ascolto di quello che succedeva. Oggi, come allora, noto che l'eco di quella tragedia non si è mai spenta e penso sia giusto così perché ricordare è un dovere. Mi auguro che con il processo in corso si possa arrivare ad una definitiva chiarezza anche sui mandanti. Prima o poi, comunque, verrò a Bologna per le commemorazioni.

Che impatto ha avuto sulla vita dei suoi genitori il 2 agosto?

Mia mamma faceva fatica a ricordare, le provocava molto dolore, preferiva non parlarne. Soffriva per i segni che lo scoppio le aveva lasciato; non riusciva a stare in luoghi rumorosi, quindi doveva rinunciare a molte attività di gruppo, ed essendo una persona molto attiva nel sociale, questo aspetto le pesava non poco.

Per fortuna erano entrambe due persone molto forti e positive e hanno sempre cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno. Avevano selezionato i ricordi, si soffermavano sulle persone che gli avevano dato una mano, le amicizie, chiunque avesse contribuito nell'elaborazione di quel trauma non affatto piccolo.

A proposito di amicizie, le ragazze altoatesine?

Mio babbo l'anno dopo le ha cercate tramite un annuncio sul giornate altoatesino. Così si sono ritrovati. Da quel momento hanno instaurato una bella amicizia che è durata negli anni. Poi purtroppo i miei sono morti, ultima mia madre tre anni fa. Il 2 agosto per loro significava vita, vicinanza, comunità solidale. Come quell'anonimo passante bolognese che quella sera di 41 anni fa tese discretamente la mano a mio padre. 

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