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Cronaca

Rete mobile, preoccupazione per il 5G : "In arrivo frequenze potentissime, ma senza un calcolo dei rischi"

L'INTERVISTA. Il presidente di Legambiente Bologna spiega cosa è emerso in un incontro dedicato ai possibili rischi delle rete mobile di quinta generazione

Stiamo per entrare nella quinta generazione di rete mobile, il 5G. Le sperimentazioni sono già partite anche in Italia e quello che è certo è che sarà un segnale molto potente, il più veloce di sempre: il che si traduce in benefici tecnologici e facilitazioni nella vita quotidiana, ma anche in timori sui possibili effetti che questa esposizione potrebbero avere sulla nostra salute. Come sottolinea Claudio Dellucca, presidente di Legambiente Bologna:  «Si tratta di precauzione e non di allarmismo. Attenti alle bufale, ma anche all'eccessiva superficialità». E intanto, a Bologna, c'è già stato un incontro sul tema. Molto partecipato. 

Nei prossimi tre anni, se tutto procede secondo le attese, arriverà la rete mobile 5G. Come Legambiente Bologna avete trattato l'argomento durante un incontro dedicato...che cosa è emerso?

«Intanto l'incontro è stato molto partecipato, con una platea che ha visto circa ottanta attenti patecipanti fra cui alcuni esponenti di Codacons, di comitati di tutela dei cittadini nati in relazione allo sviluppo della rete mobile già dai primi anni Duemila, la consigliera comunale Rosa Palumbo e poi, in veste di relatori, l'assessore Marco Lombardo (Relazioni europee e internazionali, Cooperazione internazionale, ONG, Lavoro, Attività produttive, Politiche per il Terzo Settore, Progetto “Insieme per il Lavoro”) e la dottoressa Fiorella Belpoggi, ricercatrice dell'Istituto Ramazzini. E' emersa intanto una cosa importante, ovvero che nonostante alcuni rumors, Bologna non rientra nella sperimentazione tecnica del 5G che sta invece riguardando Matera, L'Aquila, Cagliari, Bari, Milano e Prato». 

Chi lo ha smentito? Si trattava dunque di una bufala?

«A smentire che a Bologna siano già in funzione impianti 5G è stato lo stesso assessore Lombardo, che ha parlato anche a nome dell'Assessore alla Sanità Giuliano Barigazzi. Aggiungo che a livello nazionale al momento non ci siano  nè certezze rispetto ai possibili tempi di installazione nè dati certi sulle potenze dei nuovi impianti, ma certo è che un'asta miliardaria (stiamo parlando di oltre 6 miliardi di euro) è stata aggiudicata e ad aggiudicarsela sono stati alcuni gestori di telefonia. E siccome l'asta è statale, lo Stato così ha dato quasi via libera». 

Cosa si sa sul 5G e soprattutto quali potrebbero essere i rischi? Ci sono degli studi a riguardo?

«Il 5 G è la quinta generazione di rete mobile e permetterà non tanto di dialogare fra soggetti, quanto fra oggetti: per semplificare, in applicazione alla domotica, sarà in grado, ad esempio, di dare gli input ai nostri elettrodomestici affinchè vengano trasferiti dei dati che li regolano e li comandano a distanza. La presenza umana non è più necessaria e l'automatizzazione avviene attraverso l'invio ramificato di dati wireless. Tutte le antenne che dovranno esserci per far funzionare questi comandi a distanza invieranno dati costantemente (la difficoltà di penetrare nei luoghi chiusi implicherà una grande quantità di trasmettitori per inviare segnali ovunque) con il conseguente sovraccarico ed effetto accumulo a cui le persone verrebbero esposte. Non ci sono ancora studi a riguardo, ragioniamo sulla base di ipotesi con l'obiettivo della precauzione e non dell'allarmismo. E il nodo è proprio l'assenza di studi a riguardo. Arriva una nuova e potente tecnologia senza un calcolo dei rischi: ne sono stati compiuti in un recente passato sulle antenne di seconda e terza generazione (da un istituto negli USA e dal Ramazzini stesso), analizzando l'insorgenza significativa di tumori e problemi cardiaci negli animali da laboratorio in concomitanza con una esposizione importante a emissioni 2G e 3G». 

Complottisti, paranoici, ma anche "faciloni": qual è l'atteggiamento critico giusto nell'affrontare temi che studiano i possibili effetti negativi del progresso?

«L'atteggiamento giusto è: niente allarmismi, ma neppure superficialità. Le compagnie interessate hanno già pagato oltre 6 miliardi per la rete, ma non abbiamo ancora perso. Noi come Legambiente intendiamo aderire alla petizione Stop 5 G*** e chiediamo l'avvio di uno studio scientifico affidato ad un ente terzo per valutare l'impatto sull'ambiente e sulla salute delle tecnologie di nuova generazione; sappiamo che non sono i comuni i responsabili principali di certe decisioni, ma lo Stato: è da lì che vorremmo, prima di dare il via a nuove tecnologie, cercare di capire la pericolosità di frequenze mai raggiunte prima».  

Bufale sul tema: ce ne sono? Quali? 

«Quello di cui parlavamo prima, ovvero che Bologna sia fra le città pilota del 5G. Non è così, come ho detto le sei città sono Matera, L'Aquila,Cagliari, Bari, Milano e Prato». 

Può elencarci delle regole per ridurre i possibili effetti negativi nell'uso del cellulare?

«Certamente. Intanto al momento dell'acquisto di un telefonino controllare l'indice di assorbimento della radiazione e scegliere quello più basso: la caratteristica dovrebbe essere scritta sulla confezione, ma pare che non tutti l'abbiano realmente e non è detto che sia veritiero. Secondo: preferire il viva voce e l'uso degli auricolari. Meglio tenere lo smartphone lontano dal corpo (meglio in borsa che in tasca per intenderci) e spegnerlo di notte». 

Luoghi più rischiosi per concentrazione di frequenze?

«Il treno. Viaggiando a 250 km/h su un vagone dove tutti i passeggeri sono connessi e il segnale deve essere così potente da restare stabile a tale velocità, le esposizioni sono altissime. Anche l'abitacolo dell'auto non è il massimo per la stessa ragione...». 

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