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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

29 settembre 1944, muore il comandante Lupo: inizia l'eccidio di Monte Sole

Ritrovata una foto inedita in rete del Comandante Lupo in borghese.Ricorrenza eccidio Monte Sole l'ultima battaglia della Stella Rossa.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

L’ULTIMA BATTAGLIA DEL LUPO (Mario Musolesi) Medaglia d’oro al valore militare La fine della brigata Stella Rossa coincide con il 29 settembre 1944 primo giorno dell’eccidio di Monte Sole. Voci contrastanti si diffondono alla vigilia dell’attacco: da un lato la vicinanza degli Alleati che si potevano scorgere con il binocolo, apre alla speranza di una prossima liberazione, dall’altro l’arrivo di nuovi reparti tedeschi e la presenza diffusa di SS sembrano dare credito alle voci di un prossimo rastrellamento contro la brigata. Come ricorda il vice comandante della Stella Rossa Gianni Rossi, per quanto il livello di allarme sia alto, l’ipotesi di una prossima liberazione appare più probabile rispetto a quella di un rastrellamento e gli Alleati si potevano scorgere con il binocolo. E infatti il Lupo e Rossi, per partecipare a una festa da ballo che si protrae fino alle tre di mattina, colpevolmente abbandonarono il loro posto di comando per raggiungere Cadotto, situato ai margini dello schieramento difensivo della Stella rossa. Il caso volle che il Lupo si trovasse proprio all’inizio del rastrellamento. Nessuno però avrebbe potuto immaginare la strage imminente: il più grande massacro di civili della seconda guerra mondiale sul fronte occidentale. Cadotto, dove già erano alcune decine di civili, era difesa da una decina di partigiani. Verso le cinque del mattino in mezzo alla nebbia, avviene l’attacco tedesco che coglie tutti di sorpresa. Al processo di La Spezia Il partigiano Pietro Lazzari riferi che: “le SS avanzavano guidate da uno (un italiano ndr) davanti in borghese, grande come il Signore, con un cagnolino in mano”. La sentinella partigiana Giuseppe Teglia fece in tempo a sparare due colpi prima di venire abbattuto da un mitra. Il caposquadra Rino Cristiani si svegliò di colpo, Adriano Lipparini, che dormiva con lui, aprì con un calcio la porta della stalla e una raffica tedesca investì Cristiani. Iniziano a infuriare i combattimenti, il partigiano Rambaldi si lancia come impazzito all’esterno della casa colonica e abbatte due tedeschi con il suo Sten. Verso mezzogiorno la battaglia è ancora accesa Lupo, Rossi e Gamberini, non potendo esercitare nessuna azione di comando, tentano una sortita disperata onde raggiungere le proprie basi. Gamberini viene subito ucciso, Rossi si becca una pallottola al braccio sinistro e una al destro, ma riesce a proseguire. Nella versione ufficiale fornita dai tedeschi, il portaordini Wolfele ingaggiò un serrato duello a colpi di mitra con il Lupo. Alla fine il partigiano cadde al suolo. Secondo questo rapporto, il portaordini prese distintivi e documenti e li mostrò al quartier generale dove i prigionieri italiani confermarono l’uccisione del comandante Lupo. Vi sono dubbi su questa versione, anche perché Musolesi fu rinvenuto solo un anno dopo l’uccisione e con i gradi di maggiore. Il tedesco portò al suo quartier generale una stella rossa che sarebbe potuta appartenere a qualsiasi altro partigiano mentre dei documenti del Lupo non si trova traccia. Fu trovato il 2 settembre 1945 con la pistola al fianco e una bomba in mano, da un gruppo di ex partigiani insieme a Gianni Rossi e la sorella Bruna Musolesi. Sulla morte del comandante venne alimentata la leggenda della sua presunta uccisione da parte di alcuni partigiani fedeli al partito comunista, per via dei contrasti avvenuti in precedenza. Dopo 27 anni, nel 1972 la sorella Bruna accusò Gianni Rossi per il delitto del Lupo e la magistratura bolognese fece riesumare la salma. La perizia rilevò che oltre ad essere stato ferito in combattimento al braccio destro (con frattura ossea) presentava un foro di proiettile alla nuca calibro 6,35 che si presume sia stato cagionato dal “cosidetto colpo di grazia”. Nel 1975 si concluse l’iter giudiziario: Mario Musolesi “fu ucciso da un colpo alla testa esplosogli dal nemico, presumibilmente da un collaborazionista essendo il calibro 6,35 non in dotazione delle truppe tedesche”. Gianni Rossi fu prosciolto per non aver commesso il fatto. LA FINE DELLA STELLA ROSSA L’enorme disparità di forze e mezzi tra tedeschi e partigiani, che potevano rispondere solo con armi leggere e poche munizioni a mitra, mortai, lanciafiamme e cannoni, la violenza e la brutalità inaspettate dell’azione, l’immediata uccisione del comandante Mario Musolesi determinarono il tracollo della brigata che si difese con i denti soprattutto nella zona presidiata dai russi di Karaton. La situazione fu però insostenibile. Nella notte venne preparato lo sganciamento. Ci fu chi passò il fronte per combattere al fianco degli alleati contro i nazifascisti, chi confluì in altre formazioni partigiane e venne ucciso, come Karaton e Dante (Lampo) Palchetti e altri ancora, profondamente sconvolti dagli eventi, abbandonarono la lotta armata. Il contributo della Stella Rossa alla lotta di liberazione fu di 227 caduti e 128 feriti. Claudio Evangelisti Fonti: “La montagna e la guerra, l’Appennino bolognese fra Savena e Reno 1940-1945” di Brunella Dalla Casa; “Il massacro” di Baldissara – Pezzino ; “La Stella Rossa a Monte Sole” di G. Lippi ; “Marzabotto e dintorni 1944” di Don Dario Zanini;

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