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25 aprile / Centro Storico / Via del Pratello

25 aprile, Anpi contro i negozi aperti. La destra risponde, e il PD attacca La Russa

Nel giorno delle celebrazioni per la Liberazione di Bologna scontro dialettico tra il sindaco Lepore, il deputato PD De Maria, Cocchi e Cervi dell’Anpi e Di Benedetto della Lega

Non si placano le polemiche sul 25 aprile. Dopo la bagarre degli ultimi giorni sulle celebrazioni al Pratello e sui negozi chiusi alle ore 19, diverse parti in campo si sono sfidato in punta di sciabola su diversi temi.

La risposta a Ignazio La Russa

Ad aprire le danze è stato il sindaco Matteo Lepore che, durante le celebrazioni di venerdì 21 aprile – giorno della Liberazione di Bologna – ha risposto in modo più o meno velato alle dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa che, nei giorni scorsi, aveva parlato di una Costituzione Italiana “non antifascista”: “I valori della nostra Costituzione sono antifascisti – ha detto Lepore – una Costituzione antifascista di cui Bologna è molto orgogliosa. Purtroppo, le più alte cariche dello Stato in questo momento sembrano non essere garanti di quello che è il patto costituzionale che ha sempre tenuto insieme il nostro Paese dal 1945 in avanti – scrive l’Agenzia Dire – e questo dispiace perché credo che le più alte cariche dello Stato debbano prendere tutte esempio dal presidente Mattarella che, anche quando è stato in Polonia, ha tenuto alti i colori della bandiera italiana, i valori della Costituzione e del patto europeo che ci tiene assieme”. L’attacco a La Russa poi si è fatto diretto: “Il presidente del Senato con queste sue dichiarazioni dimostra ancora una volta di non essere all'altezza del proprio ruolo – ha continuato Lepore –. Le più alte cariche dello Stato devono essere esempio per le nuove generazioni: sono parole tristi per lui”. Gli fa eco il deputato del Partito Democratico Andrea De Maria: “La Costituzione è antifascista. Lo è nei suoi contenuti, lo è per l'articolo che vieta la ricostituzione del Partito Fascista, lo è per il contesto storico in cui è stata scritta. Ancora una volta l'attuale residente del Senato attacca i valori della nostra democrazia”.

A dar man forte alle posizioni di Lepore e De Maria ci ha pensato Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi che furono fucilati dai fascisti il 28 ottobre del 1943. Per lo scrittore, la parola “antifascismo” non è presente nella Costituzione "perché si dava per scontata e visto come sono andate le cose, è stato un errore". In ogni caso, "i nostri costituzionalisti tutti sapevano che questa Costituzione era nata dalla Resistenza, dalla lotta partigiana, da chi lottava per liberare il nostro Paese". Poi, anche Cervi, attacca La Russa: “Dico la verità – scrive ancora la Dire – a me di La Russa non me ne frega niente. Non è con La Russa che dobbiamo discutere, ma con tutto quel popolo che sa che a La Russa ha già risposto la storia. A lui, e anche a tanti altri che lo seguono: la democrazia è una cosa importante. Noi dobbiamo rispondergli dicendogli che se ne devono andare il più presto possibile”.

La questione dei negozi

Durante la convulsa giornata di dichiarazioni si è poi parlato della questione dei negozi. Per l’Anpi, i tanti negozi aperti il 25 aprile sono “un favore allo shopping” che andrebbe rivisto. Quella giornata, secondo Anna Cocchi, presidente dell’Associazione dei partigiani di Bologna, dovrebbe essere dedicata “ai valori dell’antifascismo, e non al profitto. Il 25 aprile è una di quelle date che nei calendari sono segnate in rosso. Non si va a scuola, non si va al lavoro e gli uffici sono chiusi perché è una festa nazionale, una festa di tutti. Nel calendario civile che scandisce il nostro tempo il 25 aprile è una delle date fondamentali: si celebra la Liberazione dal nazifascismo, l'Italia torna ad essere un Paese libero e democratico". Per questo, dice la presidente dell'Anpi Bologna, "sento il bisogno di ribadire queste che possono sembrare cose scontate a fronte dei tanti, troppi, esercizi commerciali che invece resteranno aperti. Non si tratta di servizi essenziali che devono essere sempre garantiti. Si tratta solo di favorire lo shopping. Tutto qui”.

Puntuale la risposta di Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega in Consiglio comunale: “'Anpi suggerisce di chiudere i negozi il 25 aprile perché altrimenti si tratterebbe di pensare al profitto. Ci vuole rispetto per i commercianti e per chi lavora. Chi decide di tenere aperta la propria bottega evidentemente ne ha bisogno, giudizi approssimativi sulle intenzioni altrui non sono esattamente propri di uno stato liberale e antifascista. Poi ognuno ha il suo punto di vista evidentemente. Libertà per i commercianti di fare il loro lavoro, al di là di ogni pregiudizio dell'Anpi”. Di Benedetto poi torna a parlare delle celebrazioni in Pratello: “Mi chiedo poi perché l'Anpi non abbia preso posizione contro il degrado del Pratello - attacca Di Benedetto - dove, tra l’altro, è pieno di realtà che fanno profitto in occasione del 25 aprile. Ma quelle evidentemente possono. Trasformare parte della città in una discarica a cielo aperto, e prendere d'assalto piazze e chiese, per l'Anpi è un modo degno di festeggiare la liberazione?” conclude il leghista.

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